E cala il sipario sul mitico Cai di Flavia Amabile

E cala il sipario sul mitico Cai UN ACCORDO E cala il sipario sul mitico Cai Travolto dai magistrati il patto del maggio '89 E ROMA adesso per il camper è proprio arrivato il momento di finire in un'autorimessa. Lì, nel buio, il parallelepipedo bianco se ne starà fermo come ogni veterano a ricordare la gloria dei tempi passati, vale a dire, la stagione del maggio dell'89. In quei giorni d'oro si svolgeva il congresso dell'Ansaldo e gli era stato assegnato il prestigioso compito di fare da luogo da riposo e da incontri per Bettino Craxi. Allora lui, il camper, si era fatto in quattro, impegnando al massimo ogni pezzo, ogni bullone, ogni centimetro della sua efficiente ed essenziale struttura, finché, alla fine raggiunse lo scopo per cui era stato assoldato: fare in modo che sui suoi divanetti in pelle nascesse il Caf, il temibile patto Craxi-Andreotti-Forlani. Da quel momento lui, il camper, anche se di proprietà di Bettino Craxi, è sempre stato più che altro identificato con il patto. E ha vissuto di gloria riflessa, ottenendo dai giornali ricche citazioni e foto. Ma erano altri tempi, quelli: ormai, nient'altro che ricordi. Oggi il Caf non esiste più distrutto innanzitutto dalle elezioni del 5 aprile e da quelle presidenziali di luglio e sepolto definitivamente da Tangentopoli. L'inchiesta milanese ha fatto saltare prima Bettino Craxi, che a dicembre ha dato le dimissioni da- segretario del partito socialista. Poi è toccata a Giulio Andreotti e infine, ieri sera, anche Arnaldo Forlani è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Questa volta, insomma, è proprio la fine. Ironia della sorte, nella stessa sera Franco Carraro, socialista ben visto dai democristiani e una delle creature del Caf, è stato rieletto sindaco di Roma dopo una lunga crisi del Comune. Qualcosa dell'antico patto, dunque, ancora resiste. C'è la Banca di Roma, ad esem- pio, il più grande istituto di credito italiano, un gioiello del potere andreottiano. Si mantiene aggrappato alla sua poltrona, il presidente dell'Iri, Franco Nobili, che dal Caf venne portato alla guida dell'industria pubblica, dopo aver mandato via Romano Prodi. Ma è poca roba rispetto al deserto che è stato creato. E' in carcere, ad esempio, Giuseppe Ciarrapico un altro dei figli del Caf che nel periodo '89-'91 sembrava inarrestabile con le sue marce sul mondo dei giornali e delle acque minerali. E la sua casina Valadier ha cambiato gestione ed ospiti. Non si hanno più notizie nemmeno del modello di informazione che Fedele Confalonieri, uomo di Berlusconi, prometteva di fare «in sintonia con la linea di Craxi, Andreotti e Forlani». Scomparso anche l'ambasciatore americano a Roma, Peter Secchia, travolto dall'ar¬ rivo di Clinton alla Casa Bianca, e le sue feste dove il Caf germogliava e spandeva i suoi frutti. Trascinato via dalla corrente anche il direttore del Tg Uno Bruno Vespa che, grazie al Caf inaugurò la stagione dei forlaniani della testata, dopo aver fatto fuori senza pietà quella dei demitiani: Agnes e Fava. E' caduta in. disgrazia anche la sala del Silenzio della comunità Incontro di don Gelmini di Amelia che nessun leader politico ormai sceglierebbe più come luogo di riunioni. E una buona dose di critiche e di proposte di revisioni sono state avanzate verso la legge sulla droga e quella sull'editoria, pure loro, frutto di quella specie di patto universale.. Insomma, di nuovo, bisogna dirlo, è la fine. A meno che ritrovandosi tutti e tre tra le mura del Palazzo di Giustizia non decidano di dare vita ad un nuova alleanza. Flavia Amabile Arnaldo Forlani con Bettino Craxi, alleati quando guidavano democrazia cristiana e partito socialista I

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