Ciarrapico inguaia Andreotti

Avviso per un finanziamento illecito di 250 milioni ai socialdemocratici Avviso per un finanziamento illecito di 250 milioni ai socialdemocratici Ciarrapico inguaia Andreotti Nell 'indagine coinvolto anche CarigliaE su Latini scontro Ghitti-Di Pietro MILANO. Altro che smentite. Da Tangentopoli arriva un «avviso» anche a Giulio Andreotti. Ed è l'unico politico sotto inchiesta per i finanziamenti illeciti ad un altro partito. E' infatti per un versamento di 250 milioni, finito nelle casse del psdi, l'avviso di garanzia inviato dai giudici di «Mani pulite» al senatore a vita democristiano. «Avviso» numero due, dopo quello inviato dalla procura di Palermo che indaga sui rapporti tra politici e Cosa Nostra. Per lo stesso episodio «busta gialla» ad Antonio Cariglia, ex segretario psdi, e nuovo mandato di cattura per l'imprenditore Giuseppe Ciarrapico, già detenuto a Roma per lo scandalo Safim. Replica l'avvocato Odoardo Ascari, difensore di Andreotti: «Ci presenteremo spontaneamente ai giudici per dimostrare la nostra assoluta estraneità in qualsiasi fatto illecito». E poi aggiunge: «Abbiamo massima fiducia nella magistratura. Siamo a disposizione totale e incondizionata dei giudici». Fiducia nei giudici anche da Andreotti? Su quelli di Milano, per ora non si esprime personalmente. Tagliente, invece, sui magistrati di Palermo. Dice domenica sera Andreotti, dopo la trasmissione di Enzo Biagi: «Non ho più trenta anni. Alla mia età non ho tempo di aspettare i gironi di ritorno». In attesa del faccia a faccia tra Andreotti e Di Pietro, sono ancora molti i misteri che la procura deve risolvere su questo anomalo passaggio di danaro dalla de al psdi. A rivelare tutta la vicenda è stato Roberto Buzio, l'ex segretario (ma i suoi preferiscono chiamarlo portaborse) di Giuseppe Saragat. E' Buzio, finito a San Vittore per una mazzetta sulle centrali Enel, a raccontare di quella volta, marzo '92, in cui Giuseppe Ciarrapico fece arrivare 250 milioni alle casse del psdi. Al centro dell'operazione la società Italfin, intestata all'ex re delle acque minerali. Soldi dati a Buzio, e dà questo girati direttamente all'allora segretario psdi Antonio Cariglia. Amareggiato per il mandato di cattura si dice il difensore di Ciarrapico, l'avvocato Carlo Taormina. E spiega: «La posizione del mio assistito nell'inchiesta aperta a Roma sulla Safim era già stata chiarita. Faremo lo stesso con i giudici di Milano». Ma non si fermano a questo le rivelazioni di Roberto Buzio. Ai giudici confessa anche altro. E tira nuovamente in ballo i versamenti illeciti dalla de al psdi. In una delle due vicende è coinvolto Mauro Leone, pure lui a Regina Coeli per lo scandalo Safim. Episodi amnistiati, perché avvenuti prima del dicembre '89. Nell'avviso di garanzia ad Andreotti (una pagina soltanto, 15 righe appena) i giudici di «Mani pulite» lo indicano come il «regi- sta» di tutta l'operazione. E' lui a voler fare arrivare quei soldi al partito del sole nascente, è lui ad incaricare Ciarrapico dell'operazione. Perché questo versamento? La spiegazione la dà ancora Buzio. Quei soldi servivano a far tacere i socialdemocratici, emarginati da una serie di operazioni compiute dalla Safim, finanziaria del gruppo Efim, Ente di Stato da sempre controllato dal psdi. E un nuovo filone sembra profilarsi nelle mani della procura milanese. Un altro senatore intanto, oltre ad Andreotti, torna nel miri¬ no dei giudici. Ennesima «busta gialla» per Giorgio Moschetti, de. E' accusato di aver incassato 2 miliardi e 500 milioni da Massimo Marra, amministratore Riet Elettrica, filone Acea. Si aggrava, infine, la posizione di Silvano Larini, ex latitante d'oro, ex portatangenti per Bettino Craxi, agli arresti domiciliari per le mazzette (21 miliardi) intascate per conto dell'ex segretario socialista dalla Metropolitana Milanese. Contro Larini il giudice Di Pietro ha chiesto un nuovo mandato di cattura per i fondi neri Eni, un filone di indagini su cui Larini è già stato interrogato. Il nuovo mandato di cattura si è reso necessario dopo che il giudice Ghitti aveva respinto, perché non pertinenti, le motivazioni di Di Pietro, contrario alla concessione della libertà chiesta dai difensori di Larini. Di Pietro, in sostanza, aveva scritto al giudice Ghitti che su Larini erano necessarie altre indagini, a partire dalle ultime rivelazioni sui fondi neri dell'Ente. Il parere è stato considerato non regolarmente motivato dal giudice Ghitti, perché nell'unico mandato di cattura emesso contro Larini si fa solo riferimento alle mazzette sulla MM. Da qui il nuovo mandato di cattura, e l'ennesimo contrasto tra i due giudici. La decisione del giudice Ghitti è attesa per oggi. Fabio Potetti % *-j Giulio Andreotti, ex presidente del Consiglio, ora nel mirino anche dei giudici del team Mani pulite: è accusato per una tangente da duecentocinquanta milioni girata al psdi di Antonio Cariglia Antonio Cariglia, già segretario e adesso presidente del psdi

Luoghi citati: Milano, Palermo, Roma