Nino vende Sip Baratta Italtel Guarino non perde colpi

Nino vende Sip, Baratta Italtel, Guarino non perde colpi I NOMI E GLI AFFARI Nino vende Sip, Baratta Italtel, Guarino non perde colpi La bancarella delle privatizzazioni ha un nuovo, energico banditore. E' il ministro del Bilancio Nino Andreatta. Ogni giorno una novità. Dopo il varo di Telecom Italia, ecco l'annuncio della messa sul mercato delle grandi società di servizi, compresa la Sip guidata da Ernesto Pascale. Mentre la responsabilità delle tariffe andrà ad una «authority» indipendente. A sua volta, il neoministro delle Privatizzazioni Paolo Baratta, depone attraverso il Cipe un altro mattone: la cessione delle società manifatturiere, leggasi Italtel. Sulla quale già si azzannano tre pretendenti: Bob Alien presidente di AT&T, Pierre Suard di Alcatel e Karlheinze Kaske di Siemens. Quest'ultimo, sembra, con una Nino chance in più. Andreatta La politica fa bene a Baratta. Paolo Con qualche Baratta chilo in meno e i riccioli corti, sembra ringiovanito. Eppure, il neoministero che presiede è in bilico. Tra quindici giorni scade il decreto che lo istituisce. Ce la farà questo governo in dissolvenza, a reiterarlo? I nemici del nuovo dicastero sono potenti, e indomiti, sotto la guida dell'indomito Giuseppe Guarino. II ministro dell'Industria non perde un colpo. Non è riuscito a mandare a monte il rinnovo del vertice Eni alla assemblea di mercoledì, dove una ridicola storia di lettere di dimissioni fantasma ha sollevato confusione? Detto fatto, propone di privatizzare l'ente. Così si mandano a casa il nuovo presidente Luigi Meanti e l'amministratore dele¬ gato Franco Bernabò. Qualcuno sostiene che la mano di Guarino entri anche nella soluzione ipotizzata per Tirrenia, dove calerebbe dal Nord un singolare cavaliere bianco, l'immobiliarista Renato Della Valle. Il quale anche lui ha un problema: 570 miliardi di immobili che pesano come piombo. Si ripeterebbe in Tirrenia l'operazione già programmata, ma non formalizzata, nella Maa. A Della Valle, oltre alla pittura, piace il rischio. Le guerre fanno bene ai combattenti. Benché in dissolvenza e in barba a Guarino, Andreatta, Baratta e Piero Barucci tirano diritti. Ben decisi a piantare dei paletti che rendano le privatizzazioni irreversibili. Sostenuti in questa battaglia da Giuliano Amato. Il quale ha capito che, proprio Giuseppe Guarino per il via alle Franco privatizzazio- Bernabò ni, sarà forse ricordato l'«Amato 1». Entro la settimana il Tesoro presenterà al Parlamento la relazione sullo stato dei lavori, ossia il punto sulle dismissioni. Per dimostrare che molte cose sono state fatte, e sfatare l'accusa di immobilismo lanciata da Confindustria e dal suo presidente Luigi Abete. Rinnovato l'Eni, toccherebbe adesso all'In. Ma forse per questo impegno, non c'è rimasto fiato a sufficienza. E ci sarebbero molte altre cose, come 0 Montepaschi di Siena, gruppo in fase di riorganizzazione. Dove il provveditore Carlo Zini ha annunciato che se ne infischia dei 65 anni, e resta al comando. Ma dove è in atto un aspro scontro sul bilancio tra collegio sindacale e direzione gene¬ rale. A Parigi, torna a parlare Alain Mine, ex grillo parlante di Carlo De Benedetti. E afferma, tra le altre cose, che i «media» non hanno avuto alcuna parte nella sconfìtta del partito di Mitterrand.. Come dire: per la politica non servono a niente. Tanto è vero che Edouard Balladur, uomo «antiimmagine», l'ha avuta vinta sui telegenici alla Bernard Tapie. Brutta notizia per Silvio Berlusconi che già sta arrabbiato, per molti motivi. La normativa Cee minaccia le sponsorizzazioni promozionali, proprio quelle che gli sponsor prediligono. Una affare da non meno di 400 miliardi, gioia e delizia dei presentatori. Così parte l'accusa di «falso» al commissario Cee, Martin Bangemann. Poi c'è la Alain guerra con il Mine garante dell'editoria Giuseppe Santaniello, il quale adesso chiede la revisione della legge ideata da Oscar Mammà. Come non bastasse, ci si mette pure il ministro delle Poste, Maurizio Pagani. Che, con decisione imprevedibile in un'anima socialdemocratica, toglie di colpo alla Fimnvest una delle tre pay-Tv. Ma il pericolo più grave arriva da Carlo Fracanzani, presidente della Commissione per le politiche comunitarie della Camera. Anche lui avversario dello «spot occulto» e paladino della «concorrenza» nei canali a pagamento. Quando era Partecipazioni stata¬ li, Fracanzani, nemico giurato del piccolo chimico privato, fece vedere i sorci verdi a Raul Gardini. Sotto quella sua veneta bonarietà, Fracanzani è proprio un ossicino duro. E re Silvio è in allerta. Lo tenta il ruolo di vittima, in sintonia con i suoi sponsor del tempo che fu, de e psi. Ma è un ruolo malandrino, un'arma a doppio taglio. Evoca tristezze martinazzoliane. Meglio affidare a Mike Bongiorno il messaggio: vogliono punire propro noi, gli unici pronti a creare nuovi posti di lavoro. «Blob» ringrazia. Milano si prepara alle elezioni del sindaco. Benché sorretto da Assolombarda e dal suo presidente Ennio Presutti (che si avvia alla riconferma dell'incarico), il sindaco uscente, Gianpiero Bor ghini, non riesce a ritrovare la carica. Niente paura. E' pronto un cavallo di razza: Gianni Locatelli, direttore del «Sole 24 Ore». Brianzolo puro sangue. Valeria Gianni Sacchi Locateli! Nino Andreatta Paolo Baratta Giuseppe Guarino Franco Bernabò Alain Mine Silvio Berlusconi Gianni Locateli! Carlo Fracanzani

Luoghi citati: Alcatel, Milano, Parigi, Siena