Citaristi: il mio vero guaio? Avere dato ascolto a De Mita

Citaristi: il mio vero guaio? Avere dato ascolto a De Mita Citaristi: il mio vero guaio? Avere dato ascolto a De Mita IL RECORD DEGLI AVVISI BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO «Potevo agire diversamente? Io ci ho provato, a reggere i conti della de rispettando le leggi. Se non ci sono riuscito, è perché era impossibile». Severino Citaristi, 24 avvisi di garanzia, un record, ragiona nella casa di Bergamo della sua vicenda umana e politica. Finora l'ex potente segretario amministrativo della de, aveva scelto la linea del silenzio. Ma ora ha deciso che tacere non paga più. Senatore Citaristi, vuol dire che si è pentito? «La mia coscienza è pulita. Quello che ho, me lo sono guadagnato con la mia attività imprenditoriale extrapolitica. Diversa è la constatazione sul lavoro svolto nel partito e per il partito. Mi ritrovo in cima al Guinness del primati degù' inquisiti, mica uno scherzo. Sono sereno, ma so anche che non mi aspettano giorni lieti e mi viene da pensare che tutto questo poteva essere evitato, se un giorno dell'85 non avessi dato retta a De Mita». De Mita, il segretario che le consegnò i libri contabili della de dicendole: sei il mana- ger di cui abbiamo bisogno. Ma lei, caro senatore, disse sì. Perché? «Nell'85 Bergamo era stata scelta come sede del primo convegno giovanile della nuova era demitiana, il Gio-1. Gli amici si rivolsero a me, sapendomi imprenditore amico di industriali, artigiani e commercianti,.per trovare i fondi. Servivano duecento milioni. Organizzai una cena di Vip in un castello dei Visconti, ogni coperto un milione. E furono cento milioni. Gli altri cento vennero da un concerto di Baglioni. Risultato: De Mita mi chiamò, mi disse che il segretario amministrativo Tonutti era scaduto e che per quell'incarico aveva pensato a me». Lei ha gestito per otto anni la cassaforte democristiana. Che cosa c'era dentro? «Ben poco. Tagliavo e ancora tagliavo. Mi sono trovato con diciotto miliardi di deficit e ho cominciato col vendere la tipografia del "Popolo". Poi ho eliminato le auto blu, ridotto il personale di trecento unità, messo in affitto i beni che si poteva. Ma non bastava mai, ogni campagna elettorale era un salasso. Ho provato allora ad avviare una raccolta sistematica di contributi». In modo lecito? «Legale, beninteso. Amici e simpatizzanti potevano versare fino a cinque milioni come previsto dalla legge. Il fatto è che molti, specie gi industriali, non gradivano di comparire nella lista dei finanziatori de». , E si è trovato immerso nel sistema perverso delle tangenti. Autostrade, ospedali, aeroporti, lavori post-terremoto centrali: tanto ti dò, tanto mi da. Non è così? «Andiamoci piano. Il 'do ut des" è un teorema tutto da dimostrare e io sono convinto che i giudici sapranno distinguere tra le sventagliate di accuse che ci piovono addosso. Il fatto vero è che noi, segretari amministrativi dei partiti, abbiamo provato più volte a risolvere il problema». Sempre in modo legale? «Ma certo! Partendo dall'aggiornamento della legge sul finanziamento dei partiti. Quante volte ci siamo trovati io, il povero Balzamo del psi, Ciampaglia socialdemocratico, gli altri laici, in alcune occasioni anche il segretario arnministrativo del pei, a discutere proposte per adeguare i contributi». E che cosa avete fatto? ' «Nulla. E dire che gli 82 miliardi assegnati ai partiti nell'81 si erano ridotti, per effetto dell'inflazione, alla metà e poi ancora alla metà della metà». Non sarebbe stato meglio, allora, denunciare pubblicamente l'impossibilità di garantire trasparenza e correttezza? «La politica è un macchina che non si può fermare. Occorreva avviare le riforme, questo sì. Ma la prima che ci è capitata è stata la preferenza unica. Una sciagura». Una sciagura? E perché? «Facciamo un ragionamento. I guai grossi sono esplosi tra il primo referendum di Segni e le elezioni del 5 aprile '92.1 candidati si sono scannati, per conquistare il seggio. E hanno scannato probabilmente imprese e imprenditori. E' lì che il meccanismo delle tangenti ha fatto il botto». Vuol dire che è tutta colpa del referendum di Segni? Andiamo senatore...E poi, scusi, ma lei era più che mai in sella anche con Forlani e con il disegno di mantenimento del potere targato Caf. Perché non si è impedito allora il dilagare della corruzione? «Forse l'accettazione unanime del sistema, a conoscenza di tutti e tollerato, non ha indotto a riflettere sulla sua illegalità». Ciò significa che Citaristi ha le sue colpe, ma che anche i „ segretari politici non sono innocenti? «Tutti sapevano, tutti hanno partecipato a quel sistema. Ma il. solo. Craxi, finora, si è assunto ia sua parte di responsabilità. E io sfido le anime candide che si riempiono la bocca con la questione morale a sostenere il contrario». Il Senato ha votato l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Come si difenderà davanti ai giudici? «Ho già incontrato Di Pietro. E' stato un incontro, come dire, informale. Quando verrà l'ora racconterò la mia verità. Per il momento posso dire che sono state dette e scritte molte falsità». Un futuro tra le aule dei tribunali. Con la politica lei ha chiuso? «Chi lo sa, ho 72 anni, ne ho spesi 50 per il partito, bene o male non tocca a me stabilirlo. Se mi vorranno, non mi tirerò indietro». Fiorenzo Cravatte L'amministratore de «Ho già incontrato il giudice: presto dirò la mia verità» ■ x Qui di fianco: Severino Citaristi ■ In alto: , ..... x Ciriaco De Mita

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