Tra sorrisi e whisky i veleni del Cremlino

Tra sorrisi e whisky i veleni del Cremlino Tra sorrisi e whisky i veleni del Cremlino I SEGRETI DEL TEAM DI MOSCA VANCOUVER DAL NOSTRO INVIATO Questo strano incontro di Vancouver passerà forse alla storia come il vertice dell'angoscia. Non che ne manchino le ragioni, ma è difficile sottrarsi all'impressione che i russi abbiano sapientemente calcato la mano per épater gli americani. La sicurezza ostentata di Eltsin quando fa sapere di poter dirigere la Russia «per telefono» da Vancouver, induce a sospettare che qualcuno, a Mosca, sta complottando. I tre «ministri della forza» che si recano all'aeroporto per salutare il Presidente che parte (trovata niente affatto protocollare) sono una manifestazione tranquillizzante solo all'apparenza. Se non ci fossero andati il pericolo sarebbe stato meno visibile. E la gelidissima stretta di mano tra Eltsin e Rutskoi è stata come la ciliegia sulla torta preparata per gli inquieti palati occidentali. Per chi non l'avesse notato, ci pensa Vjaceslav Kostikov, il portavoce di Eltsin, a Vancouver: «Sì, i rapporti tra Presidente e vice sono ormai molto tesi. Diciamo pure che è quasi una rottura». Ma la voce di Kostikov, di solito così udibile, questa volta è afona. Nessuno parla in questa delegazione. E chi parla dice cose scontate. C'è un'aria di mistero, che qualcuno interpreta come un gioco tattico dei russi (a fini interni: «Meglio non calcare la mano. Si rischiano reazioni negative a Mosca», dice un alto accompagnatore che preferisce l'anonimato). Ma forse Kostikov è sincero quando ammette, laconicamente, che non ha «niente da dire», perché «solo il Presidente sa cosa sta accadendo e cosa si deve dire». Non sorprende, dunque, che Kostikov annulli, sabato sera, la conferenza stampa, lasciando tutti i giornalisti con un palmo di naso. Gli americani, invece, parlano molto anche se dicono poco o niente. Si celebra un vertice che è, in pratica, l'inizio della campagna elettorale in Russia. La prudenza non è mai troppa. Anche perché nessuno (o pochi) è in grado di prevedere le prossime mosse di Eltsin. Il quale anche ierina recitato a più riprese il ritornello noto («Aiutatemi o tornano al potere i comunisti»), assicurando Clinton che l'investimento su di lui è l'unica garanzia per il proseguimento della riforma («Finché Eltsin è in sella non ci saranno correzioni di rotta»). Ma la «gola profonda» dell'entourage presidenziale russo lascia cadere, quasi per caso, davanti a un bicchiere di whisky, la notizia che Eltsin - appena prima di partire da Mosca - ha avuto un lungo colloquio (quasi tre ore) con Volskij e Vladislavlev, i due leader centristi di «Unione Civica». Ai quali il Presidente avrebbe già praticamente promesso le teste di Andrei Kozyrev e Anatolij Ciubais, rispettivamente ministri degli Esteri e delle Privatizzazioni, due esponenti dell'ala più radicale del governo, «gaidariani» della prim'ora. Insomma, se è vero, Eltsin si appresterebbe ad accettare un'altra correzione di linea del governo (in senso moderato) subito dopo aver cercato di convincere Clinton che terrà duro sulla linea della riforma radicale. Cosa avrebbe ottenuto da Volskij in cambio? «La promessa che "Unione Civica" farà campagna per lui sulla prima domanda del referendum - dice l'anonimo consigliere -, quella sulla fiducia al Presidente». Buon segno comunque, perché indicherebbe che Eltsin intende rispettare le regole del gioco (sebbene a lui sfavore- vole) almeno fino al 25 aprile, data del referendum. Ma l'ottimismo non è di casa - sempre nel segno dell'angoscia - al bar dell'hotel Pan Pacific, dove alloggia la delegazione russa. «Purtroppo sottolinea il nostro interlocutore non è affatto chiaro quale influenza reale possa avere oggi "Unione Civica" o quello che ne resta». Comunque il ruolo di Volskij come «king-maker» sarebbe di nuovo confermato. Anche perché sono noti i suoi personali legami con il premier Cernomyrdin. Il quale sta dando segni di ripensamento dopo essersi esposto («troppo», dice «gola profonda») a fianco di Eltsin nella manifestazione ai piedi di San Basilio. Pare che Eltsin ce l'abbia trascinato quasi a forza. Ora Cernomyrdin corregge. Infliggendo una mezza coltellata alla schiena di Eltsin che è venuto a Vancouver in cerca di sostegno. «Quello che stanno cercando di fare - ha detto Cernomyrdin sabato alla tv russa -, questa faccenda degli aiuti, è umiliante, anche se loro non la intendono così. Certo, li dobbiamo ringraziare. Ma, per quanto mi riguarda, io mi sento umiliato». E Cernomyrdin non è l'uomo della strada. Se afferma di sentirsi umiliato c'è da ritenere che su questo tasto pigeranno molte dita a Mosca. Khasbulatov ha già avviato il concerto, accusando le capitali dell'Occidente di «tessersi affrettate a dare appoggio alle azioni, per giunta errate, di una sola della parti di Russia». Ne consegue che, se le cose non andranno per il verso giusto, «i Paesi occidentali ne saranno in parte responsabili);. Eltsin è consapevole del rischio? «Certo che lo è conclude il consigliere -. A Clinton ha spiegato che non si devono commettere errori di tatto. Altri menti i comunisti ci accuseranno di esserci consegnati mani e piedi all'Occidente». Giuliette Chiesa Gli aiuti extra concessi alla Russia saranno tolti dal fondo destinato ai Paesi in via di sviluppo Colloquio durante una passeggiata per i due leader del vertice [fotoafp]