«Nessun complotto anti-dc»
2. E gli autoconvocati sfidano Martinazzoli: facciamo il congresso «Nessun complotto anti-dc» La segreteria sconfessa i capigruppo ROMA DALLA REDAZIONE Mino Martinazzoli sotto assedio, strattonato dalle varie anime del suo partito, dalla ancor forte de del Sud e dalla debole de del Nord che lo invita a fondare un altro partito cattolico, esce dal vago ed entra in rotta di collisione con i suoi gruppi parlamentari e con la loro denuncia di un complotto di pentiti contro la de. Ha aspettato due giorni, Martinazzoli, e ieri ha fatto dire al capo della sua segreteria, Castagnetti: «Non è vero che ci sia un complotto contro la de, ma c'è un tentativo di appiattire la nostra storia su vicende giudiziarie. Nasce da qui l'iniziativa dell'esposto, che pure io considero uno strumento non opportuno». Mai la segreteria dello scudo-crociato aveva avuto un così plateale scontro con i parlamentari de. Ma la clamorosa mossa del segretario, in fondo, era obbligata per tentar di mettere rimedio ad un errore politico gravissimo che sta isolando e spaccando il partito. Ieri, gli «autoconvocati» delle regione del Nord, riuniti a Modena, con Rosy Bindi in testa, chiedevano al segretario di gettare la spugna. La de non si può rinnovare, sostengono i superstiti di Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia riuniti in assemblea a Modena. Ci vuole un congresso costituente e anche il nome deve cambiare. In pratica un'operazione simile a quella chiesta dal fuoruscito Mario Segni. Per Martinazzoli diventa ora più difficile continuare nel difficile tentativo di rinnovare la de senza staccarsi dal lato più impresentabile del suo partito, come lo scongiurano di fare i de del Nord in rivolta. E l'esposto-denuncia dei gruppi parlamentari contro il presunto complotto aggrava lo scontro interno. Dopo la prima giornata di sconcerto, di fronte all'ondata di critiche, montano ora dubbi e ripensamenti anche nello scudo-crociato. La presa di posizione di Castagnetti fa seguito ai segnali già da¬ ti dal quotidiano del partito, n popolo. Sabato il direttore Sergio Mattarella dava la notizia dell'esposto de (che campeggiava con grandi titoli su tutte le prime pagine dei giornali), con un quasi invisibile richiamo in prima pagina e un articolo in terza. Ieri Mattarella ha fatto di più per marcare la presa di distanza, dando conto delle imbarazzate precisazioni democristiane solo in seconda pagina. Un atteggiamento che ha fatto infuriare l'on. Francesco D'Onofrio: «Chi è il soviet che al Popolo ha permesso di comportarsi in quel modo?». Ma anche Guido Bodrato, de del Nord, ieri pareva essersi convinto che la linea scelta dai grup¬ pi democristiani «può essere discutibile». Il fatto è che la de, con la sua iniziativa che è apparsa un attacco ai giudici di Tangentopoli e annessi, rischia di rimanere isolata proprio dai partiti di cui avrebbe bisogno per formare un altro governo dopo i referendum. La rottura col pds è netta e, forse, ormai irrecuperabile prima delle elezioni politiche. Ieri la risposta del partito della Quercia è stato un inserto dell' Unità, dal titolo: «Rivoluzione Morale. Se avessero ascoltato Enrico Berlinguer». «Naufraga repentinamente il rinnovamento di cui aveva parlato Martinazzoli» dice Gavino Angius, della segreteria pds. Mantiene le distanze anche il segretario del pri, Giorgio Bogi, " avvisando che «se qualcuno pensa che i soli repubblicani possano tornare indietro rispetto alla decisione che assunsero due anni fa, il conto è malfatto». Ovvero, il pri non tornerà al governo se non entra anche il pds, malgrado quel che dicono al gruppo repubblicano della Camera. E se manca il pri, diventa difficile realizzare il piano di emergenza in gestazione tra i partiti di governo: una maggioranza senza u pds, che comprenda pri, Pannella, Verdi ed abbia la benevolenza della Lega. Insomma, una operazione aggiornata ma simile a quella andato in porto con Amato, dopo il 5 aprile. Rosy Bindi leader degli autoconvocati democristiani Mino Martinazzoli
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