Il Vinitaly fa da vetrina di Sergio Miravalle

Il Vinitaly fa da vetrina Il Vinitaly fa da vetrina E il Piemonte sa afferrare l'occasione VERONA DAL NOSTRO INVIATO «Con il marco e il dollaro pesante le nostre bottiglie diventano più leggere; abbiamo una grande occasione verso l'estero e molte aziende la stanno sfruttando a dovere». Lo dice Angelo Gaja, re del Barbaresco, che riesce a vendere molti dei suoi «pezzi» a oltre centomila lire a bottiglia e gli fanno eco decine di produttori piemontesi che stanno vivendo questi giorni di Vinitaly come una sfida verso l'export. Il Piemonte dei vini è schierato in forze con decine di stand di consorzi, sodalizi, singole aziende. La vocazione per i mercati stranieri non è nuova ma è rafforzata dal particolare momento italiano. Secondo i dati dell'anagrafe vitivinicola regionale almeno 1,5 milioni di ettolitri dei 3,5 prodotti in Piemonte prendono la strada dell'estero. Al fenomeno «Asti Spumante» e a quello dei grandi rossi come Barolo e Barbaresco, si sono aggiunte negli anni realtà come il Gavi, l'Arneis, il Brachetto e da qualche tempo, con sempre maggiore convinzione, anche il Barbera. «Il nostro rapporto qualità-prezzo è giudicato interessantissimo dagli importatori - conferma Giovanni Garavello, presidente del Consorzio del Barbera d'Asti e del Monferrato - lo abbiamo visto nelle recenti manifestazioni in Germania e perfino in Francia». E in Italia? «L'immagine del barberaccio rustico, spesso, pesante, sta sparendo. Oggi con le nuove tecnologie enologiche, nel rispetto della natura, proponiamo prodotti più freschi ma che non temono l'invecchiamento. E i risultati si vedono: in una degustazione a Roma abbiamo avuto mille ospiti e soprattutto le aziende il giorno dopo hanno firmato fior di contratti». Anche questo è un segnale di cambiamento: la promozione non più fine a se stessa, predicatrice nel deserto, magari con cospicui finanziamenti pubblici, ma pagata anche dai produttori e per questo strettamente legata ai risvolti commerciali. Il Piemonte, da questo punto di vista, sta marciando con coraggio in più direzioni. Ci sono aziende affermate come Fontanafredda che puntano sulla ricerca enologica e arrivano ad elaborare per ciascuno dei cru dei Barolo una carta parlante dei profumi, studiata da Lorenzo Tablino con colorati schemi che evidenziano la presenza per ogni tipo di Barolo dei profumi tipici: dalla rosa alla liquirizia, dalla menta al sentore di tartufo. Una chicca per intenditori. Mariuccia Borio, produttrice di Costigliole d'Asti, crede nel suo Barbera come ad un libro di testo e si prepara a organizzare una «scuola del vino» nei fine settimana aperta a clienti e consumatori: «Abbiamo ricevuto decine di richieste soprattutto da svizzeri e tedeschi desiderosi di ve- dere da vicino dove e come nasce il vino». Roberto Santopietro, tra i più attivi produttori di Vignale Monferrato, mette l'accento sui richiami del territorio: «Vini e turismo sono un binomio vincente, uniti alla cucina tipica». Sono formule non nuove, ma dopo anni di elaborazioni teoriche aziende come il «Mongetto» dei Santopietro le stanno mettendo in pratica con successo. E nel settore tornano anche investimenti importanti. Le sorelle Manuela, Antonella e Giovanna Samm art ino di San Germano dal 1990 hanno fatto rifiorire le tenute dei marchesi Alfieri nell'Astigiano. Sono sedici ettari di vigna affidati alla conduzione tecnica di Giancarlo Scaglione, padre del Loazzolo Tocco. Ne nasce un Barbera doc «con dilatamento dei grappoli fatto sul serio» che trova già attenti estimatori. E uno dei figli, Vittorio Calvi di Bergolo, è impegnato, sulle orme del padre, a lanciar itinerari tra dimore storiche e vigneti. Si muovono sulla stessa lunghezza d'onda, pur partendo da radici diverse, anche le sedici aziende agricole che hanno dato vita a «Langain», sodalizio tra produttori che ha nel vino di qualità prodotto in piccoli numeri il suo comun de nominatore. E tra i produttori pie montesi si contano anche presenze famose in altri settori: da Ornella Muti con il suo Dolcetto d'Ovada a Bruno Lauzi portavoce del Barbera «La Celesta» prodotto con la moglie Giovanna nella cascina di Rocchet ta Tanaro. «Quello del vino è un gran bell'ambiente, gente giusta, tanti amici, posso dire che ci sono meno invidie che tra i cantanti. Mi ci trovo benissimo», conferma il cantautore genovese. Un mondo tutto da scoprire anche secondo il nuovo assessore all'Agricoltura del Piemonte, Francesco Fiumara: «E' necessario che la nostra viticoltura riaffermi la sua immagine sul mercato nazionale e internazionale. La Regione deve assumere un ruolo di riferimento consolidando interventi mirati» Molti gli obiettivi indicati ancora da raggiungere, a cominciare da quella unica e grande doc Piemonte che racchiuda le 43 denomina zioni di origine finora presenti. Sergio Miravalle PAESE ITALIA Media produzione 1984/1991 ettolitri 60.091.000 Produzione 1992 ettolitri 65.000.000 FRANCIA 58.714.000 62.000.000 SPAGNA 35.145.000 36.500.000 GERMANIA 10.644.000 13.500.000 P0RT0GALL0 9.340.000 7.500.000 GRECIA 4.161.000 4.000.000 LUSSEMBURG0 152.000 250.000 GR.BRETAGNA 15.000 24.000 BELGI0 2.000 2.000 Fonte C.E.E.