Vino adesso o mai più
Giocando sulle basse quotazioni della lira la nostra enologia tenta il tutto per tutto sui mercati esteri Giocando sulle basse quotazioni della lira la nostra enologia tenta il tutto per tutto sui mercati esteri Vino, adesso o mai più Parola d'ordine: qualità e immagine VERONA DAL NOSTRO INVIATO Vinitaly anno ventisettesimo: marco che aleggia a quota mille, dollaro sulle 1600 lire. Le mazzate che colpiscono la lira rendono se non altro possibile l'inserimento competitivo del «made in Italy» a livello internazionale. Questo vale anche per il vino, uno dei prodotti di punta della penetrazione dell'agroalimentare italiano sui mercati mondiali. «0 spingiamo adesso o non lo facciamo mai più - dice Gianni Zonin, presidente dell'Unione italiana vini -, i consumatori sono decisamente indirizzati a privilegiare il rapporto prezzo-qualità e noi, oggi, siamo quelli che possono offrirlo al meglio. Negli ultimi dieci anni abbiamo fatto passi da gigante nella qualità, purtroppo non nell'immagine». Dunque una grossa carta da giocare per guadagnare terreno sui nostri più agguerriti concorrenti, i francesi, per esempio? «Indubbiamente - conferma Zonin - il loro prestigio è altissimo, ma certamente una buona fetta di consumatori passerà dalla nostra parte, proprio attraverso la maggiore competitività di cui oggi possono avvantaggiarsi i vini italiani». Ma perché sul piano dell'immagine ci è tanto difficile decollare? «Le ragioni sono molteplici - spiega il presidente dell'Unione italiana vini -, innanzitutto, purtroppo, perché siamo specialisti nel distruggere la nostra immagine con vari scandali. Poi perché il denaro messo a disposizione dal ministero dell'Agricoltura per promuovere il vino italiano all'estero è stato troppo spesso bruciato sull'altare dell'inefficienza». E quali sono le vostre proposte di produttori? «Starno tentando di mandare avanti due messaggi - risponde Zonin -, uno è quello dell'autodisciplina, attraverso una commissione che valuti i casi di concorrenza anomala o dubbia serietà. L'altro quello del "certificato di massimo controllo", che, attraverso i tredici laboratori dell'Unione italiana vini, possa dare la più alta garanzia sulla qualità del prodotto. Accanto a queste due azioni stiamo pensando ad una campa¬ gna nazionale, di cui parleremo al più presto col nuovo ministro dell'Agricoltura, i cui costi dovrebbero essere metà a carico del ministero e metà dei privati». Ma il mercato vinicolo italiano è estremamente frammentato, con la lira così debole i concorrenti stranieri non potrebbero annettersi facilmente importanti fette del nostro apparato produttivo? «Certamente c'è un'Italia del vino in vendita - ammette Zonin - ed è vero che, oggi, con un pugno di marchi o dollari si può comprare, ma bisogna che la convenienza sia reale. Da noi ci sono oltre un milione di produttori e almeno 50 mila imbottigliatori, fra il '93 e il '94 ci sarà indubbiamente una forte se¬ lezione operata dal mercato. Bisogna lasciare che questo tempo passi per vedere molte cose aggiustarsi». Ma se il mercato estero rappresenta una breccia aperta per la nostra enologia quello interno è sempre più a rischio, al calo dei consumi, manifestatosi con progressione geometrica negli ultimi anni, si aggiunge la recessione, vera mannaia per un genere considerato da molti voluttuario: il vino è sempre meno alimento e sempre più prodotto edonistico sottoposto a «tagli» di tutti i tipi. «Questo è il momento della verità - dice Giuseppe Martelli, direttore dell'Associazione enologi enotecnici italiani -, ora bisogna scrivere le regole del gioco: il livello di immagine raggiunto deve essere salvaguardato. Troppo spesso alle locomotive che tirano riescono ad agganciarsi vagoni vuoti. E' ora di rifiutare gli inserimenti parassitari. Come? Siamo in fase di libero mercato e allora via i contributi per l'arricchimento; via la distillazione, che ha creato una produzione realizzata al solo fine di essere distrutta; via l'assurdità della vinificazione dell'uva da tavola. Facendo così, e contemporaneamente attuando stretti controlli sulla reale situazione del "vigneto Italia", avremo certamente una marcia in più. Il mercato premia o castiga ed è arrivata l'ora di togliere le erbacce dai filari». Vanni Cornerò Gianni Zonin Giuseppe Martelli
Persone citate: Gianni Zonin, Giuseppe Martelli, Parola, Vanni Cornerò, Zonin
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