Andreatta: cederemo la Sip Le tariffe? Vanno cambiate di Roberto Ippolito

Andreatta: cederemo la Sip Le tariffe? Vanno cambiate Andreatta: cederemo la Sip Le tariffe? Vanno cambiate ROMA. Via tutto. Nino Andreatta non vuole lasciare nulla allo Stato. Il ministro de del Bilancio annuncia un'iniziativa dietro l'altra, quasi come i fuochi d'artificio. Parla di Sip da dare ai privati. E di tariffe imposte per luce, gas, telefoni, bus, ferrovie da buttare nel cestino. Dice che è «una questione di settimane» la vendita della Sme. E che si stanno compiendo «passi rapidi» per l'uscita della Nuovo Pignone dall'Eni. Nemmeno l'Eni in blocco sfugge ai suoi desideri di privatizzazioni. A Marina di Ravenna, a un convegno de sull'economia, Andreatta proclama le tappe della ritirata dello Stato dall'economia. Ministro da appena un mese e mezzo, non si preoccupa del fatto che il governo è moribondo, come ammesso dal presidente del Consiglio, il socialista Giuliano Amato. Le sue parole sembrano lontane anni luce perfino da quelle di Piero Barucci, il ministro del Tesoro di simpatie democristiane. Dalla stessa tribuna, Barucci si definisce infatti «in scadenza» ed evita di caricare di significato le privatizzazioni sulle quali lavora ormai da nove mesi. Secondo il ministro del Tesoro, un giorno lo Stato potrà addirittura ricomprare: «Le privatizzazioni in Italia non sono una scelta ideologica, ma un fatto pragmatico e congiunturale. Questo non toglie che, fra dieci anni, ci potrà essere una nuova ondata di nazionalizzazioni con magari un altro Iri». Al di là dei problemi politici, la voglia di privatizzare tutto e subito manifestata da Andreatta si scontra con ostacoli tecnici concreti. Per i telefoni, per esempio, venerdì il governo ha deciso la creazione del gestore unico, fondendo Sip, Italcable, Telespazio e Iritel. Questo vuol dire che il marchio Sip scomparirà in pochi mesi, mentre è privatizzabile la società che nascerà dall'aggregazione, nota come Telecom Italia. Si tratta di un passo delicato, visto che Sip e Italcable sono quotate in Borsa. Tuttavia, ieri Andreatta ha messo l'accento sulla Sip «la cui maggioranza dovrà essere messa sul mercato». Per il ministro del Bilancio, lo Stato deve finire in minoranza come consente la debberà di venerdì del Cipe. A un altro convegno a Milano, la delibera è stata definita dal ministro per le Privatizzazioni, il socialista Paolo Baratta, «un'innovazione che sarà estesa ad altri settori» come energia, acqua e lavori pubblici. Secondo Baratta la nascita del gestore unico «è un'idea e un progetto di primaria importanza come complemento» del progetto di privatizzazioni. In pratica lo «Stato azionista si ritira e si riposiziona come Stato regolatore». Per le telecomunicazioni Baratta prevede un organismo che «cura la regolamentazione del mercato, il sistema delle tariffe, i rapporti di concessione», un'«authority» sul modello inglese. La svolta riguarda innanzitutto le tariffe dei servizi pubblici, finora dettate dal governo. Andreatta ha reso noto a Marina di Ravenna che «nei prossimi giorni il governo chiederà una delega per eliminare il controllo burocratico sulle tariffe nell'energia, nell'acqua, nelle telecomunicazioni e nei trasporti». Per questi settori verrà proposta l'istituzione di «un'auto¬ rità tipo Consob o antitrust che interpreterà la legge e non potrà ritardare un aumento delle tariffe in relazione alle esigenze di politica». Gli investitori avranno così la garanzia che le aziende non saranno usate «per scopi impropri». Il ministro del Bilancio si muove quindi per aggirare le difficoltà incontrate dalle privatizzazioni. Ha anche svelato che il governo vuole affidarne la supervisione a un comitato composto da un consulente generale del Tesoro e dai consulenti delle imprese coinvol- te (Enel, Eni, Ina e Stet che è la finanziaria Iri per le telecomunicazioni). Si vuole evitare il possibile «contrasto di interessi tra il proprietario Stato che vende ed il management dell'azienda che in qualche modo rappresenta i futuri azionisti». Per Andreatta tutti i problemi sono superabili. Anche per il Credito italiano, la cui vendita è programmata dallo scorso settembre: «Ci sono state complicazioni, ma mi sembra che l'operazione proceda». Roberto Ippolito Il ministro del Bilancio Beniamino Andreatta «Le cessioni sono ormai irreversibili»

Luoghi citati: Italia, Milano, Pignone, Ravenna, Roma