La Gerusalemme depravata

Fortini legge Tasso a Radiotre Fortini legge Tasso a Radiotre La Gerusalemme depravata DELLA mia Gerusalemme o si deve tacere o scrivere a lungo», diceva con delirio di onnipotenza Torquato Tasso. E in un certo senso la fortuna del suo poema ha seguito queste indicazioni minacciose. Oscurato dai pregiudizi di Croce, il Tasso è passato fugacemente nei programmi liceali, considerato una noiosa baracca retorica rispetto alla fantasia sfrenata dell'Ariosto. Ma non è affatto così. E la critica ha cominciato a rendere giustizia al poeta di Sorrento. Da domani la sfida più curiosa: la lettura (quasi integrale) della Gerusalemme liberata curata da Franco Fortini, per Radiotre, ogni giorno fino a venerdì, ore 10,30 (lo stesso Fortini presterà la sua voce a 350 ottave). Un nuovo capitolo nella riscoperta radiofonica dei classici, dopo Dante e Boccaccio. Perché riproporre la Gerusalemme? Coincidenze di date: nel '95 ci sarà il quattrocentesimo anniversario della morte del Tasso; nel 1593 uscì la Gerusalemme conquistata (la versione ritoccata). Ma anche ragioni affettive. «E' un tuffo all'indietro nella mia giovinezza - dice Fortini -. Ho cominciato a leggere la Gerusalemme liberata per sfida. Perché negli Anni 30 i circoli di poeti ermetici a Firenze riscoprivano le Rime e snobbavano il poema». La Gerusalemme ha una nascita sofferta. Tasso la concepì quando aveva sedici anni. Sognava di cantare le spedizioni crociate alla maniera di Omero e Virgilio, e soprattutto di «uccidere simbolicamente il padre», poeta specialista di argomenti cavallereschi. Il poema fu scritto a Ferrara tra il 1570 e il '75. Tasso era ossessionato dalla fama, affondava nei dubbi, sapeva che le autorità ecclesiastiche non avrebbero gradito gli eccessi di erotismo e magia, e aspettava un giudizio critico. Divenne pazzo, fu rinchiuso in un ospedale e incatenato «come un frenetico», un editore pirata pubblicò il poema col titolo II Goffredo. Dopo molte altre vicissitudini, tra editoria e censura, tra fughe e riabilitazioni, uscì la versione definitiva, approvata dall'autore, col titolo di Gerusalemme conquistata (1593). . La Gerusalemme liberata si gioca sul conflitto tra piacere e dover essere, tra celeste e demoniaco. Rispecchia la vita del suo autore, sempre desideroso di imbrigliare con la religione uno spirito sregolato, una (probabile) omosessualità. Sullo sfondo delle battaglie crociate, esplodono passioni, amori, duelli. Ci sono elementi di forte sadismo erotico (come la scena di Armida, denudata e incaprettata con le sue trecce, costretta dai cristiani a far cessare un incantesimo) e di eccessi sessuali. «La corte estense era un bel casino dice Fortini -, un'orgia permanente. Tasso fece il regista di feste e spettacoli. Durante il carnevale i cortigiani si trasferivano sull'isola da Belriguardo: accadevano cose talmente nere che furono date disposizioni per prolungare di qualche giorno le feste. Bisognava permettere alla gente di rimettersi, al ritorno dalle gozzoviglie non si reggevano più in piedi letteralmente». La Gerusalemme è una doccia scozzese di opposti. Talvolta è complicata. «Ho visto Graziosi, un attore molto bravo, sudare freddo per rendere comprensi- bile la lettura in radio», dice Fortini. Altre volte è cristallina. Nonostante le riserve crociane, fu nei secoli un best seller. Leopardi e Goethe la amavano sopra ogni cosa. Era molto conosciuta anche dal volgo (Rousseau sentì un gondoliere veneto, Chateaubriand il mozzo di una nave che cantavano strofe della Gerusalemme). Cantastorie giravano per le piazze raccontandola in mille versioni perché «con i colpi di scena, le magie, gli amori e le morti, era una specie di feuilleton popolare ante litteram». Un aspetto tutto da ricostruire è la guerra fredda che si scatenò nel nome di Cristo ai tempi della Riforma. «Il Tasso divenne un simbolo della dissidenza come lo sono stati Martin Luther King o Solzenicyn quando venivano strumentalizzati da Urss e Stati Uniti» dice Fortini. La vita del Tasso si srotolò tra follie e galere, tra ubbidienze e ribellioni. Amava il rischio e sfidava l'Inquisizione con la provocazione delle sue ottave. La poesia era per lui una roulette russa. ((Armida, una Anita Ekberg pagana - dice Fortini -, quando si ritrova davanti l'amato sanguinante, pronuncia la frase "ecco l'ancilla tua": sono parole della Madonna. Mettere in bocca a una strega pagana una cosa del genere, a quei tempi, poteva costare molto caro». Bruno Ventavo!! «Un poema celeste e demoniaco: come la vita dell'autore» Sopra, Fortini da domani su Radiotre A sinistra, il Tasso. Per i protestanti fu un simbolo di dissidenza religiosa