Impazzito di potere non sadico sessuale di Roy Medvedev

Impazzito di potere non sadico sessuale Impazzito di potere non sadico sessuale LAURENTIJ IL MOSTRO GMOSCA LI inquirenti che fecero l'inchiesta e il processo contro Beria non scavarono troppo in profondità. Si era nel 1953 e un'indagine sulle repressioni degli Anni 30 e 40 era impensabile. Contro Beria furono indirizzate accuse per la «campagna sugli affari medici» che stava degenerando in campagna antisemita in tutto il Paese, e per il vecchio sospetto di essere stato una spia degli inglesi. Ma si trattava di quel tipo di false accuse che lo stesso Beria aveva fabbricato in migliaia di casi contro avversari politici. Tuttavia l'accusa che pesò di più fu quella di violenza carnale nei confronti di molte donne. Appena si diffuse la notizia che era stato arrestato, un gran numero di donne avevano inviato lettere a Krusciov, Malenkov e al Comitato centrale. Beria non fu propriamente un sadico- sessuale. Semplicemente fu uno che si servì del potere quasi illimitato che aveva per soddisfare la sua attrazione verso le donne. Sapeva di essere incontrollabile e gradualmente affondò nel vizio. All'interno del partito si sapeva e molti privatamente condannavano il suo modo di vivere. Ma non si può dire che Beria fosse uno stupratore. Molte donne hanno raccontato di lui come di un amante «tenero». Le costringeva ad andare a letto con il ricatto. Una delle sue guardie del corpo, il colonnello Sarkisov che fu al suo fianco per 18 anni, aveva il compito di trovargli le donne. Beria le voleva giovani; Sarkisov sceglieva tra le figlie e le mogli degli arrestati. Lui, abitualmente, le invitava a cena nella sua villa e le ricattava: «Vuoi che tuo pa¬ dre, o tuo marito, torni in libertà? Resta questa notte con me». A volte sceglieva le vittime dalle lettere che arrivavano a lui come capo della polizia per chiedere clemenza. Quasi sempre le poverette dicevano di sì. Allora, secondo un rito che i testimoni hanno confermato, la donna veniva accompagnato in bagno, lavata e rivestita. Beria era un gran collezionista di biancheria intima che si faceva portare dall'estero. Non erano vere e proprie violenze carnali, ma diciamo costrizioni. Le donne venivano «reclutate» anche direttamente per strada. L'auto nera degli uomini di Beria si avvicinava alla vittima predestinata, la attiravano, la costringevano a sabre e cominciava così la solita trafila e la solita minaccia: «Se non ci stai i tuoi genitori verranno arrestati». Una di queste ragazze che ancora frequentava l'ultimo anno di scuola, piacque tanto a Beria che volle continuare la relazione anche dopo il solito incontro. Le faceva dei regali e la sistemò in un appartamento in via Gorki. La casa era costantemente scortata dalle sue guardie del corpo. Dalla relazione nacque una figlia a cui diede il suo patronimico Lavrentivna. La ragazza, dopo la morte di Beria, andò sposa del figlio di Grishin, membro del Politburo fino all'87. Qualche anno dopo il ventesimo congresso la villa di Beria venne ceduta ■ all'ambasciata tunisina. Quando vennero fatti i lavori in quella casa a Mosca giravano molte voci. Già allora si diceva che fossero stati trovati resti umani. Credo però che non sia mai stata fatta un'inchiesta. Io non penso che in quella casa Beria sopprimesse le sue vittime, anche se è vero che provava un piacere orientale a uccidere con le proprie mani. Ma non mi stupirei di nulla: siamo venuti a sapere tanti particolari di quel periodo che prima ci sarebbero sembrati incredibili. Roy Medvedev Lo storico Roy Medvedev

Luoghi citati: Mosca