« E il teorema di Totò Riina »

« « E' il teorema di Totò Riina » II segretàrio del pds: ma quale complotto TORINO. «Dopo il 18 aprile, dopo la vittoria del Sì al referendum sul Senato, Amato lascerà il campo. Siamo alla svolta. Crolla un vecchio sistema politico e si intravede un panorama inedito, eccezionale. Ci troviamo di fronte a partiti che chiudono». Achille Occhetto lo dice nella torinese piazza San Carlo. Un attacco frontale al vecchio sistema: agli Andreotti, ai Gava, ai Craxi, ad un psi «fiaccato dalla questione morale», ad una de che si sta «svuotando», colpita nella «sua costituzione materiale: il doroteismo». Il segretario del pds si scaglia contro «l'inaudito esposto-denuncia», nel quale la de chiede ai magistrati di stare in guardia dalle denunce dei pentiti, da chi li ispira e da chi li utilizza. «E' un fatto di estrema gravità, è lo stesso teorema di Totò Riina», dice. E rincara: «L'ombra che viene gettata sul lavoro dei magistrati è fosca. C'è da chiedersi quanto abbia senso ancora, di fronte a un tale riflesso di conservazione, parlare di una de che si rinnova. Martinazzoli sembra accerchiato dai vecchi poteri». «Nessuno - chiarisce Occhetto - identifica la de con il partito della mafia. Allo scudocrociato rimproveriamo che, fino a quando non rompe con il vecchio sistema e con l'andreottismo, è esso stesso che rischia di operare questa identificazione. Lo capiscono anche le forze più coraggiose e rinnovatrici della de. Il nostro è un invito a queste forze ad operare le rotture necessarie alla chiarezza e alla rigenerazione di un cattolicesimo democratico che deve emergere dalla cappa soffocante del doroteismo e della gestione del potere». In questo scenario «ha fatto bene Segni a dissociarsi e a lanciare la sfida di una nuova formazione politica dei cattolici». «Farò un comizio contro i rigurgiti del fascismo», aveva annunciato Occhetto ai delegati delle fabbriche torinesi, al mattino. E a sera lo urla in piazza, dalla tribuna con al fianco Arrigo Boldrini, segretario dell'Anpi. Strappa l'applauso dei cinquemila accorsi ad ascoltarlo quando alza il tono per invitare gli antifascisti a stare all'erta, nella città «che porta con fierezza sul gonfalone la medaglia d'oro della Resistenza». Eretta la simbolica barricata, il leader della Quercia parla del governo, ne ipotizza uno «eccezionalissimo», l'unico al quale il pds darà l'apporto considerandolo capace di evitare le elezioni anticipate. «Non vogliamo - precisa - cancellare la de, ma diciamo: i partiti facciano un passo indietro. Restino tutti fuori, accettino un governo istituzionale, diretto da un'altissima personalità, svincolata dai condizionamenti del vecchio potere. Un governo composto da ministri con la faccia nuova, scelti dal presidente del Consiglio». Anche il programma dovrà essere «semplice», consentire il varo in pochissimi mesi di leggi elettorali in linea con il Sì al referendum per il Senato, ma omogenee per entrambi i rami del Parlamento; indicare «una linea rigorosa sulla questione morale»; imporre le dimissioni dalle cariche pubbliche agli inquisiti; rivedere la politica economica e sociale di Amato. Una stoccata: «C'è un partito degli inquisiti che preferisce anticipare le elezioni, piuttosto che intraprendere la strada da noi suggerita. Ma si sappia che il ricorso alle urne con l'attuale sistema proporzionale porte¬ rebbe soltanto ingovernabilità». Per evitare il pericolo è «decisivo» che il 18 aprile vinca il Sì in termini «schiaccianti». L'attacco di Occhetto spazia. «Trovo inaccettabile - dice - che Leoluca Orlando affermi che il mio Sì al referendum risulti guasto a causa delle cattive compagnie in cui mi troverei». E a Sergio Garavini: «Con il vostro atteggiamento rendete impossibile a tutta la sinistra di uscire dal tunnel di un'opposizione cieca e di accedere alla direzione del Paese». Giuseppe Sangiorgio Achille Occhetto. I segretario del pds ha parlato ieri a Torino

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