Sono case nuove ma da rifare di Luciano Borghesan

Le abitazioni sorgono a Caselle e a Leinì Protestano gli inquilini di 232 alloggi costruiti tre anni fa dal Cit Sono case nuove, ma da rifare Tetti non completati, balconi lasciati con il bitume I costruttori chiedono miliardi per maggiori opere Quell'alloggio l'avevano sognato da sempre. Dopo aver vissuto per anni con l'incubo dello sfratto dagli appartamenti in cui vivevano, per 232 famiglie, nel marzo '90, era giunta l'ora di veder riconosciuto il diritto di avere di una casa. Il Consorzio intercomunale torinese (Cit) consegnò loro le chiavi in nuovi rioni di Caselle e di Leinì. Tutte costruzioni nuove, un bell'impatto a prima vista. Per ogni famiglia fu fatto un contratto di locazione «che nessuno ti può mandar via se paghi regolarmente». Ad esempio, Franco Marchetto per 80 metri quadri, da tre anni, paga 320 mila lire il mese. Il sogno fu infranto subito. Al momento dell'assegnazione scoprirono che i pavimenti di balconi e terrazzi non erano stati finiti, lasciati con il bitume. Quando piove l'acqua scorre da tutte le parti perché i tetti non hanno coperture adeguate, gli alloggi dell'ultimo piano non sono stati coibentati, gli scarichi non sono collegati con la rete fognaria. «Ci sono crepe sui muri - dice Marchetto, a nome del comitato inquilini di Caselle - e la commissione di collaudo ha dichiarato addirittura pericolanti alcune passerelle». A Leinì una casa è rimasta senza tetto, afferma l'inquilino Giovanni Consiglio. Inutilmente la direzione lavori del Cit ha scritto alle imprese 43 pagine di lavori da completare o da rifare. C'è un contenzioso in corso. Alla società Antonelliana - che ha co- struito per conto della Ccpl aggiudicatasi l'appalto del rione di Caselle - il Consorzio ha fatto pervenire un conto di 800 milioni per lavori eseguiti male. L'Antonelliana per tutta risposta ha contrapposto una richiesta di 8 miliardi per maggiori opere. «Incredibile: si parla di un arbitrato che potrebbe concedere all'Antonelliana altri 4 miliardi» interviene il consigliere provinciale dei verdi, Pasquale Cavaliere, che ha presentato un'interrogazione al presidente della Provincia e annuncia un esposto alla procura della Repubblica. Cavaliere e il consigliere comunale di Leinì Alessandra disco se la prendono innanzitutto con il Cit. «Un baraccone politico - dice Cavaliere - simile allo Iacp». Nell'84 il Cit diede avvio a 16 nuovi rioni in 12 Comuni torinesi: una spesa complessiva di 113 miliardi per 1500 alloggi. Per Caselle (168 alloggi) l'appalto prevedeva una spesa di quasi 8 miliardi, fu aggiudicato alla Ccpl (e di qui all'Antonelliana) per 8 miliardi e mezzo. «Ora sfruttando un capitolato che prevede l'arbitrato l'impresa chiede altri 4 miliardi» dice Cavaliere. Per Leinì (64 alloggi) la base di appalto era di 2,6 miliardi: fu aggiudicata alla Edilco per 3,1 miliardi, aumentata successivamente a 3,5 miliardi per maggiori opere, «ora l'impresa chiede altri 426 milioni». Cavaliere contesta le scelte del Cit (fino all'85 presieduto dal pei Vindigni, fino all'87 dal pri Domenico Russo, successivamente dal de Giampaolo Zanetta e dal '90 dal psi Domenico Mercurio) per aver previsto l'istituto dell'arbitrato nel capitolato di un appalto che avrebbe dovuto essere aggiudicato «chiavi in mano», senza revisioni. Per rimettere a posto gli edifici di Leinì e Caselle c'è bisogno di pesanti interventi strutturali. I 500 abitanti chiedono di rivedere i coefficienti catastali: «Viviamo in case degradate». Luciano Borghesan Le abitazioni sorgono a Caselle e a Leinì Uno scorcio del rione costruito dai Cit a Caselle in via Audello Manca un tetto, crepe nei muri

Persone citate: Domenico Mercurio, Domenico Russo, Franco Marchetto, Giampaolo Zanetta, Giovanni Consiglio, Pasquale Cavaliere, Tetti, Vindigni

Luoghi citati: Leinì