Ore d'inferno per Caniggia che si rinchiude a Trigona
SE LA DROGA DIVENTA TRUFFA I GUAI DELLA ROMA L'argentino, nella bufera del doping, rifiuta ogni contatto: entrato nel centro sportivo alle 8 di ieri ne è uscito solo a sera Ore d'inferno per Caniggia che si rinchiude a Trigona E anche igiornali del suo Paese l'attaccano scrivendo: «Ha la corda al collo» SE LA DROGA DIVENTA TRUFFA ROMA. Caniggia «prigioniero» volontario a Trigoria. Ieri mattina si è presentato alle 8 (l'appuntamento era per le 11) per evitare domande e ha lasciato il campo di allenamento solo a tarda sera. I giornali argentini, che riportano l'accusa di cocaina elevata nei suoi confronti, non sono teneri e titolano: «Caniggia con la corda al collo». Lui giura di essere innocente e di vivere momenti d'inferno. Lunedì, comunque, ci sarà il verdetto dopo le contranalisi dei periti nominati dalla Roma. Intanto, i dirigenti tacciono. Dopo il comunicato in cui si ammette che un giallorosso è risultato positivo, i vicepresidenti Malagò e Pasquali non hanno più voluto parlare. Hanno avuto una riunione con il commercialista di Ciarrapico. I debiti della Roma restano un mistero. La lettura dei giornali ha spaventato Haessler, pure estratto per l'antidoping di Roma-Napo- li, che ha temuto di essere coinvolto nel caso. Il tedesco si è tranquillizzato solo dopo l'intervento dei dirigenti. Con Ciarrapico in carcere, il clima è pesante anche se i risultati in campionato e la qualificazione alla finale di Coppa Italia tengono uniti i giocatori e calmi i tifosi. Ma ogni partita è un'ultima spiaggia. Sulla formazione di domani resta il dubbio-Caniggia. Boskov si sentirà di mandarlo in campo? E in caso contrario una sua esclusione suonerà di condanna della società? [pie. ser.] IL caso Caniggia, se lo si può già battezzare così, è utilissimo per una distinzione fra drogato e dopato che non è soltanto lessicale, e che nello sport, specie il ciclismo, ha portato a odiose confusioni. L'opportunità è offerta proprio dalla cocaina. La cocaina non è il doping ideale, mentre secondo alcuni è la droga ideale. Come doping, cioè in questo caso come eccitante, ha un effetto troppo rapido, e pericoloso proprio per la sua rapidità effimera. Si dice che sia molto usata dai tennisti, e in effetti un esperto mondiale, il professor Olievenstein, francese, ci consigliò di controllare gli occhi dei giocatori impegnati all'aperto: la cocaina fa sì che non ci sia bisogno di «sbattere gli oc¬ chi» quando si guarda verso il sole. In questo caso la droga è assunta per reperire sicurezza, fiducia, non certo forze nuove. L'uso della cocaina nel tennis venne denunciato da Noah. Ora non se ne parla più, il che è sospetto, e si comincia a parlare di antidoping, sia pure in versione saltuaria, blanda, semicomica: l'assunzione di prodotti illeciti, cioè, viene considerata o come scelta di vita (droga), o come frode sportiva per quel determinato impegno (doping). Nel primo caso, c'è soltanto l'invito a cambiare strada... Ecco, il tennis con la sua distinzione suggerisce una possibile chiave di lettura del casoCaniggia, che è poi la chiave anche del caso-Maradona, se si sta alla difesa di Diego: la droga, anzi la cocaina, fa parte di un sistema di vita, non c'entra con l'illecito sportivo. Tesi seducente ma fasulla, oltre che pericolosa: come sapere l'origine vera dell'assunzione? Scelta di vita o truffa? Il contratto sportivo prevede, comunque, che certe scelte di vita non siano portate nel lavoro: se io per ragioni esistenziali la domenica pomeriggio voglio dipingere scene di pic-nic, non firmo un impegno da calciatore. In ogni caso Caniggia o chi per esso ha torto, ovviamente se le controanalisi sono positive: questo vogliamo dire, prima che subentri un pericoloso garantismo/vittimismo su basi chimiche e cliniche e, aiuto!, filosofiche. [g. p. o.j Caso-Caniggia: lunedì saranno resi noti i risultati delle controanalisi
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