Cento caccia Nato nei cieli di Bosnia

Tra pochi giorni la prima missione. Il comandante delle milizie serbe: è soltanto un bluff Tra pochi giorni la prima missione. Il comandante delle milizie serbe: è soltanto un bluff Cento caccia Nato nei cieli di Bosnia Per la prima volta dal '45 c'è anche la Luftwaffe BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il cerchio si stringe attorno alla Serbia. La Nato ha comunicato ieri alle Nazioni Unite di essere pronta a dispiegare un centinaio di caccia-bombardieri da qui a dieci giorni, per la prima missione in zona dì guerra mai realizzata dall'Alleanza atlantica. A Bilaca, intanto, il «parlamento» dei serbi di Bosnia discuteva se approvare o meno il piano di pace già sottoscritto da musulmani e croati. Il leader serbo, Radovan Karadzic, ha violentemente criticato la risoluzione dell'Onu che autorizza l'uso della forza per far rispettare il divieto di volo sulla Bosnia-Erzegovina, affermando che essa potrebbe determinare un drammatico allargamento del conflitto. Il generale Ratko Mladic, comandante delle milizie serbe, ha detto di non credere ad un intervento militare della Nato. Ma è stato lo stesso Karadzic a rispondergli: «Se non accettiamo il loro ultimatum, non fatevi illusioni sul fatto che queste minacce possano non divenire concrete». Secondo quanto ci ha riferito un funzionario Nato, del resto, anche se il «parlamento» dei serbi dovesse accettare il piano di pace, «noi andremo avanti lo stesso». La Repubblica dei serbi di Bosnia, e quindi il loro parlamento, non sono in¬ fatti riconosciuti, e la risoluzione dell'Onu afferma che se i serbi dovessero firmare il piano prima dell'attuazione della «no fly zone», il divieto di volo resterebbe, perché previsto dal piano di pace. Le pressioni internazionali comunque continuano, ed il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere ieri ai serbi che essi hanno «una settimana di tempo per firmare il piano di pace, in caso contrario si porranno contro l'intera comunità internazionale, che adotterà nei loro confronti "misure adeguate"». Sono stati proprio i russi, del resto, a spingere perché l'Ónu fissasse regole abbastanza rigide per l'ingaggio in combattimento. I caccia dell'Alleanza, dunque, non potranno colpire obiettivi a terra, a meno che non siano minacciati dalla contraerea, e non potranno attaccare i velivoli serbi se non dopo ripetuti inviti a farli ritirare. Guidata da queste indicazioni, dunque, la Nato sta ritoccando i dettagli dell'operazione «no fly zone». Secondo un funzionario, si tratta di determinare concretamente gli «apporti nazionali», anche se fin d'ora si sa che l'Olanda dovrebbe fornire 18 F-16, la Gran Bretagna una quindicina di Tornado, la Francia altrettanti Mirage 2000, e gli Stati Uniti una trentina tra F-16 basati in Italia e altri caccia basati sulle portae¬ rei. Ai velivoli da combattimento vanno poi aggiunti gli aerei cisterna e gli Awacs per il controllo elettronico dello spazio aereo bosniaco. La Turchia, che pure aveva offerto di partecipare, è stata esclusa in quanto Paese confinante, e così l'Italia, che però avrà nell'operazione un'importante ruolo logistico. Il comando operativo dei voli, infatti, verrà affidato al Quinto Ataf (forza aerea tattica alleata) di Vicenza. Con quella di Vicenza, una decina di basi italiane saranno interessate all'operazione. Il rischio, dicono a mezza bocca i dirigenti Nato, è che i serbi possano rispondere all'abbattimento di un loro aereo scatenando le artiglierie contro i 9000 uomini dell'Onu impegnati nelle missioni umanitarie in Bosnia-Erzegovina. In questo caso, l'ulteriore coinvolgimento dell'Alleanza nel conflitto potrebbe essere difficilmente evitato. «Con la fine della guerra fredda la Nato sta cercando di trasformarsi per far fronte ai nuovi compiti di mantenimento della pace - ci dice un alto diplomatico - l'ex Jugoslavia è quindi un banco di prova importantissimo. Non possiamo fallire, perché altrimenti l'intero futuro ruolo dell'Alleanza verrebbe messo in dubbio». Fabio Squillante Gli aerei dell'Alleanza non potranno colpire obiettivi a terra a meno che non siano minacciati dalla contraerea Un pilota americano, in volo sulla ex Jugoslavia a bordo di un aereo da trasporto, compila il rapporto sulla sua missione

Persone citate: Fabio Squillante, Karadzic, Radovan Karadzic, Ratko Mladic