«Strategia del discredito»
«Strategia del discredito» «Strategia del discredito» // dossier spiega il complotto «Così si è vendicata la mafia» ROMA. L'esposto-denuncia sottoscritto dai capigruppo de, Gerardo Bianco e Giuseppe De Rosa, parte dalla premessa che i successi contro la criminalità organizzata sono stati consentiti «da una serie di provvedimenti legislativi varati durante gli ultimi governi presieduti dall'on. Giulio Andreotti nella passata legislatura». Viene quindi chiesto al procuratore della Repubblica di Roma di verificare se «nell'attività e nelle dichiarazioni di pentiti o di chi li ispira, li fiancheggia o li utilizza, possano ravvisarsi gli estremi dei reati previsti dall'articolo 304 del codice di procedura penale (cospirazione politica mediante accordo), in relazione agli articoli 290 (vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali) nonché 368 (calunnia)». I presidenti dei parlamentari de «invitano altresì a disporre più rigorose indagini per accertare chi, e a che titolo, in quale circostanza e con quale finalità abbia tenuto sistematici contatti con i predetti pentiti negli stabilimenti penitenziari o in altri luoghi dove gli stessi sono albergati». Nella premessa dell'esposto si afferma che «in Sicilia, Calabria e Campania l'attività delle forze dell'ordine e della magistratura sta registrando forti successi nello smantellamento di organizzazioni di criminalità organizzata nel territorio, in particolare di quelle note sotto la denominazione di mafia, 'ndrangheta e camorra; che tale attività, limitata e parziale per il passato, è stata consentita da una serie di provvedimenti legislativi varati durante gli ultimi governi presieduti dall'on. Andreotti nella passata legislatura e precisamente nel marzo '90: legge di riforma della "Rognoni-La Torre" che estende il raggio di azione della legge antimafia a reati connessi allo spaccio di droga, riciclaggio di denaro sporco, controllo dell'attività di società finanziare, appalti e sub-appalti». Nell'esposto si ricorda inoltre tutta una serie di provvedimenti varati, come quello del giugno '89, decreto legge n. 230 relativo a provvedimenti urgenti su beni confiscati; il decreto del maggio '91 in materia di lotta alla criminalità organizzata che inasprisce la concessione dei benefici previsti dalla legge Gozzini per gli imputati di reati di mafia e terrorismo; il decreto del gennaio '91 sulla protezione dei collaboratori con la ,giustizia. Bianco e De Rosa ricordano inoftre il decreto del marzo '91 per porre un freno alle scarcerazioni .per,, scadenza,idei termini; quello del settembre dello stesso anno su custodia cautelare e reati di criminalità organizzata. Ancora, vengono indicate le norme per la lotta alla criminalità organizzata che hanno dato luogo alla nascita della Dia e della Dna, nonché il superdecreto del giugno '92 «Scotti-Martelli». Secondo gli esponenti de, quindi, «le organizzazioni criminali risentono fortemente e in maniera devastante la pressione dello stato, delle forze di polizia e dell'attività della magistratura e tentano in tutti i modi di reagire, come testimonia la recente dichiarazione del capo della Criminalpol Luigi Rossi: "La mafia non punisce solo uccidendo, spesso usa i veleni del discredito"». La conclusione è che «in brevissimo lasso di tempo esponenti dei governi Andreotti sono stati inquisiti per associazione a delinquere, presunti rapporti intercorsi con la delinquenza organizzata, sulla base di dichiarazioni di pentiti, così come esponenti della magistratura e delle forze dell'ordine sono egualmente sospettati dello stesso reato associativo». [Ansa]
Persone citate: Andreotti, Bianco, De Rosa, Gerardo Bianco, Giulio Andreotti, Giuseppe De Rosa, Gozzini, La Torre, Luigi Rossi
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