Dc al contrattacco una cospirazione di Fabio Martini

La tesi: c'è una regia nelle confessioni che incastrano Andreotti, Gava, Pomicino e Misasi La tesi: c'è una regia nelle confessioni che incastrano Andreotti, Gava, Pomicino e Misasi De al contrattacco; una cospirazione Esposto dei capigruppo, «nessuna guerra ai giudici» ROMA. Nel Palazzo il contrattacco covava già da due giorni e ieri mattina è partito in grande stile, in più direzioni. La sortita più clamorosa 6 l'iniziativa originalissima e senza precedenti - della democrazia cristiana, che ha presentato alla procura della Repubblica di Roma un esposto-denuncia contro ignoti: si chiede un'indagine, per stabilire se ci sia una regia politica nelle confessioni dei pentiti che hanno messo nei pasticci Andreotti, Gava, Pomicino c Misasi. La de, straziata dagli scandali e dalle insinuazioni, cerca dunque di lanciare un messaggio all'opinione pubblica: non ci facciamo processare dai pentiti, non siamo il partito che ha governato l'Italia in combutta con la mafia e, forse, c'è un complotto contro di noi. Di più: la de e il suo segretario decidono di difendere a spada tratta e non era una scelta scontata - i propri big sotto accusa: «I successi delle forze dell'ordine e della magistratura - si legge nell'esposto - limitati per il passato, sono stati consentiti da una serie di provvedimenti varati dai governi presieduti dall'onorevole Andreotti». Una plateale controffensiva tutta democristiana, ma proprio nelle stesse ore in cui si diffondeva la notizia della denuncia voluta da Martinazzoli, il ministro socialista Carmelo Conte, in una pausa del consiglio dei ministri, svelava che era in programma un'altra iniziativa: «E' in corso - raccontava il ministro per le Aree urbane - un approfondimento sull'opportunità che Reviglio resti al suo posto». Il tam-tam delle illazioni rullava immediatamente: dopo il monito di Scalfaro al Csm sull'uso dell'avviso di garanzia, il governo prende la palla al balzo per «riabilitare» Reviglio? Oppig»; si—prepara• il terreno perche i prossimi, eventuali, avvisi di garanzia nei confronti di ministri non si traducano nelle dimissioni? Più tardi Conte smentiva la «riabilitazione», ma il suo collega, il democristiano e andreottiano Claudio Vitalone, rilanciava l'argomento da un altro versante: «Ho proposto di provvedere al più presto all'abolizione dell'istituto dell'informazione di garanzia». Già oggi in Consiglio dei ministri? «Aspettate di vedere il comunicato ufficiale...». Nel comunicato finale non c'era traccia dell'argomento, ma la riforma dell'avviso di garanzia oramai è impostato. Nel Palazzo affiora dunque la speranza di invertire la rotta e in questo senso la sortita più clamorosa era scattata in mattinata, quando i presidenti dei gruppi parlamentari de, Gerardo Bianco e Gabriele De Rosa, hanno messo la loro firma sotto l'esposto-denuncia. Dietro le quinte c'è stato un gran dibattito ai vertici della de sull'opportunità di presentare l'esposto e su come articolarlo. Al testo lavoravano da due giorni due parlamentari-giuristi, Francesco D'Onofrio e Giuseppe Gargani. Alla fine aveva dato il suo placet il segretario Martinazzoli e, prima di procedere alla denuncia, il testo è stato letto ai quattro notabili sotto accusa Andreotti, Gava, Pomicino e Misasi - che naturalmente hanno dato il via all'operazione. Le reazioni alla sortita democristiana non si sono fatte attendere. La più feroce è quella della Voce Repubblicana, che azzarda un parallelo: la de come Totò Riina. Scrive il giornale del pri: «Vi rendete conto, amici della de, che sostenere che collaboratori della giustizia siano mossi da una regia occulta è la medesima tesi sostenuta, tre settimane fa, in un'aula a Palermo da Riina?». Sulla stessa linea Achille Occhetto: «La denuncia della de è un episodio molto grave perché accoglie, seppur indirettamente, l'accusa lanciata da Riina contro i pentiti». Lapidario il verde Paissan, segretario della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera: «Tognoli e Pillitteri presentarono analogo esposto e l'iniziativa è stata presto dimenticata. Quella della de farà la stessa fine». Un tiepido appoggio, ma pur sempre un appoggio, viene invece dal segretario socialista Benvenuto: «L'iniziativa della de è corretta. Sul problema del pentitismo bisogna ragionare con attenzione e io, in questo momento, sui pentiti non ci metto la mano sul fuoco». Ma il sostegno che allieterà di più i democristiani è quello dell'Osservatore Romano che non entra nella questione-esposto, ma loda «la fiera reazione della de» che ha tentato di «sottrarre la sua storia al linciaggio di processi sommari». Anche in casa de, le interpre- tazioni sono diverse. Martinazzoli è cauto («Non ho mai detto di complotti, le iniziative giudiziarie sono legittime, ma vi sono certi partiti che non capiscono che l'enfatizzazione nuoce anche a loro»); il suo braccio destro Castagnetti chiarisce che non si apre una guerra alla magistratura («non si vuole impedire il lavoro dei magistrati»), mentre il forlaniano Casini arriva a parlare di «complotto dei pentiti» contro la de, anche se per ora nessuno è in grado di indicare il regista. Fabio Martini Gerardo Bianco, capogruppo de

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