Altissimo c'è da tremare siamo in mano ai mafiosi di Enrico Singer

Altissimo: c'è da tremare siamo in mano ai mafiosi Altissimo: c'è da tremare siamo in mano ai mafiosi «ATTENZIONE Al PENTITI» ROMA I 0 sarei una specie di capo delI la camorra? Mi viene da rabbrividire. Da avere paura. Ormai si può essere accusati di qualsiasi cosa. C'è mia madre che mi chiede perché i giornali scrivono certe cose, ma io non so nemmeno di che cosa parlano. Le dico: guarda mamma che è tutto falso, ma lei vuole sapere perché e io non so che rispondere...» Renato Altissmo è fuori di sé. Dietro la scrivania del suo studio al quarto piano della sede del pli fuma una sigaretta dopo l'altra. Segretario, ma c'è un ex assessore liberale napoletano che la accusa di avere intascato tangenti. «Un momento. Chi accusa è un camorrista. Un camorrista pentito, un tale Perrella. L'ex assessore Raffaele Perrone Capano non ha mai fatto il mio nome. L'ho letto sui giornali ieri e per un momento ho anche pensato fosse diventato pazzo. O che avesse fatto gli affari suoi, le sue porcherie, e poi avesse voluto scaricare tutto su di me. L'ho pensato per un attimo. Poi ho telefonato al suo difensore, che aveva assistito alle 15 ore di interrogatorio, e mi ha detto: escludo che abbia fatto il tuo nome». Lei dice che dalla procura escono «falsità». I giudici vogliono incastrarla? «Non dico questo. Ma ripeto quanto ha detto Biondi quando gli hanno chiesto chi può violare il segreto istruttorio: soltanto le persone che sono a conoscenza delle cose. 0 i magistrati o i funzionari che collaborano con loro o i difensori o i microfoni spia, negli uffici degli interrogatori». Ma è possibile che a un segretario di partito sfuggano fatti come quelli di Napoli? «Questo non mi interessa. Personalmente non posso escluderlo e non lo escludo certo». E l'avvocato Alfonso Marmaci, ex de, ora pli, sospettato di prendere voti della camorra? «Su questa storia ci sono state già molte polemiche. Sull'on Martucci non c'è alcun procedimento penale. A Casal di Principe prese duemila voti e il pli passò dal 2 al 27%. Che lui avesse fatto l'avvocato per qualcuno che poi gli ha fatto avere voti è possibile. Io non so. L'ho conosciuto dopo l'elezione». Ma allora chi sceglie i candidati del suo partito? «Vittorio Sgarbi lo conoscevo e l'ho scelto io. Quando andai a Napoli mi dissero: c'è un importante avvocato patrocinante in Cassazione diesi chiama Martucci, critico nei confronti della de. E così è entrato nella lista per le elezioni 92. E' molto difficile sapere tutto quello che succede in giro. Si conoscono i referenti: a Napoli Franco De Lorenzo, a Bari Nicola Di Canio, in Sicilia D'Aquino e De Luca. A loro si fa riferimento». Su un altro caso c'è polemica. Bastianini, ora in carcere, protestava contro l'elezione in Calabria di Attilio Santoro, in odore di n'drangheta. «Bastianini aveva fatto ricorso per il conteggio dei voti, senza altre motivazioni. Parlare dei sospetti è sempre molto rischioso. Quando si fanno le Uste l'unica cosa che noi possiamo fare è rispettare il codice antimafia approvato dal Parlamento, che abbiamo messo nel nostro statuto. Il candidato deve avere la fedina penale pulita, ma non possiamo trasformarci in un commissariato di polizia». Lei è stato eletto deputato in Abruzzo dove ha lasciato il posto a Romano Scarfagna che aveva un precedente... «Scarfagna, 15 anni fa, quando era ancora nella de era sindaco di un paesino di 1500 abitanti nel Pescarese e qui fu accusato di uno spostamento di bilancio di un milione e 400 mila lire dal capitolo scuole a quello parrocchia. Fece rifare nuovi i banchi della chiesa. Questa è la grave colpa. In realtà fu una faida interna de». Lei ha detto, «si deve rispolverare l'istituto dell'asilo politico». Vuole andarsene? «Siamo al punto in cui un pentito di camorra, quindi un camorrista, può lanciare accuse infamanti e rovinare un politico. Lei mi può spiegare perché succede? Non le viene il sospetto che ci sia un mo¬ do di fare politica che fa paura oggi nel nostro Paese? Io non so se questo sarebbe possibile in Inghilterra, in Francia o negli Usa. Un matto denuncia qualsiasi cosa e, prima che sia verificata, i giornali lanciano una condanna. Magari, dopo anni, viene fuori che era tutto sbagliato ma finisce nei necrologi. Questo modo di fare politica a me fa paura. Io non ho fatto nulla e dico, allora, piuttosto che vivere in condizioni del genere, chiedo asilo politico». Dietro tutto questo lei sospetta qualche «regia»? «Ho sempre rifiutato di immaginare che tutto sia cominciato perché una sera un gruppetto di gente ha pensato: sai che c'è, adesso facciamo il golpe giudiziario, rovesciamo l'Italia politica. Questo l'ho escluso da sempre. Ma che, sulla spinta dell'opinione pubblica, oggi ci sia un filo, è altro discorso. Non so se posso ancora citare una frase di Giulio Andreotti - sa, tra colleghi di mafia... - ma diceva: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». Enrico Singer L'ex segretario pli «Anche mia mamma ora dubita di me» Renato Altissimo (foto grande) Qui accanto Attilio Bastianini