Chiesa Bettino dominava urlando «scemo cretino»

PERSONAGGIO Chiesa: Bettino dominava urlando «scemo, cretino» PERSONAGGIO « » TANGENTI TITOLO della commedia: gruppo di famiglia con garofano. Personaggi e interpreti: gli uomini e le donne del garofano. Regista dello spettacolo: Mario Chiesa, potatore del garofano. Non è un libro di giardinaggio questo Andavamo in piazza Duomo di Marcella Andreoli (Sperling & Kupfer) fresco di stampa. E' il libro di Chiesa. Anzi l'atto di accusa in 176 pagine, dell'ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, il primo imputato di Tangentopoli. L'ingegnere. L'uomo delle mazzette. «Il mariuolo», come lo chiamò il segretario socialista. «Quando venni arrestato Craxi mi ha definito un mariuolo ed è stato un grave sbaglio. Poteva darmi del cretino, dello stupido, magari, perchè mi ero fatto trovare con le mani nel sacco, sette miseri milioni di mazzette. Ma un mariuolo, no. Il gran capo sapeva benissimo come funzionavano le cose a Milano». No, non è un cretino, Mario Chiesa. Tutt'altro. E' piuttosto un duro. Un falco. Uno che organizza in sezione un gruppo chiamato la Falange e là, nella sua zona, centomila elettori a Nord ovest di Milano, nemmeno Paolo Pillitteri, il cognato di Craxi, riesce a beccare un voto di preferenza. Non scherza l'ingegnere. Gli danno la presidenza del Trivulzio, «un letamaio» e lui te lo rivolta come un guanto. Licenzia in tronco la dottoressa che è assente quando un vecchio si frattura una costola, annulla la commissione-case in cui è il sindacato a decidere a chi dare in affitto gli alloggi. Il sindacato gli proclama tre scioperi e lui informa i dipendenti che prenderà nota dei nomi degli assenti dal lavoro. Gli scioperi falliscono. Gli telefona Tognoli: «Mario, quella dottoressa che hai licenziato, non si potrebbe...» Chiesa tronca la telefonata. Carriere e salotti. L'ingegnere chiude la prima cassaforte, quella dei sei miliardi «restituiti» a novembre dopo la condanna a sei anni inflittagli dai giudici di Milano per corruzione, e mette mano alla combinazione della seconda. La cassaforte della memoria. Pillitteri: «Brillante e salottiero. Usava lo stesso tono quando parlava di politica che quando raccontava barzellette: non capivi mai se stava scherzando o meno». La moglie, Rosilde Craxi: «Un maresciallo a fianco del marito, stratega della sua carriera». Antonio Natali, il grande vecchio. «Controllava la Metropolitana quasi da una vita, dal lontano 1971. E la Metropolitana era un salvadanaio speciale, riservato, inawicinabile come una zona off limits». Anna Craxi, la moglie di Bettino: «Gentile e assai accorta, molto presa dal suo ruolo di first lady e attorniata, come il marito, da un ristretto gruppo di fedelissime». Sergio Radaelli, l'uomo dei conti bancari: «Aveva solo un grande difetto: era così legato a Pillitteri che arrivava a sostenere, con involontaria ironia, che Paolo aveva la disgrazia di essergli toccato in sorte come cognato di Craxi». Pacchi gonfi di banconote e buone maniere. «Portai i soldi a Tognoli in via 01metto...Gli consegno la busta con dentro i quattrini. Con naturalezza, come offrire un caffè a un amico. Tognoli ringrazia, non pone nessuna domanda. Sa benissimo che nella busta ci sono i soldi ma non chiede né da dove vengano, né da quale appalto siano saltati fuori. C'è un galateo delle mazzette. Si prende e si ringrazia, senza dimostrare curiosità». Che cosa fa tutto il giorno Pillitteri? «Lo cercavi per una riunione e invece era nella bella casa, in via Borgonuovo, della fascinosa Carla Venosta, dove sfilava il bon ton socialista: lo stilista Nicola Trussardi, l'oncologo Umberto Veronesi, lo scrittore Carlo Castellaneta, il cìirettore della sede Rai di Milano, Mario Raimondi...». Amici. Tanti amici. Allora. Lo scultore Andrea Cascella: «Scolpisce Lo Foppa, una fontana di grandi dimensioni, 16 metri di lunghezza, 7 di larghezza, 70 tonnellate di peso, costo un miliardo e 100 milioni. Chi è il committente? La Metropolitana milanese». Il pittore Enrico Baj: «Riceve in dono un centinaio di metri quadrati al pianoterra dello splendido Palazzo Dugnani perché ne faccia nientemeno che un museo permanente delle proprie opere». E Bettino? Dall'ufficio al quarto piano di piazza Duomo, «Divide et impera»: comanda e si fa forte delle divisioni. Chiesa ricorda ancora il tono imperioso di quella voce: «Stando nella grande sala non era difficile sentire le urla di Craxi: "Scemo, cretino" rivolte non all'ultimo dei socialisti, ma addirittura ai dirigenti». Qui accanto Paolo Pillitteri «Brillante e salottiero» A sinistra Rosilde Craxi: «Maresciallo del marito, stratega della sua carriera» «Il gran capo sapeva benissimo come funzionavano le cose a Milano» Mario Chiesa, la vita in un libro «C'è un galateo delle mazzette» Mauro Anselmo

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