« La dc non si farà umiliare » di Fabio Martini

« « La de non si farà umiliare » E ilpds: «Volete elezioni anticipate» ROMA. Nelle stesse ore in cui l'assedio al Palazzo non è più una metafora, le elezioni anticipate - elezioni a giugno col vecchio metodo proporzionale - diventano di colpo lo scenario più evocato. E anche il più accreditato. Quella di ieri - dopo la mano tesa di Occhetto - doveva essere la giornata dei primi mattoni del nuovo governo e invece i due cardini del futuro esecutivo - Martinazzoli ed Occhetto - si sono scambiati messaggi ferocemente ostili, con il tipico linguaggio che precede le elezioni. Al segretario del pds, che aveva fatto capire di essere pronto ad entrare soltanto in un governo Napolitano, Martinazzoh ha risposto per le rime. Il leader democristiano non crede alla sincerità di Occhetto («temo dissimuli l'esigenza di risolvere i suoi problemi interni») e comunque invita il pds a togliersi dalla testa un governo che punti ad «umiliare» la de. Certo, il segretario democristiano dice di «non avere veti», ma il suo è un no implicito a Napolitano, perché «un governo istituziona¬ le sarebbe un governo finto» ed è inaccettabile l'idea «che si voglia fare un governo con la de, dicendo che noi siamo un cadavere, dal quale si vuole cavare qualche organo». E Occhetto risponde a muso duro: «Il pds è pronto ad assumersi le sue responsabilità, ma la de si affanna ad erigere nuovi steccati invece di rompere col un passato: quanta disperata cecità in tutto ciò». Un botta e risposta durissimo, eppure la conclusione è la stessa: de e pds dicono che il rischio è quello di precipitare verso elezioni anticipate. Dice Massimo D'Alema, presidente dei deputati della Quercia: «Martinazzoh osteggia il governo Napolitano, forse perché la de vuole le elezioni anticipate». E poi con ironia: «Evidentemente la de valuta con Rifondazione questa possibilità: ne prenderemo atto». E Martinazzoli: «Le elezioni sarebbero un errore colossale, però se manca la politica si va anche alle elezioni, perché una deriva è inevitabile». Elezioni col vecchio sistema proporzionale: tutti dicono di non volerle eppure molti le evocano. Nel pds c'è la speranza che elezioni a breve scadenza possano giovare alla Quercia: ieri pomeriggio, passeggiando nel Transatlantico di Montecitorio, uno dei leader del pds, Claudio Petruccioli diceva: «Col prevedibile crollo della de, potremmo persino diventare il primo partito, ma certo avremmo un Parla¬ mento molto frammentato, difficilmente governabile». Nella de la tentazione alle elezioni col metodo proporzionale (possibile ammortizzatore di una crisi che verrebbe esaltata dal maggioritario), fa il paio con la paura di batosta memorabile. Ed è per questo motivo che Mino Martinazzoli, nei suoi incontri con Bossi, Benvenuto e con il Presidente della Repubblica, sta lavorando per il dopo-Amato ad una soluzione politica. «Amato potrebbe succedere a sé stesso» dice Martinazzoli, ma nei suoi incontri il segretario della de ha anche sondato altre soluzioni. E il nome più accreditato per un governo allargato a pri e pannelliani, è quello di Romano Prodi, che da parte sua getta acqua sul fuoco: «Non ho mai pensato seriamente di poter diventare capo del governo», dice l'ex presidente dell'Iri. Ma per una volta, gli interessi della de si stanno incrociando in queste ore con quelli della Lega. Con una nuova messa a punto, Bossi fa capire di essere contrario ad un governo istituzionale (e a quattr'occhi lo ha detto esplicitamente a Martinazzoh), ma dice di essere pronto ad «appoggiare» un governo che dovrà durare pochissimo e che dovrà «avere un solo incarico: la riforma elettorale per la Camera». E per Montecitorio, il leader dei lumbard svela di essere favorevole ad una mini-riforma, «che aumenti il numero dei collegi, in modo da creare un meccanismo che riduca la frammentazione», mantenendo però la proporzionale. E così, il gioco della Lega diventa scoperto e in qualche modo: Bossi punta ad incassare, (dal referendum) il sistema maggioritario per il Senato, in virtù del quale otterebbe un bel numero di senatori al Nord, mentre una proporzionale corretta gli permetterebbe di proseguire l'avanzata nelle regioni centrali e forse anche meridionali. Un obiettivo che gli verrebbe precluso da un maggioritario diffuso: è per questo che Bossi arriva a promettere i propri voti ad un governo «che dovrà durare pochissimo». E così, vista la cautela del pds, il Presidente della Repubblica sta lavorando a qualcosa di diverso dal governo istituzionale, che come racconta Roberto Formigoni, reduce da un colloquio con Scalfaro «non è l'unica carta del mazzo» e comunque sarebbe la soluzione che «il Presidente si riserva per momenti successivi». Occhetto e Amato (a fianco) Sopra: Mino Martinazzoli Sul governo istteionale scambio di accuse tra i due segretari Fabio Martini

Luoghi citati: Martinazzoh, Roma