«Abbiamo tagliato le nostre radici»

Oggi i sindaci schiavi del cemento ma lottizzavano anche nel '500 «Abbiamo tagliato le nostre radici» t«t|EL 2050 chi osser|M vera i film o le foto m del nostro tempo I non avrà difficoltà II a dire: questo è un edificio degli Anni 50 o dell'80. E' venuto meno all'architettura del nostro tempo il sentimento di appartenere a una comunanza di gusto sedimentata nei secoli: s'è creata una frattura irresolubile. Le responsabilità sono riconducibili all'ambizione smodata del così detto Movimento Moderno che ha preteso di rifare la città con nuove regole stilistiche, imponendo codici urbanistici che hanno clamorosamente fallito. Il che - sia ben inteso - non vuol dire che bisognava continuare a fare portici o templi come nel Medioevo o nel Rinascimento: ma sarebbe stato utile che il «moderno» avesse consapevolezza della storia della città. Alcune volte gli architetti ci sono riusciti: Michelucci con la Stazione di Firenze, Le Corbusier con il progetto per l'Ospedale di Venezia. Anzitutto sta a dire che gli esiti complessivi sono molto deludenti e in Italia sono davvero disastrosi. Abbiamo svisato le più belle città del mondo con una prassi autolesionistica. Per quali ragioni? Per incultura, mancanza di senso delle radici e della storia urbana: con i 45 volumi della collana Le città nella storia d'Italia di Laterza, che dirigo, ho provato a invertire la rotta, ma i tempi sono lunghi. Cesare de Seta

Persone citate: Cesare De Seta, Le Corbusier, Michelucci, Movimento Moderno

Luoghi citati: Firenze, Italia