Jack lo Squartatore? Un'arma contro le donne di Angela Bianchini

Jack lo Squartatore? Un'arma contro le donne Dopo il ritrovamento dei presunti diari, una studiosa americana denuncia: ancora un'invenzione Jack lo Squartatore? Un'arma contro le donne «Entravano nella vita pubblica, la paura del mostro le ricacciò in casa» t5~t] N'invenzione, una delle : tante invenzioni che sono i fiorite da sempre intorno I alla figura di Jack lo w 1 Squartatore». Al telefono da Baltimora il tono di Judith Walkowitz è categorico nel bollare la notizia, rimbalzata da Londra, sul presunto ritrovamento del presunto diario di Jack lo Squartatore. Judith Walkowitz - storica del femminismo (ha collaborato alla monumentale Storia delle donne di Duby e Perrot), direttrice del «Women's Studies Program» della Johns Hopkins University di Baltimora - conosce molto bene la Londra vittoriana che fa da scenario a Jack the Ripper. Tanto da averle dedicato un lungo studio, City of Dreadjul Delight (Città di atroce delizia), pubblicato dalla University of Chicago Press. Per dieci settimane, nell'autunno del 1888, Londra fu atta- nagliata dal terrore suscitato dai racconti orripilanti sulle gesta di Jack, che con regolarità da produzione seriale sgozzava e accoltellava prostitute, dedicandosi anche, in alcuni casi, a sezionare i loro organi sessuali. City of Dreadjul Delight studia accuratamente il tessuto sociale e politico di Londra nei decenni precedenti i delitti dello Squartatore, per passare poi alle reazioni popolari e anche istituzionali: vale a dire gli articoli di una stampa che era già di massa e vantava moltissimi fogli scandalistici, con illustrazioni spesso più efficaci delle fotografie di oggi, e i rapporti di polizia, le inchieste dei coroners, le conversazioni di strada oppure delle intimità dei salotti. Come descrive assai bene la Walkowitz, in quelle settimane di terrore del 1888, a Londra, gli uomini si riuniscono nei club a parlare di scienza e sessualità, mentre le donne vivono gli stessi avvenimenti attraverso il codice culturale del melodramma e, in particolare, il temuto e anche aborrito melodramma della pro¬ stituzione. Ma da questo intreccio di fantasia./euiHeton e pseudoscienza, Judith Walkowitz fa saltar fuori un elemento fino a oggi sfuggito a tutti, e cioè la storia di Jack the Ripper come moralizzazione, come freno al femminismo. Ci spiega la Walkowitz: «Prima del 1888, le donne della media borghesia avevano cominciato a entrare nella vita pubblica. Erano filantrope, protestavano contro la vivisezione e contro la regolamentazione della prostituzione, erano finalmente libere di andare tutti i giorni a fare shopping nei quartieri commerciali. Di colpo, con la vicenda di Jack the Ripper, ci fu il freno, l'arresto. I tabloid accusavano le "donne di malaffare" di avere addirittura provocato il delitto, il Police Illustrated News sfoggiava in copertina "una signora spaventata a mor¬ te" da un falso Squartatore. Il Daily Telegraph osservava che quattro delle donne assassinate erano di mezza età e separate dal marito "in conseguenza delle loro abitudini dissolute". In alcuni quartieri si formarono bande di uomini che pattugliavano le strade mentre le mogli e le figlie rimanevano chiuse in casa, in preda al terrore». Attraverso le descrizioni dei pericoli in agguato per le donne che abbandonavano la retta via, ossia come si diceva allora «lo stretto sentiero della casa e del focolare», gli uomini, riuscirono anche quella volta a rinchiuderle a casa, a far loro abbandonare le vie, strette o larghe che fossero, del progresso che avevano appena intrapreso. Come dice Judith Walkowitz, anche i mostri possono essere strumentalizzati, specie contro le donne. E se le donne ci credono. Jack the Ripper è un personaggio eccezionale e emblematico nella sua capacità di risorgere nei momenti più impensati (a pensarci bene, perché proprio adesso questo ritrovamento delle sue memorie?). Per dimostrare che a volte, nonostante i pareri dei sociologi, la creazione letteraria ha in sé anche la verità sociale, varrebbe la pena di leggere una pagina poco nota dell'autobiografia di Léonard Woolf, il marito di Virginia. Ecco il brano di Sowing, (New York, I960): «Fuori della nursery, cose terribili e terrificanti accadevano nella Kensington e nella Londra di cinquanta o sessanta anni fa. Storie tenute segrete o sussurrate di Jack lo Squartatore... E, quando ero un po' più grande, a scuola, eravamo terrorizzati dalla donnina tutta vestita di nero che, nelle sere dell'inverno nebbioso, si nascondeva nelle strade di Kensington, pugnalava con un lungo coltello signori inermi, e poi spariva nell'oscurità e nella nebbia... E poi un'altra scena...: da una strada laterale che portava a uno dei più terribili slums di Kensington, comparvero due poliziotti che trascinavano una donna alta, che urlava e si dimenava. Li seguiva una piccola folla che brontolava ma aveva paura... La donna buttata in mezzo alla strada da un poliziotto, con il vecchio cappello che le va a finire nella fogna, mentre l'altro spingeva nelle loro tane il semicerchio di "esseri umani" che ghignavano». Proprio una City of Dreadjul Delight, Londra, negli anni in cui - osserva Léonard Woolf «la regina Vittoria celebrava il cinquantenario del suo regno». Angela Bianchini La Londra vittoriana: una vera «Città di atroce delizia» Pericoli in agguato per le donne che abbandonavano la «retta via»