Il cardinale apre alla lega

Il cardinale apre alla lega Il cardinale apre alla lega Martini: Tangentopoli insegna che la vecchia politica è finita MILANO. «Vi chiederete - dice il Cardinale - se questo documento ha qualche rapporto con Tangentopoli. La risposta è sì, la ricerca è stata programmata prima, ma i lavori hanno tenuto conto degli eventi, della fine di un modello, di una società disorientata e inquieta». Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, presenta così il documento diocesano dal titolo «Costruiamo insieme il bene comune», un messaggio destinato senz'altro a far discutere e a suscitar più di una polemica, e per più motivi. Dalla Chiesa di Lombardia, infatti, arriva un richiamo a rivedere i criteri della politica: più solidarietà, ma in un quadro di ampie autonomie, quasi leghista. E la coscienza che indietro non si torna, la vecchia politica va archiviata una volta per tutte. «La casa comune - commenta Martini presenta crepe e cedimenti, lo sappiamo tutti e ne siamo preoccupati. Ma stavolta non sarà sufficiente un'imbiancatura. Occorre un programma fondato su valori. E questo dev'essere un impegno preciso per tutti i cattolici. La casa comune è di tutti, non solo dei politici. Ciascuno, nel suo piccolo, deve operare per la casa comune». Sì, il documento diocesano apre a preoccupazioni e tematiche care alla Lega di Umberto Bossi. «La regione Lombardia risulta penalizzata - spiega il relatore - dai criteri del centralismo burocratico». E non è un relatore qualsiasi ma Angelo Caloia, presidente dello Ior, personaggio di spicco del mondo cattolico lombardo. Il documento è opera sua e di altri intellettuali della Cattolica, laici come Alberto Quadrio Curzio, economista di spicco, e Sandro Antoniazzi, ex sindacalista, successore di Mario Chiesa al Trivulzio; oppure religiosi come monsignor Merisi, vicario di Martini, o il gesuita Mario Reina. Tutti leghisti? «Macché - replica Caloia - la Lega non ha l'esclusiva di certi argomenti. A noi interessa lanciare un messaggio per la ripresa, qualcosa che consenta Il card. Carlo Ma ria Martini di liberare energie sul territorio. Di operare in profondità contro inefficienze, sprechi e ingiustizie». Già, e questo significa battersi «contro logiche centralistiche e burocratiche, contro criteri rigidi tanto da ottundere le autonomie e da deresponsabilizzare la classe dirigente locale». Insomma, non sarà un messaggio leghista ma è un fatto che la Chiesa di Lombardia sembra scendere in campo, accettare la sfida «senza paura di fare il gioco di qualcuno, di questa o quella forza, di quersto o quell'interesse» come si legge in un passaggio sottolineato dallo stesso Cardinale. La Chiesa di Tangentopoli, insomma, ha rotto gli indugi, anche alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali per Milano. E' una Chiesa ricca di fermenti, di interrogativi. Sempre con la de? O il cammino sarà un altro? «Questo documento - replica Martini - mi piace perché non vuol parlare ad un partito, ma a tutti i credenti». E si legge un passaggio severo verso i signori delle tessere: «non è più tempo di tranquillizzanti non risposte, costruite con la logica della vecchia politica, travolta del resto dai movimenti in atto nella società civile e nel corpo elettorale». Nessuna carta di credito per nessuno, quindi. La partita i cattolici la giocheranno sul terreno della nuova solidarietà, in una miscela tra pubblico e privato che non deve prescindere dall'efficienza, sia che si parli di sanità che di occupazione o ambiente. Insiste uno dei relatori, Lorenzo Ornaghi, e aggiunge che «non volevamo interlocutori partitici, ci interessano i gruppi, gli individui». Molta diplomazia, anche per non urtare contro le scelte e i documenti della Conferenza Episcoplae, tanto che Martini sottolinea di «non voler far concorrenza» a Ruini. Ma il dado è tratto: occorre una risposta politica di «alto profilo» alla sfida leghista, e Milano cattolica ci prova. «E' un bel documento - chiude Martini - difficile e coinvolgente», [u. ber.] Il card. Carlo Maria Martini

Luoghi citati: Lombardia, Milano