I vescovi bocciano Segni di R. I.

I vescovi bocciano Segni I vescovi bocciano Segni «Un errore il disimpegno dalla de» ROMA. Il mondo cattolico ufficiale non appoggia per ora Mario Segni. Anzi lo critica con toni piuttosto duri. ,«Questo non è il momento del disimpegno ma della partecipazione convinta», dice il'presidente dell'Azione Cattolica, Giuseppe Gervasio. E il Sir, il servizio informazioni religiose promosso dalla Cei, lo boccia senza mezzi termini. «La fortissima accelerazione dell'attualità, con cui Segni motiva la sua decisione scrive la nota ispirata dai vescovi - ne indica al tempo stesso la sconsolante realtà, finalizzata a trarre un preciso (e ben misero) dividendo politico personale dal risultato dell'imminente referendum per il Senato». Segni, dunque, sarebbe un opportunista. Solo critiche per lui? No: dall'area del cattolicesimo progressista arrivano anche incoraggiamento e consensi. La rivista Il Regno definisce la sua scelta «comprensibile, legittima e coerente». E nell'ultimo numero sottolinea che il referendum «non è appannaggio di alcun partito, tanto meno della de», perciò «il tono liberatorio con cui Martinazzoli ha accolto la lettera di dimissioni di Se¬ gni se non fa onore alla longanimità dell'uomo, dice tutta la debolezza politica del segretario della de» i E' con Segni la rivista Appunti di cultura e di politica che ha fra i suoi promotori Paolo Prodi, Nicolò Lipari e Pietro Scoppola. «Segni ha reso evidente la sua scelta che era implicita nella battaglia per un sistema elettorale maggioritario: si mette al servizio della costruzione di un ampio e pluralista polo progressista», scrive la rivista. Che aggiunge: «La valutazione sui meriti e i limiti della de è ormai affidata alla storia. Quello che è certo è che risulta ormai impossibile pensare a rinnovamenti dei partiti che facciano perno sulle tradizionali identità risalenti al periodo della guerra fredda se non a prima. Resta certo essenziale il contributo dell'ispirazione religiosa in politica, ma la tradizione cattolico-democratica è più ampia dei confini di un partito politico». Arrivano anche le prime prese di posizione degli intellettuali. Favorevoli a Segni. I primi: Luigi Pedrazzi, uno dei padri fondatori della rivista II Mulino e direttore dell'Istituto Cattaneo, e lo storico Pietro Scoppola, ex senatore democristiano e garante del patto referendario. > ; Si sono schierati a favore anche il sociologo Arturo Parisi, l'ex presidente della Furi Giorgio Tonini e l'ex presidente dell'Azione Cattolica bolognese Vittorio Prodi, fratello di Paolo, ex presidente dell'Iri. Fra le prossime adesioni, si fanno i nomi dell'economista Ermanno Gorrieri e del pedagogista Luciano Pazzaglia, mentre nelle università di Bologna, Roma, Milano e Trento sono in corso raccolte di firme in favore dei Popolari. Posizioni significative. Ma, nel mondo cattolico, pur sempre minoritarie. Spiega infatti il presidente dell'Azione Cattolica: «Più grave è la situazione, più forti devono essere le iniziative di rinnovamento. In questa fase, ogni inziativa di sfaldamento è più negativa che positiva». Quadrato con la de di Martinazzoli, dunque. Mentre l'agenzia dei vescovi è molto più severa. Arriva a paragonare Segni al leader della Rete Leoluca Orlando e li accusa entrambi di «personalizzare la lotta politica». [r. i.]

Luoghi citati: Bologna, Milano, Roma, Trento