Contro i referendari arruolato anche Gobetti

Contro i referendari arruolato anche Gobetti polemica. Rifondazione comunista riscopre il teorico liberale: «Ostile al maggioritario» Contro i referendari arruolato anche Gobetti la PIERO Gobetti viene arruolato nel fronte del No. Si avverte la necessità di freschi apporti culturali per ingaggiare guerra santa referendaria contro Mario Segni e i sostenitori del sistema uninominale? Ed ecco che Liberazione, il settimanale di Rifondazione comunista, a sorpresa estrae dal cilindro uno dei nomi più cari alla cultura liberale italiana: quello di Gobetti, il fondatore della Rivoluzione liberale, l'editore che giovanissimo tentò di costruire una trincea culturale contro il fascismo, il pensatore che auspicava per l'Italia nuovi e più solidi ancoraggi morali e che fu pestato a morte dagli squadristi. Titolo inequivocabile di Liberazione: «Gobetti: "Il maggioritario è fonte di corruzione"». E subito dopo ampi stralci di un articolo gobettiano del 1924, un j'accuse feroce contro le nefandezze dell'uninominale: «Il collegio uninominale è l'ambiente ideale in cui la politica si può fare attraverso una ristretta oligarchia, e davanti agli interessi personali tacciono gli interessi e i costumi di partito». «Frammenti di pensiero» «Un'operazione palesemente strumentale», commenta il filosofo Giacomo Marramao, di area pidiessina, referendario della prima ora, «prima di tutto perché è sempre sbagliato estrapolare frammenti di un pensiero omettendo il terreno storico e ideologico in cui è stato formulato, in secondo luogo perché nel caso specifico non è lecito sventolare la bandiera di Piero Gobetti ad un versante della sinistra, come quello che si aggrega in Rifondazione, che ha sempre digerito male gli elementi della cultura liberale». Del resto, l'obiettivo polemico dei nuovi seguaci di un Gobetti intransigente proporzionalista è individuato in quegli «intellettuali socialisti e pidies- sini che si sciacquano di continuo la bocca con la democrazia liberale» e che oggi, «davvero incredibile», si trovano «schierati con Segni contro Gobetti». Lo stesso obiettivo che è sottinteso ad un'altra riscoperta postuma, stavolta proposta dal manifesto, ma sempre in funzione anti-Segni. Il «quotidiano comunista», infatti, riesuma nientemeno che uno scrittore schivo e appartato come Antonio Delfini, scovando un testo introvabile del 1950 che Cesare Garboli ha inserito in una raccolta di scritti delfiniani di prossima pubblicazione per Garzanti: un'intera pagina del quotidiano dedicata ai patemi di uno scrittore che agli albori della discussione sulla leggetruffa ricorda con rabbia l'ambiguo precedente, ^(obbrobriosa legge elettorale» Acerbo del 1924. Lo stesso anno dello scritto gobettiano proposto da Liberazione. Come a dire: il maggioritario ha spianato la strada al fascismo. «Un abbaglio storico» Ricorrente argomento polemico agitato dal fronte del No che però lo storico Giovanni Sabbatucci giudica improprio e nient'affatto pertinente: «Chi richiama la legge Acerbo per attaccare il sistema uninominale prende un abbaglio storico: quel sistema elettorale si fondava sullo scrutinio di lista e cioè su un principio opposto a quello su cui si basa la scelta uninominale e inoltre ripartiva i seggi sui voti conteggiati su un collegio unico nazionale svincolando la formazione delle liste da ogni rapporto con i singoli collegi. Insomma tutt'altra cosa dal sistema uninominale. Un equivoco storico che offusca un elemento indiscutibile della storia: il fascismo è andato al potere grazie ad un sistema elettorale proporzionale». Che senso ha allora agitare lo spettro del fascismo, scomodare il pensiero di uno scrittore come Delfini (che tra l'altro, come ammette lo stesso manifesto, «era in verità per il collegio uninominale»), arruolare post mortem una bandiera del liberalismo italiano come Piero Gobetti sotto le insegne di Rifondazione comunista, e tutto per mettere un po' di carne nel fuoco di una campagna elettorale condotta senza esclusione di colpi? Giuseppe Tamburrano, storico socialista e sostenitore del No al referendum del 18 aprile, non esita a definire «illegittima» la scelta del settimanale di Rifondazione: «Loro hanno scelto un brano di Gobetti. Gli altri potrebbero citare brani di Luigi Einaudi in cui si sostengono tesi opposte. In questo caso, a quale delle due tesi dovrebbe guardare oggi il pensiero liberale?». «Ascari, mazzieri e prefetti» «La verità - secondo Tamburrano - è che l'analogia con l'Italia "uninominale" di Giolitti ha poco senso: allora non c'era il suffragio universale, la politica era ristretta in una sfera elitaria e le elezioni venivano manipolate con l'influenza di ascari, mazzieri e prefetti. Oggi la situazione è tutta diversa. Nei sistemi maggioritari, come quello francese, non si vota un singolo, ma un candidato che esprime un partito. Non è forse una differenza abissale rispetto ai tempi giolittiani?». Questione di stile, sostiene insomma Tamburrano, che voterà No al referendum di Segni ma con motivazioni diverse da quelle dei proporzionalisti puri. E senza portarsi appresso le ombre di Gobetti e Delfini. Anche perché, come sostiene Marramao, «non è corretto citare un autore soltanto quando dice cose che ci fanno comodo». Pierluigi Battista Un altro riesumato: Antonio Delfini, per la sua rabbia • contro l '«obbrobriosa legge Acerbo» Tambutrano: illegittimo citarlo Marramao: scelta strumentale ut- TambutrMarrama0$$0 ■0& Nelle foto in basso Piero Gobetti, l'intellettuale torinese che teorizzò la «rivoluzione liberale», e a destra lo scrittore Antonio Delfìni

Luoghi citati: Italia