Un Salone del libro Placido e senza bignè

Un Salone del libro Placido e senza bignè Annunciato il programma: al Lingotto di Torino dal 20 al 25 maggio, niente banchetti solo cultura Un Salone del libro Placido e senza bignè A confronto letteratura, giornalismo e tv. I riflettori sulla mafia Y*] TORINO L ' I annuncia molto placido m il sesto Salone del Libro, I | al Lingotto dal 20 al 25 ^ 1 maggio. Placido nel significato di tranquillo e un po' anche dimesso, obbligata scelta di austerità, in un «clima di pericolosità economica», come ha detto ieri il presidente Accornero, nonostante il suo testardo ottimismo: un taglio al bilancio del trenta per cento, un miliardo in meno rispetto ai 3,3 spesi l'anno scorso, 300 milioni risparmiati rinunciando a tartine e dolcetti della serata inaugurale. E placido nel senso di Beniamino Placido, neoregista del programma di convegni e dibattiti: il che significa supplire con la fantasia e la forza delle idee alla debolezza del portafogli (Placido ha dato per primo l'esempio autodimezzando il proprio compenso). In un mercato editoriale ripie- gato in trincea, si rilancia la sfida del libro come prima, irrinunciabile sorgente di «realtà virtuale», più affascinante, avventurosa e creativa di ogni macchina informatica, capace con il solo potere della parola di inventare nuovi spazi, muoversi nel tempo, suscitare emozioni e pensieri, più della tecnologia e degli sciamani. Al centro del Salone, tra nuovi stand che Accornero promette «più accoglienti e meno compressi», la sorpresa sarà proprio un'invenzione, un «marchingegno» (per ora nessuno vuol rivelare altro) col quale ogni visitatore potrà sperimentare questo viaggio di andata e ritorno tra pagina scritta e mondi virtuali. Per altro il Salone resterà più che mai aderente alla quotidiana, turbolenta realtà della cronaca. Si spediranno quattro informali «Avvisi di garanzia» a Gian Arturo Ferrari, Cesare Annibaldi, Aldo Grasso, Giovanni Pacchiano: con un pubblico ministero, il giurista Gustavo Zagrebelsky, si dovrà verificare se davvero è in atto un «decadimento della lettura», se eventuale colpa o dolo vanno suddivisi tra editoria spazzatura e civiltà dell'auto, scuola inefficiente e tv onnivora. Cercando una via d'uscita nel richiamo a vocazione e professionalità si chiederanno i «Segreti del mestiere» al critico d'arte Federico Zeri, al pubblicitario Oliviero Toscani, a Francesco Orlando in veste di musicologo. Due i convegni «da prima pagina»: le «Letterature del Mediterraneo», organizzato dal Grinzane Cavour, con Ben Jelloun e Kadaré, Matvejevic e d'Ormesson e altri scrittori dal Libano a Israèle, dalla Turchia alla Grecia, testimoni di un ribollente crogiuolo di lingue, culture, fedi. E poi, a un anno dalla morte di Falcone (la notizia ammutolì il Salone quella tragica domenica, 23 maggio), una mostra bibliografica e un dibattito sulla mafia. L'attualità del libro (in sintonia con un pubblico che sempre più legge d'impulso, per capire il presente) sarà il filo conduttore dei numerosi incontri proposti dai grandi quotidiani, da La Stampa al Corriere della Sera, da Repubblica all' Unità all' Avvenire: un «Viaggio intorno alla Russia» con Sergio Romano, Ambarzumov, Chiesa e Mauro; un confronto tra giornalismo scritto e giornalismo tv (con Lerner, Minoli e Santoro) e la precaria convivenza tra libri e tv (con Augias); l'altra cultura di Milano, tra satira, moda, pubblicità; lo slang dei giovani; la presenza (o ignoranza?) della Bibbia nella nostra cultura religiosa. Si aggiungano più tradizionali appuntamenti letterari (una «lezione americana» di Eco su d'Artagnan, la «coppia più bella» del romanzo attraverso il referendum di Tuttolibrì, il check-up dell'Indice sul ruolo delle recensioni). Ci si prepari ai consueti «lavori» degli addetti, librai e bibliotecari (solo per loro il Salone aprirà le porte ogni mattina un'ora prima). Non si dimentichino le iniziative, forse meno eclatanti quanto meritorie, rivolte a quella scuola che dovrebbe far germinare il piacere di leggere. Si attendano gli arrivi delle star da bestseller invitate dai singoli editori. Con questo menù che Placido si appresta a «cucinare» con ogni spezia, bandendo solo la noia (e includendo anche un «viaggio letterario nel vino», con Folco Portinari) il Lingotto atten¬ de i suoi centomila visitatori. Sembra proprio che non si sia dimenticato nulla: a parte, forse, una riflessione sui «rnillelire», fenomeno editoriale del '92. Spicca per contrasto la mostra del tascabile antico intitolata alla Fondazione Berlusconi. Quanto alla «Fondazione» che dovrebbe dare sicurezza economica al Salone rimane impastoiata tra carte e difficoltà, ora del pubblico ora del privato. E non c'è all'orizzonte nessun Cavaliere, evocato alla vigilia come possibile, generoso partner. Luciano Gerita La macchina per scrivere realtà virtuali Umberto Eco condurrà una ^Lezione americana» su D'Artagnan A lato: Beniamino Placido e il «logotipo» del Salone

Luoghi citati: Grecia, Grinzane Cavour, Israèle, Libano, Milano, Russia, Torino, Turchia