Inquisiti la dc fa quadrato di Francesco Grignetti

Inquisiti, la de fa quadralo Inquisiti, la de fa quadralo «Igiudici usano il sospetto come regola» ROMA. Con le ultimissime arrivate ieri alla Gtfmera, sono 248 le richieste di autorizzazióne a procedere contro un deputato. Centotrentatré richieste esaminate, centoquindici giacenti: è stato un lavoro massacrante, finora, quello della Giunta. E di processi ancora non c'è traccia. Ma se fino ad ieri in casa de aveva prevalso il silenzio, da oggi si cambia registro. Le accuse a Gava, Scotti e Andreotti, insomma, hanno lasciato il segno. Così ieri lo stato maggiore democristiano ha deciso una nuova strategia. E subito si nota che nei documenti democristiani ci sono accenti nuovi. Toni da battaglia. «Rinserriamo le fila, resistiamo al tentativo inammissibile di annientare l'onore e il valore della de», è l'urlo di guerra che sale da piazza del Gesù. «Siamo raggiunti - scrive la direzione de, con trasparente riferimento alle inchieste di Napoli e di Palermo - da un sospetto infamante che rifiutiamo con sdegno. La dilatazione capziosa di alcune iniziative giudiziarie, la pretesa di elevare a verdetto le asserzioni di pentiti di mafia e camorra, l'insinuazione del sospetto come regola di legalità, costituiscono una deriva rovi¬ nosa che, se non contrastata, travolgerà non tanto noi quanto le stesse istituzioni repubblicane». Poi un invito: «La de vuole la verità e chiede ai giudici di dare la verità con processi rapidi e limpidi». Ancora una volta, insomma, la democrazia cristiana di Mino Martinazzoli fa pressioni sui giudici perché accelerino le loro indagini e si arrivi finalmente ai processi. Su questo argomento, poi, ci sarà presto un'assemblea congiunta di deputati e senatori de. Sarà l'occasione del grande sfogo degli inquisiti. Ma che il clima sia cambiato, si vede già nelle piccole cose. Ieri mattina la Giunta per le autorizzazioni a procedere esaminava la questione dell'onorevole foggiano Cosimo Di Giuseppe. Una storia di mazzette e di nastri trasportatori, costruiti per il porto di Manfredonia e conditi dalla voracità di politici locali e nazionali. E' la storia, per intenderci, che ha coinvolto Antonio Cariglia e Cirino Pomicino. L'on. Di Giuseppe è accusato di aver intascato una mazzetta di milleseicento milioni. Lui ammette un contributo elettorale clandestino, ma di somma molto infe- riore. «Io ho preso solo l'osso, gli altri la polpa», è stato il suo commento a caldo, riportato da molti testimoni. Ieri la maggioranza ha votato compatta contro l'autorizzazione. Ora si vedrà in Aula se le indagini potranno proseguire oppure no. Ma intanto le opposizioni polemizzano. «Non capisco proprio questo atteggiamento; Di Giuseppe è un reo confesso», sostiene il radicale Roberto Cicciomessere. «Se episodi analoghi si ripetessero, la Giunta tornerebbe ad essere uno strumento di impunità politica», reagisce Severino Galante, di Rifondazione. «Un fatto gravissimo, un messaggio inequivoco all'intera magistratura», sostiene Mauro Paissan, dei Verdi. Invece sarebbe tutto un equivoco, secondo i democristiani. L'onorevole Gabriella Zanferrari ha sostenuto che «si voleva semplicemente invitare il magistrato a riesaminare gli atti in modo da formulare una ipotesi di reato più rispondente agli elementi». E ha spiegato Roberto Pinza, altro commissario de: «Nessuna intenzione di "coprire" Di Giuseppe. Figurarsi, noi abbiamo concesso ben altre autorizzazioni e non ci saremmo certo esposti per difendere un collega che francamente non ha nessun peso politico. Sarebbe ridicolo». Ma le opposizioni gridano al blitz. Dicono che la de ha cambiato atteggiamento nelle ultime ventiquattr'ore. Che il caso Di Giuseppe è solo il primo di una nuova serie. «E' vero che c'è ormai un'atmosfera sovraeccitata - risponde Pinza - e che è interesse di tutti perché la Giunta non si lasci prendere dall'ansia. Bisogna esaminare caso per caso. E se le richieste del giudice non sono corrette, è nostro diritto chiedere un chiarimento». Francesco Grignetti Roberto Pinza membro democristiano della ,, giunta per le autorizzazioni della Camera

Luoghi citati: Manfredonia, Napoli, Roma