Nei rifiliti d'oro spunta Gelli di Fulvio MiloneRenato Altissimo

Un patto tra camorra e politici per la gestione delle discariche Un patto tra camorra e politici per la gestione delle discariche Nei rifiliti d'oro spunta Gelli Napoli, indagati Altissimo e De Lorenzo NAPOLI. Una montagna di rifiuti d'oro ha arricchito camorristi e politici. Questa volta il patto d'acciaio la mala vesuviana l'avrebbe stretto con una parte del pli napoletano, quella che fa capo a Raffaele Perrone Capano, ex assessore provinciale all'Ambiente inciampato in <(Adelphi», nome in codice di un'indagine a trecentosessanta gradi sulle attività criminali nelle province di Napoli e Caserta. Ma nel rapporto di quattromila pagine (21 volumi) inviato dai militari del gruppo Napoli 1 ai giudici c'è molto di più: si parla di voti pilotati e di tangenti, si citano ancora una volta leader nazionali del partito come Renato Altissimo, chiamato in causa in qualità di ex segretario del pli. Altissimo smentisce infuriato e protesta contro «i tentativi di linciaggio morale in seguito ad accuse deliranti di un pentito». Dall'enciclopedico dossier saltano fuori altri tre nomi noti. Uno è quello di Rosario Gava, fratello dell'ex ministro dell'Interno Antonio. Il secondo è Francesco De Lorenzo, che ha già collezionato tre avvisi di garanzia nelle inchieste sulla Tangentopoli napoletana. Anche lui protesta: «Sono esterrefatto per il modo con cui giornali e tv forniscono notizie su testimonianze deliranti». Il terzo nome è quello dell'onnipresente Licio Gelli. Ieri i militari hanno ispezionato «Villa Wanda», la residenza di Arezzo dell'ex maestro venerabile. Ma il capo della P2 se la ride: «Non hanno portato via niente, cercavano floppy disk in una casa dove non esistono computer», ha fatto dire al suo avvocato. Nelle stesse ore, a Roma, è scattata un'altra perquisizione nell'ufficio di una collaboratrice di Altissimo. Il bilancio dell'operazione sembra un bollettino di guerra: 115 ordini di custodia cautelare, 34 dei quali notificati in carcere ad altrettanti camorristi; 49 persone arrestate nella notte tra lunedì e martedì; 32 latitanti. Nei prossimi giorni è prevista una raffica di avvisi di garanzia. L'inchiesta è divisa in due tranche. La prima, tutta sulla ca- morra, ha messo a nudo un'alleanza segreta tra nove clan che avevano organizzato un traffico internazionale di droga e di armi e una truffa da trecento miliardi ai danni della Nato, attraverso la vendita di migliaia di buoni falsi per l'acquisto del carburante intestati al Comando di Bagnoli. L'aspetto più inquietante, però, è quello relativo alla seconda parte dell'inchiesta, che riguarda le discariche spuntate come funghi in Campania: un affare d'oro, sul quale i camorristi avrebbero messo le mani con l'aiuto dei politici. Nei ventuno volumi consegnati dai carabinieri ai magistrati c'è il racconto di una storia che rasenta l'incredibile. Il filo conduttore è la lunga confessione del camorrista pentito Nunzio Perrella. Perrella ha esordito con una battuta che ha lasciato di stucco gli investigatori: «Ho partecipato all'ultima campagna elettorale del pli, raccogliendo 350 milioni per il partito». Poi ha svelato l'accordo segreto che sarebbe stato raggiunto con i politici per la gestione delle discariche: «La camorra le controlla tutte. Per le autorizzazioni non ci sono problemi: ci pensa Raffaele». Raffaele Perrone Capano, uomo di punta del pli, docente universitario e consigliere di amministrazione del Banco di Napoli, a quell'epoca era assessore pro¬ vinciale all'Ecologia. Ora è in prigione per corruzione, falso e abuso d'ufficio. Perrella lo accusa di aver fatto carte false pur di concedere le licenze. Grazie a lui, dice, in Campania sarebbe arrivato un fiume di rifiuti provenienti prevalentemente dalla Toscana. Ed ecco il primo business: i camorristi avrebbero imposto agli autotrasportatori una «tassa» di 25 lire per ogni chilogrammo di immondizia. Secondo espediente: spesso i Tir carichi di immondizia scaricavano il materiale in altre discariche clandestine, consentendo così alle ditte destinatarie di incassare miliardi per prestazioni mai avvenute. Le tangenti sarebbero state riscosse dai «guaglioni» della banda di Francesco Bidognetti, che avrebbero fatto a metà con l'assessore. Meno definito è invece il ruolo che nella vicenda dei rifiuti d'oro avrebbero ricoperto Gelli e Rosario Gava, il fratello dell'ex ministro. Anche loro sarebbero sospettati di avere fatto accordi con la banda Bidognetti. Secondo gli investigatori Gava sarebbe socio di fatto con esponenti della camorra nella «Di.Frabi», titolare di una delle discariche incriminate. Si indaga anche sul venerabile. I carabinieri sarebbero in possesso di indizi concreti sulla sua partecipazione all'affare. Fulvio Milone Un pentito li chiama in causa ma i due leader liberali respingono ogni accusa Emessi 115 mandati di cattura Amelia Cortese Ardias, esponente del pli, era nel mirino della camorra Sopra l'ex segretario liberale Renato Altissimo

Luoghi citati: Altissimo, Arezzo, Campania, Caserta, Napoli, Roma, Toscana