Tre leader per i cattolici alla ricerca di rinnovamento di Maria Grazia Bruzzone

Tre leader per i cattolici Tre leader per i cattolici alla ricerca di rinnovamento dopvo "diIuvio ROMA. Segni, Orlando, o ancora la vecchia nuova de di Mino Martinazzoli: da chi si sentiranno rappresentati i milioni di cattolici che fino a ieri bene o male si sono riconosciuti nel partito di De Gasperi? Nel momento dell'esplosione partitica quale leader cattolico ha più «chances» nel raccogliere l'eredità più vera della de? A dirlo saranno gli elettori. Ma, a sentire oggi le maggiori organizzazioni cattoliche, non ci sono dubbi: Segni o non Segni, Orlando o non Orlando, l'erede della de rimane per ora la de. Non lo hanno appena detto i vescovi della Cei invitando a restare uniti e a «superare sterili contrapposizioni e ostinati antagonismi che contraddicono il valore autentico della politica»? Segni per ora, semplicemente «non esiste». Come non esiste quasi la notizia del suo gesto, sull'Osservatore Romano di ieri, che la confina in dodici righe a pagina 8. E tutti gli altri lo criticano. A cominciare da Civiltà Cattolica, l'autorevole rivista dei Gesuiti. «La decisione di Segni fa chiarezza ma aumenta la frammentazione del quadro. Ed è fuori tempo perché arriva prima che il congresso de si sia pronunciato sul rinnovamento», è il parere di padre Michele Simone, redattore capo della rivista. Segni non coagulerà comunque una parte di cattolici? «Alcuni lo seguiranno. Ma quel che più conterà saranno i programmi e le persone che presenterà. L'epoca delle deleghe in bianco è finita per tutti». Critiche a Segni efiducia al rinnovamento di Martinazzoli vengono dal Movimento cristiano dei lavoratori e da Comunione e Liberazione. E' pessimista Nazzareno Figorilli, presidente di Mei: «Segni inizia un'avventura come quella di Orlando che porta all'emotività e all'esasperazione, un partito senza futuro, anziché ripulire quelli esistenti, come la de». Il movimento ecclesiale di Don Giussani segue i precetti della Cei. «Per quel che ci riguarda, in questo momento difficile auspichiamo un'attenzione ancora maggiore a forme unitarie» spiega Rondoni, portavoce del movimento. Dunque con la de? «Finora è stato così, se domani qualcosa cambierà, saranno i vescovi a dircelo e noi ci atterremo». Segni non può rappresentare un'alternativa cattolica? «Bisogna chiederlo a lui. Forse non lo sa nemmeno lui. Ma le indicazioni dell'episcopato finora sono chiare». Dubbi, oltre che critiche. Come se neppure tutti siano fino in fondo convinti che alla fine Segni fonderà davvero un partito altro, diverso dal suo. Padre Bartolomeo Sorge, per esempio, il gesui- ta di Palermo. Che si chiede se quello del leader referendario non sia stato solo «un gesto personale, per ridare credibilità al partito», «un monito alla de perché acceleri i tempi del rinnovamento»,«un gesto significativo per salvare la campagna referendaria». Anche se, a ogni buon conto auspica che Segni «non ceda alla tentazione di un nuovo partitino». Un auspicio che suo¬ na come un monito. In modo un po' diverso, il presidente delle Acli Giovanni Bianchi rilancia un'unità dei cattolici a vasto raggio, «da Martinazzoli ai Popolari di Segni, propone una convenzione, dai cattolici di sinistra di Carta 93 alle Acli, la Cisl, i movimenti di base, la Coldiretti, fino a Orlando», che Bianchi riconosce a pieno titolo come cattolico: «Tutti intorno a un programma per il Paese, perché lo schema di una de come grande partito moderato ormai è improponibile». L'unico a spingere Segni verso la scissione totale, resta padre Pintacuda. Anzi. Dandola per scontata, l'antagonista di padre Sorge, l'inventore della Rete, chiede al capo dei Popolari «un gesto di chiarezza», invitandolo a evitare il gattopardismo, schierandosi per il «no». «Se continuerà a sostenere il sì, non farà altro che diffondere false illusioni sulla possibilità di rianimare un regime al collasso». Ma forse un puntò fermo c'è. «E' finita la de» titolerà domattina II Sabato, il settimanale che fa capo al Movimento Popolare. E il direttore Alessandro Banfi, spiega., «L'unica cosa che ho registrato è che la de supermarket, la de partito di tutti, è finita per sempre». Maria Grazia Bruzzone Nella foto a sinistra il presidente delle Acli, Bianchi. A fianco, padre Pintacuda

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