lacp, tre condanne per falso
lacp, tre condanne per falso lacp, tre condanne per falso Costi gonfiati per restaurare 13 anni fa l'ex Albergo di Virtù Si è chiuso in tribunale anche il secondo troncone di una vecchia inchiesta sull'Istituto autonomo case popolari: la vicenda risale ad oltre tredici anni fa. Si è chiuso con la condanna di tre imputati a pene lievi per il reato di falso in atto pubblico. Francesco Alborghetti (aw. Scaparone), ex direttore tecnico dell'istituto, e Salvatore Migliore (aw. Zancan) sono stati condannati ad 8 mesi di carcere, con il beneficio della sospensione condizionale. L'architetto Sergio Torre (aw. Musumeci), che era responsabile del cantiere con la collega Cimma, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato ed è stato condannato a 6 mesi. E' stata invece stralciata, per malattia dell'imputata, la posizione di Milena Cimma (aw. Albanese). Parte civile per l'istituto era l'awocato Rossa: i danni verranno liquidati davanti al tribunale civile. Anche la Corte dei conti si deve pronunciare. E' stato invece assolto l'ex presidente socialista dell'ente Carlo Bosco (aw. Albanese). Assunse la carica sei mesi dopo i fatti contestatigli: la terza sezione penale (presidente Maccario) del tribunale ne ha preso atto e ha ritenuto che l'esponente politico non può avere avuto responsabilità di alcune genere. Bosco era stato in carcere per alcuni mesi. Il falso in atto pubblico è scattato per la procedura seguita per assegnare l'appalto della ristrutturazione dell'ex Albergo di Virtù di piazza Carlina 15: il giorno dopo la licitazione privata e l'affidamento all'impresario Salvatore Migliore dell'incarico si dispose l'avviamento dei lavori con procedura d'urgenza e li si sospese immediatamente. Il cantiere mai aperto - lo storico palazzo era ancora abitato dai vecchi inquilini - venne formalmente chiuso per cinque mesi, una prima volta, e poi, dopo l'inizio effettivo dei lavori, chiuso ancora per oltre un anno. Il giudice istruttore Sorbello rinviò a giudizio nel '90 gli imputati perché a Migliore furono «riconosciuti dallo lacp un risarcimento danni per "fermo cantiere" assolutamente ingiustificato e una rivalutazione dell'importo contrattuale nettamente superiore al dovuto». I periti calcolarono il danno per lo lacp in 545 milioni.
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