Senna c'è un Dio al volante

34 Classe e fortuna hanno aiutato il brasiliano a vincere il duello con Prost Senna, c'è un Dio al volante «La Provvidenza ha fatto piovere» Con la McLaren rinviato l'accordo SAN PAOLO DAL NOSTRO INVIATO Ayrton Senna, talento, sorte, emocào. Con queste quattro semplici ma centratissime parole, un giornale ha sintetizzato ieri il risultato del Gran Premio del Brasile. Se il tre volte campione del mondo è stato il protagonista della corsa con la sua inimitabile classe, la fortuna lo ha aiutato a vincere, in una girandola di brividi, con incidenti e colpi di scena a ripetizione. E' stato, del resto, lo stesso pilota a riconoscere che senza il temporale rovesciatosi sul circuito poco prima di metà gara, non avrebbe ottenuto questo successo: «Come una provvidenza divina, la pioggia è arrivata a salvarmi. Altrimenti non avrei potuto fare nulla contro la Williams. Quando Dio vuole una cosa, nessuno può opporsi». Ed ecco spuntare fuori nuovamente il Senna mistico e religioso, il ragazzo che viaggia sempre con la Bibbia nella valigetta, che sovente viene sorpreso a leggere, anche nei momenti più impensati. Un personaggio però dalle mille contraddizioni: magari prega in Chiesa, ma non disdegna di rivolgersi alla magia nera, alla macumba. Complicato ma prevedibile, capace di amare e di odiare con la stessa intensità, per certi versi generoso e per altri avaro peggio di uno scozzese, introverso e gran parlatore, quasi sempre coraggioso ma anche pusillanime. Un protagonista dello sport che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, che offre sempre spunti, che dà spettacolo, non soltanto in pista, come il suo nemico Prost. Un pilota che minaccia sino all'ultimo un ritiro forzato e dopo due gare si trova in testa al Mondiale di FI, continuando un assurdo braccio di ferro con la sua squadra, la McLaren. Prima voleva la Williams a tutti i costi, poi ha accettato di correre, ma solo di gara in gara, con un'assegno di un milione di dollari (1 miliardo e 600 milioni per volta), pronta cassa. E la lite con Ron Dennis, padre padrone del team inglese continua. Senna vince e gli mette sul piatto della bilancia la sua enorme bravura. Dall'altra il manager tiene duro, vuole un contratto di due anni e offre meno soldi di quanti richiesti dal brasiliano. «Non posso dire nulla sul contratto - afferma Ayrton con una smorfia di dolore sul volto, come se avesse un coltello piantato nella schiena -. Non voglio dire. Non so cosa succederà. Nessuno lo sa. Dipende da lui». Lui chi? Dio, il suo santo protettore, o soltanto da Ron Dennis. Senna non risponde più, parla della corsa, del dopo corsa: «Alla fine ho avuto due volte paura. Prima, quando a due giri dal termine si è accesa la spia dell'olio del motore e ho temuto di rimanere beffato. Ho rallentato e ce l'ho fatta. Poi, quando la mia vettura si è fermata e i tifosi mi hanno circondato. La gente credeva di dimostrarmi il suo affetto. Ho preso un sacco di pugni in testa. Stavo dentro l'abitacolo, rannicchiato, aspettavo che arrivasse qualcuno. Mi hanno salvato i poliziotti, altrimenti andava a finire che mi ammazzavano, soffocandomi per amore». Ayrton dice che ora si riposerà, poi riprenderà al più presto le trattative con Dennis. Lo vedremo nella prossima gara a Donington, l'I 1 aprile? O al suo posto, sulla McLaren numero 8 ci sarà il finlandese Mika Hakkinen? Alain Prost è sicuro che l'arcinemico sarà in pista. «Piange sempre, gli piace fare la commedia, anzi drammatizzare le situazioni - borbotta il francese -, Vedrete che alla fine tutto andrà a posto. Ma è interesse comune che Senna ci sia. Un bene per la FI. Così come è stato positivo che domenica abbia vinto lui. Siete tutti contenti, no? Lo spettacolo è assicurato. Noi abbiamo sbagliato e paghiamo. E' destino che debba guadagnarmi le mie soddisfazioni lottando sino in fondo. E' una battuta, ma ho persino sentito qualcuno che diceva che i Grand Prix dovrebbero avere la pioggia obbligatoria per essere più belli». Nelson Piquet, che nei giorni scorsi aveva fatto il suo ritorno nell'ambiente (accompagnato dall'ennesima stupenda e giovanissima fidanzata) dopo il terribile incidente dello scorso anno a Indy, essendo una malalingua, sostiene che il futuro di Prost non sarà così roseo come potrebbe sembrare. «Con quel fortunello di Senna - dice - finirà che a Donington arriverà la nuova Benetton di Schumacher per mettere tutti d'accordo. E Alain le beccherà sempre». Se non fosse che la FI, almeno sul piano dei costi e degli impegni delle squadre, è una cosa seria, con questi personaggi si potrebbe mettere in piedi una nuova edizione della fortunatissima serie di «Drive In». I comici non mancano. Cristiano Chiavegato ■M | n 5^', > ^ Nella sequenza, la Ferrari di Berger (sopra) urta contro il muretto mentre la McLaren del pilota americano vola in aria; a lato, la vettura ricade sulle quattro ruote nel prato dopo una serie di paurose piroette Pronti, via: la partenza e il momento piu pericoloso; lo conferma I'incidente di San Paolo tra Berger eAndretti conclusosi per miracolo senza vittime

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