E' morto Itolo Tajo di Giorgio Pestelli

E' morto Itolo Tajo Il grande cantante, 78 anni, viveva in America E' morto Itolo Tajo Geniale e ironico, duttile interprete Che grande cantante è stato Italo Tajo! che grande uomo di teatro e conoscitore di musica; e quante ne ha viste e passate in una straordinaria carriera cha da Pinerolo, dove era nato 78 anni fa, lo ha portato a concludere la più operosa delle esistenze a Cincinnati, dove da tempo, ritiratosi dalle scene, insegnava canto e «scuola d'opera». La prima cosa che meravigliava in Tajo era la vastità del repertorio: con la sua intelligenza e la sua musicalità non c'era personaggio o espressione vocale, antica o moderna, seria, buffa, ironica o patetica che gli sfuggisse. Dopo aver studiato a Torino con la Nilde Stinchi Bertozzi, esordi al Regio nel marzo del 1935 come Fafher nell'«Oro del Reno» diretto da Fritz Busch: erano i tempi, ormai passati in leggenda, in cui Tori¬ no era un centro wagneriano di valore europeo; fu ancora il toscaniniano Busch che lo condusse a Glyndebourne, non per buttarlo subito in scena, ma per impegnarlo in quell'ambiente eletto e maturarlo in un assiduo studio dei personaggi mozartiani: traguardo raggiunto a livelli altissimi, ma non inferiori alle parti comiche di Rossini e Donizetti; e poi lo vediamo nel 1942, all'Opera di Roma, cantare nella prima esecuzione italiana del «Wozzeck», e poi penetrare il genere sognante e vaporoso del «Don Chisciotte» di Massenet, e poi volare dagli estremi del «Boris», del «Faust» e di «Mefistofele» alla commedia musicale di Broadway, e dal cinema al Novecento di Prokofiev e Malipiero, e dall'amenità di Nino Rota all'asprezza di «Intolleranza 1960» di Nono. Lo studio meticoloso del personaggio, nella presenza scenica e fin nei particolari del costume, era la base della sua proteiforme capacità: la fedeltà al testo non era pedanteria, e da vero interprete sapeva inventare e adattarsi la parte come un vestito: geniale resterà, come Leporello nel «Don Giovanni» di Mozart, il suo «Viva la libbertà», con doppia b, nel finale dell'atto primo: mentre tutti inneggiano solenni alla libertà, tanto da diffondere minacciose profezie rivoluzionarie, la «libertà» di Tajo era il tocco da nulla che di colpo innalzava la «mediocrità» di Leporello dalla finzione della scena alla realtà del personaggio e alla verità dell'uomo medio. Giorgio Pestelli Italo Tajo con la musicalità non c'era personaggio che gli sfuggisse

Luoghi citati: America, Cincinnati, Pinerolo, Roma, Torino