Mitterrand benedice la Destra di Enrico Benedetto

Il Presidente: rispetterò la volontà di cambiamento del popolo ma Maastricht non si tocca Il Presidente: rispetterò la volontà di cambiamento del popolo ma Maastricht non si tocca Mitterrand benedice la Destra II gollista Balladur è primo ministro PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Francesi, rispetterò con il massimo scrupolo il vostro desiderio di un'altra politica». Francois Mitterrand s'inchina - deve costargli parecchio - alla volontà popolare che ha umiliato il «suo» ps, ed estrae neppure 24 ore dopo l'Uomo Nuovo (è un déjà-vu, ma cinque anni di socialismo l'avevano messo in cantina» che il Paese attendeva: Edouard Balladur. «Gli affido l'incarico - spiega - per la sua competenza. Mi sembra inoltre il più adatto a riunire le varie formazioni della nuova maggioranza». «Auspico formi il governo in tempi previssimi. La Francia non può aspettare a lungo». Il messaggio presidenziale raggiunge i francesi alle 20 precise dall schermo tv. Reti unificate. Frangois Mitterrand appare in buona forma. Giacca blu, cravatta a puntini gialli. Formule abituali per l'esordio («Cari compatrioti...») e la chiusura («W la Francia, VV la Repubblica»), In mezzo, un testo senza alcuna retorica. Non è l'ora per dare lezioni, semmai riceverne. L'Eliseo glissa sullo scacco del 21-28 marzo: solo due frasi in cui «prende atto». Sarebbe tuttavia impietoso descrivere la sua reazione come un «non capisco ma mi adeguo». Prima o poi conosceremo in dettaglio la sua analisi, che peraltro lasciava filtrare all'esterno già da qualche mese. Ma ieri sera il tema impellente era un'altro: come voltar pagina. Francois Mitterrand addita Balladur e l'onda lunga di cui è alfiere. Ammonisce i vincitori: «Mi auguro che ritrovino le vie per rispondere alle aspirazioni espresse dai francesi». Quindi ricorda la parola d'ordine: «Lavorare, lavorare tutti insieme per la Francia». Chi paventava un Mitterrand dimezzato, prigioniero della clamorosa sconfessione inflittagli domenica scorsa, può rassicurarsi. L'autocontrollo ha prevalso. Nessuna dolorosa recriminazione, ancor meno sfide plateali. Tono dimesso, ma efficace. «Mi conformerò ai doveri e alle prerogative attribuitemi dalla Costituzione». Cioè «Obbedisco», non meno che «Obbeditemi». E qui arriva la messa in guardia sull'intangibilità delle attribuzioni presidenziali. «Veglierò a che Difesa e politica estera francesi avanzino nella continuità». Giù le mani, insomma. I ministrabili rispettivi (Charles Pasqua, si vocifera, per le Forze Armate) e Frangois Léotard - o Alain Juppé - al Quai d'Orsay) sono avvisati. Secondo monito: «Applicare Maastricht "sans esprit de retour"». Indietro non si torna, qualunque sabotaggio dell'ala rpr antiMaastricht risulterebbe inammissibile. Ultimo punto fermo, il sistema monetario europeo. Alcuni gollisti ne avocavano l'abbandono. Jamais, tuona Mitterrand. L'Eliseo delimita il terreno, segnalando le aree off limits per l'esecutivo. Edouard Balladur, europeista feroce e cittadino rispettoso, non potrà che essere d'accordo. Ieri sera la prima conversazione tra i due ha ecceduto le normali regole di pura cortesia: oltre 70 '. Il premier esce dall'Eliseo con le idee più chiare e qualche promessa. Afferma che vuole un'équipe d'attacco. Fra ministri e sottosegretari- si vocifera - non dovrebbero oltrepassare i 26, una bella cura dimagrante. «Coerenza, efficacia, solidarietà», tambureggia Lord Balladur. «E' indispensabile raccoglierci attorno all'azione riformatrice. Il nostro Paese attraversa una crisi. Dobbiamo mobilitare ogni energia per superarla. Nostro primo traguardo è ristabilire la fiducia compromessa, raddrizzare la Francia». Il governo è questione di ore. Le trattative in seno a rpr-udf parrebbero virtualmente al termine. Tredici rpr e tredici giscardiani: sentenza salomonica. Giscard scorda le ambizioni per Matignon e plaude. Come Chirac, si asterrà dal figurare nel gabinetto Balladur. Tra le vecchie conoscenze, Simone Veil (Giustizia). Per l'eredità Lang, duello Toubon-Carignon. E già s'ipotizza Jean De Gaulle - il nipote, classe 1953 - alla Cooperazione. Socialismo addio: ritorna la vecchia guardia. Enrico Benedetto Il nuovo leader «Riformo la Francia e taglio i ministri» Il nuovo premier francese il gollista Edouard Balladur

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