« Andreotti? Mai conosciuto» di Roberto Martinelli

6 « Andreotti? Mai conosciuto» Il magistrato: le sentenze erano collegiali SETTE ANNI DI SOSPETTI CORRADO Carnevale è il pilastro che regge tutto il castello accusatorio delle accuse della procura di Palermo a carico di Giulio Andreotti, nelle quali si prospetta la suggestiva ipotesi di essere il più autorevole padrino di Cosa Nostra. 11 ruolo svolto dal magistrato costituisce l'elemento sul quale potranno trovare riscontro le accuse dei pentiti. Le sentenze garantiste della prima sezione penale della Corte di Cassazione sono infatti indicate dai collaboratori di giustizia come la prova della contiguità di Andreotti alla mafia, del suo interessamento alle sorti degli uomini di onore. E rischiano, quelle sentenze, di diventare il cemento che il codice pretende perché il pentito diventi testimone attendibile e ottenga diritto di cittadinanza nella dialettica del processo penale. Tutto questo Carnevale, da buon giurista, lo sa bene. E lo sa meglio Andreotti. Per questo, forse, i due si sono affrettati, ieri, a dire che non si conosconono. Il magistrato ha trascorso tutta la mattina in un ufficetto del quarto piano del vecchio Palazzo di Giustizia a tentare di eliminare l'arretrato della nuova sezione che gli è stata assegnata dopo essere stato costretto a lasciare la prima penale. Con due cancellieri, un usciere, una penna biro e un carrello ha distribuito ai colleghi tutti i fascicoli che gli erano stati preparati. Piccoli e grandi processi civili ingialliti dal tempo che raccontano storie private di rassegnati e illusi utenti della giustizia civile del nostro Paese. Tutto diverso dai grandi processi penali che per nove anni ha gestito in prima persona, nel bene e nel male al vertice di quella sezione che era considerata l'Olimpo dei giudici. Ai giornalisti che lo aspettavano, prima si è negato, poi ha accettato di dare risposte telegrafiche ma significative. Ed ha spiegato, appunto, di non aver mai conosciuto Andreotti. «L'ho incontrato in cerimonie pubbliche e non l'ho inai frequentato, basta chiedere alla mia scorta che da due anni mi sorveglia». E Lima ? Neanche a parlarne. Conosce altri amici di Andreotti? Neppure. Altri politici ? Si, rna solo perché dagli Anni 7C in poi è stato richiesto d£i capi di gabinetto di alcuni ministri dell'Industria. Chi in particolare? Marcora, Pandolfi, Altissimo, Zanone e Piga. E due ministri dei Lavori Pubblici: Lauricella e Gullotti. E ripete che nessuno di loro fu per lui un referente politico. Il rapporto era con altri magistrati, suoi colleghi del Consiglio di Stato che quando entravano a far parte degli staff ministeriali gli chiedevano lumi come giurista. Carnevale è uno dei pochi magistrati che sono andati avanti in carriera non per anzianità, ma per merito. Ha partecipato a tutti i concorsi e li ha vinti tutti. Piazzandosi primo nell'ultima prova, aveva conseguito la certezza matematica di diventare il primo presidente della Corte di Cassazione, cioè il primo giudice della Repubblica. Invece, sette anni fa cominciarono i suoi guai. Fu un'interrogazione comunista ad aprire le ostilità. Venne accu¬ sato di essere il guastatore delle indagini del pool antimafia di Palermo per aver annullato la condanna dei presunti assassini di Rocco Chinnici. Ad accusare gli imputati c'era un pentito: anche allora la corte, presieduta da Carnevale, disse che la sua parola non bastava. La tanto vituperata sentenza garantista ebbe però due clamorose conferme. La prima venne dalle Sezioni Unite penali che ribadirono l'annullamento del processo, la seconda dalla riforma del nuovo processo penale che sancì il principio secondo il quale il giudice deve giudicare sulle prove e non sugli indizi evanescenti e contraddittori. Forte di questi riconoscimenti, Carnevale andò avanti per la sua strada, fino a quan¬ do inficiò, in aperto contrasto con Giovanni Falcone, il teorema Buscetta sull'unitarietà e onnipotenza della cupola mafiosa. Cominciò così il suo calvario di giudice dimezzato, quasi in odore di mafia, colpevole di aver messo impegno professionale e preparazione giuridica al servizio degli uomini di Cosa Nostra. Due ministri della Giustizia, Vassalli e Martelli, chiesero ad un gruppo di esperti di controllare le sue numerose sentenze di annullamento. Il monitoraggio, voluto anche dal Csm, non scoprì nessuna irregolarità madornale, ma solo piccole giustificabili sviste. La sorte di Carnevale era segnata e assai prima ancora che i pentiti cominciassero a parlare. Il magistrato tentò di re¬ sistere a quella che riteneva un'ingiustizia. Rinunciò a dirigere il maxiprocesso di Palermo, ma annullò quello contro il clan dei catanesi di Torino. Il pds gli sferrò contro un attacco durissimo ed il giudice fu costretto alla resa. Alla prima sezione penale fu tolto il monopolio dei grandi processi penali, e venne introdotto il sistema della rotazione tra le corti. Alla fine arrivò anche una richiesta di rinvio a giudizio per lo scandalo della flotta Lauro e Carnevale dovette lasciare la toga più autorevole del processo penale per indossare quella di presidente di una sezione civile. In questa sua nuova funzione di notaio asettico lo ha colto l'iniziativa della procura di Palermo. Il suo nome è tra quelli delle persone indagate ma nessuno glielo ha comunicato ufficialmente. Potrebbe arrivargli da un giorno all'altro un'informazione di garanzia o un'ordinanza di custodia cautelare. Tutto è possibile. La decisione di chiedere contro un senatore a vita del livello di Giulio Andreotti l'autorizzazione a procedere giustifica qualsiasi provvedimento restrittivo della libertà personale nei confronti di chiunque non sia protetto da qualche immunità. E Corrado Carnevale, per tanti anni il giudice più potente del nostro Paese, è ormai un re nudo, pieno di nemici. Roberto Martinelli L'accusa: nel garantismo della prima sezione della Cassazione la contiguità tra l'ex presidente del Consiglio e la mafia i 9 t Corrado Carnevale ex presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione

Luoghi citati: Palermo, Torino