Benvenuto scarica Amato di Alberto Rapisarda

Il segretario psi: «Nuovo governo subito», Martinazzoli frena ma spera in un leader de Il segretario psi: «Nuovo governo subito», Martinazzoli frena ma spera in un leader de Benvenuto scarica Amato «Ha fatto bene ma ora deve lasciare» ROMA. Giuliano Amato fa un mezzo passo per lasciar Palazzo Chigi: «Non starò qui ad aspettare», dice parlando a Brescia. Giorgio Benvenuto, segretario del psi, fa un mezzo passo e anche di più, per invitarlo a lasciare il campo: «Amato ha fatto bene, ma non basta. Non si può attendere il 18 aprile». E il fantasma della crisi diventa qualcosa di molto concreto. Un evento che potrebbe verificarsi da un momento all'altro. «A questo punto non accetto di star lì e trasformare un governo che ha fatto bene, in una sorta di punching ball. Andare avanti significherebbe trasferire le debolezze del sistema sul Consiglio dei ministri» dice il premier a chi gli chiede cosa pensa in queste ore decisive. «I legami che hanno tenuto insieme il sistema stanno mostrando la corda - spiega Amato -. C'è il rischio che il Paese finisca per vivere una specie di generalizzato 8 settembre». Ormai sono in pochi a credere che si riesca ad arrivare al 18 aprile. Il Presidente della Repubblica ostenta olimpica serenità ma, intanto, ha convocato per questa mattina al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, Napolitano e Spadolini. E' chiaro che è in corso la tessitura di una «rete di protezione», una maggioranza pronta a dar vita ad un altro governo nel momento in cui dovesse cadere quello in carica per rinuncia di Amato o per altro. Si parla di possibili incarichi a Spadolini o, più probabilmente, a Napolitano. Il secondo ha maggiori possibilità perché potrebbe avere argomenti migliori per indurre il pds ad aiutarlo. Questa era la situazione ieri sera quando, dopo la drammatica pausa del fine-settimana, la scena politica è apparsa ormai come un mondo di rovine: la de travolta da crolli ancora fumanti, il psi che si lecca le ferite dei passati disastri, il psdi che sta chiudendo per mancanza di soldi (per questo si è dimesso Vizzini), repubblicani e liberali che hanno perso i rispettivi segretari e sono ammutoliti. E, ora, l'accelerazione improvvisa impressa da una parte da Amato e dall'altra da Benvenuto, suo compagno di partito. Al centro della scena c'è il pds di Occhetto e la de di Martinazzoli. Il primo sta esaminando la situazione ma è molto insospettito per il suo repentino precipitare. Ieri sera Occhetto ha discusso a lungo con Napolitano, a Montecitorio, dei «problemi del Paese e anche dello stato delle istituzioni». Il segretario del pds è parso impegnato a capire e disponibile, forse, ad aiutare. «Adesso ci sono i grandi e gravi problemi del Paese di cui occuparsi» ha detto al termine dell'incontro con Napolitano. Oggi Occhetto potrebbe chiedere lumi direttamente al Presidente della Repubblica. Il pds vorrebbe sapere quale è la reale situazione della lira, come mai Amato pare intenzionato proprio ora a lasciare. Insomma, cosa c'è dietro. Napolitano, ottimista, ha detto a «Milano Italia» che «siamo in un momento che può essere liberatorio, l'inizio di una nuova stagione di risanamento morale, di ricambio politico e di riforme istituzionali. Possiamo porre solide basi per un futuro migliore del Paese». L'altro protagonista, Martinazzoli, alle prese con la crisi estrema del suo partito, ieri sembrava più freddo di tutti. Era ad ascoltare lo sfogo a sorpresa di Amato a Brescia e ha commentato: «Non ho capito con chi ce l'ha. I monologhi non riesco a comprenderli». Così come trova normale la convocazione di Spadolini e Napolitano al Quirinale: «Scalfaro la fa ogni mese». In realtà, il segretario della de pare impegnato a frenare il consolidarsi dell'ipotesi Napolitano alla guida del governo forse perché spera ancora in un governo a guida de. Ipotesi che, ormai, sembra a tutti remota dopo quello che sta succedendo ai massimi capi dello scudo crociato, inquisiti per reati infamanti. Oggi si riunisce la direzione de per esaminare la situazione che si modifica in modo velocissimo. Il peso delle scelte è, ora più che mai, nelle mani di Scalfaro. Ma lui, a quanto pare, attende che gli venga portata una maggioranza di ricambio pronta. Sino a quel momento, continua a dire, non accetterà che si apra alcuna crisi. Pare che Scalfaro sia pronto a «surgelare» Amato nel caso il presidente del Consiglio decidesse di dimettersi. Scalfaro vuole che ci sia un governo in carica con i pieni poteri. Ovvero, che ci sia un ministro dell'Interno che possa decidere e un ministro del Tesoro in grado di dialogare con il governatore della Banca d'Italia. Alberto Rapisarda Il presidente del Consiglio «Non farò da punching ball» E Scalfaro ha già convocato Napolitano e Spadolini A lato Giorgio Benvenuto «Il governo ha fatto benissimo ma ora serve un'alleanza più ampia» A sinistra Giuliano Amato

Luoghi citati: Brescia, Milano Italia, Roma, Vizzini