Monet e gli impressionisti Europa unita della luce
Monet e gli impressionisti Europa unita della luce In mostra a Parigi la «rivoluzione» del 1893 Monet e gli impressionisti Europa unita della luce EPARIGI A mostra 1893 l'Europe des peintres, fino al 23 maggio al museo d'Orsay, è un esempio tipico dell'esistenza ormai consolidata di un «modello d'Orsay» e di una conseguente metodologia di studio dell'arte del XLX e del primo XX Secolo francese e internazionale a confronto. Confronto in orizzontale fra tradizioni nazionali, fra tendenze culturali e linguistiche internazionali di conservazione e di sperimentazione, fra materie e forme artistiche maggiori e cosiddette minori e decorative. Ciò avviene nel museo; la mostra è solo di pittura, ma nel momento delicatissimo in cui emerge tutta l'eleganza preziosa della linea «modernista» con i Nabis, Thorn Prikker, Toorop. Perché 1893? La risposta del semplice centenario è troppo facile ed ovvia. La scelta di questo centenario è in realtà sottile, e sarebbe tacciabile di altrettanto sottile sciovinismo se poi la mostra, nella concretezza delle scelte di culture e di artisti, non mantenesse davvero, e con intelligenza, la promessa nascente dall'intitolazione europea. Una prima risposta, di immediato impatto, è data subito, sulla prima parete della prima siala. Risale al 1893 la seconda e ultima campagna di pittura di Monet davanti alla Cattedrale di Rouen: il museo espone le sue tre Armonie, blu, blu e oro, bianca, che recano la data 1894 semplicemente perché furono acquistate in quell'anno direttamente dall'artista, che firmava e datava solo al momento della vendita, da Isaac de Camondo che le donò poi al Louvre nel 1908. E' il dissolversi dell'Impressionismo nelle nuove poetiche della luce. Con una sorta di civetteria un poco snobistica, certo per sottolineare l'incalzare di tempi e forme nuove, alle tre altissime visioni di Monet la mostra affianca solamente un modesto, seppur raro, Paesaggio di Degas a monotipo, la Donna col fazzoletto verde del 1893 di Pissarro, paradivisionista, nella sezione del realismo sociale, e, nei ritratti d'artista, un soggetto più volte ripetuto da Renoir, Ragazze al piano, nella versione commissionata per il Museo del Luxembourg nel 1892: ovvero, forse con qualche malizia, l'Impressionismo al museo. Da Seurat a Cross La seconda risposta concerne un'avanguardia già un poco datata [Un dimanche à la Grande Jatte di Seurat nasce nel 1884): il 1893 registra le prime mostre esplicitamente riferite ai «peintres néo-impressionistes», a cavallo fra 1892-'93 all'hotel Brébant a Parigi, alla fine dell'anno nella galleria del gruppo sovvenzionata da Antoine de La Rochefoucault. Alla prima delle due mostre era esposto, e qui ritorna, Donna che si pettina di Paul Signac, capogruppo e teorico dopo la precoce scomparsa di Seurat: sulla scia della Giovane donna che si incipria, uno degli ultimi capolavori di Seurat, esso traduce in una sintesi astratta, antinaturalistica di forme, uno di quegli interni intimistici, à la mode, in cui già eccellono Vuillard e Bonnard. Gli fanno corona compagni francesi. Luce e Cross, spagnoli, Dario de Regoyos, belgi, Finch e van Rysselberghe con una stupenda marina del 1893, Grandi nubi (il 1893 è l'anno in cui si scioglie il «Groupe des XX» e nasce «La Libre Belgique», grande fucina del modernismo belga): è un primo embrione di internazionalità parigina. Cross fa da ponte con l'altro vero linguaggio di punta del tempo: nelle due opere esposte, entrambe del 1893, nella Fattoria, sera solo il decorativismo giapponesizzante del boschetto blu lavagna contro il cielo arancio del tramonto trasgredisce all'impianto naturalistico, mentre nella grande Aria della sera la stessa tecnica a grandi tacche di colore con effetto quasi da mosaico e gli stessi colori sono al servizio di una fantasia simbolica mediterranea. Essa è affiancata da capolavori altrettanto simbolici come Le Muse di Maurice Denis e la straordinaria ironia, già degna di Magritte, del Bagno nella sera d'estate dello svizzero Vallotton, dal Kunsthaus di Zurigo. Un anticipo ancora più straordinario di Magritte, al limite dell'incredibile, è offerto dalla Casa rosa, misteriosa, notturna, na'ive, del belga Degouve de Nuncques. E' esposta nella sezione del paesaggio europeo aperta da Monet, dove addirittura, fra simboli nordici di natura, si ribalta il rapporto fra Francia ed Europa in favore della seconda, con lo svedese principe Eugen, il finlandese Gallén, i danesi Hammershoi, Ring, Rohde, il norvegese Sohlberg, il russo Levitan. Anche l'Italia ha una sua zona di protagonismo 1893 nella sezione del realismo sociale, accanto a forti opere come Una fucina di Cormon e la grande Bandiera rossa di Laermans, un Quarto Stato belga da miniera: la Stella del mattino dei lavoratori di Nomellini, Sul balcone di Segantini, la candida Processione di Pellizza da Volpedo accostata con singolare effetto alla Processione del russo Prianichnikov con il suo realismo cromatico, tipico degli Ambulanti. Dello stesso d'Orsay è il Giorno di festa all'ospizio Trivulzio di Morbelli, ma gli ordinatori sono andati anche a recuperare dal Museo Borgogna di Vercelli le emblematiche mondariso di Per 80 centesimi! Marco Rosei «L'air du soir» di H. E. Cross uno dei quadri al museo d'Orsay per la mostra «Europe des peintres» aperta fino al 23 maggio
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