Giscard dopo il trionfo «lo premier? Non credo»

Giscard dopo il trionfo «lo premier? Non credo» Giscard dopo il trionfo «lo premier? Non credo» COI VINCITORI TPARIGI V a tutto volume: «Roland Dumas, ministro degli Esteri, è battuto». Boato. «Michel Vauzelle, ministro della Giustizia, è battuto». Applausi. «Tapie e Lang sono rieletti». Brusio di delusione. «Attenzione, Michel Rocard, candidato del ps alle prossime presidenziali, è sconfitto da Pierre Cardo, il signor Nessuno». La sala esplode. Proprio in questo momento uno scoppio di voci sale lo scalone d'onore: «Arriva, arriva». Con una prontezza di riflessi da giaguaro, Valéry Giscard d'Estaing ha scelto l'attimo della caduta del futuro rivale per fare il suo ingresso nella sede del partito. Entusiasmo: «Allez allez allez, Giscard a l'Elysée». Il condottiero vittorioso si limita a sorridere compiaciuto, ma lo sguardo dice che, se l'aplomb glielo consentisse, si unirebbe al coro dei fedeli che gli pronosticano la riconquista dell'Eliseo. «Non corriamo troppo», smorza invece. Pensa piuttosto al trasloco a Matignon, il palazzo del primo ministro? «Se i gollisti ci sopravanzeranno in modo significativo, è giusto che il Presidente scelga il premier nelle file del partito più forte della nuova maggioranza». Allora, se Mitterrand la chiamasse, lei rinuncerebbe? «Mi pare di aver appena risposto...». Chirac ha già ripetuto che Mitterrand farebbe meglio a andarsene. E' d'accordo? «C'è stata una rivoluzione nel quadro politico francese. 11 Presidente avrebbe potuto prendere una decisione conseguente. Non l'ha fatto, e noi rispettiamo la sua scelta. Io sono per la difesa della Costituzione. Queste erano elezioni legislative, non presidenziali». E la caduta del suo potenziale nemico Rocard? «E' la vittoria dei fatti sulle parole. Il big-bang con cui Rocard voleva rifondare la sinistra è diventato un boomerang». Matignon si allontana. Ma in alternativa potrebbe andare bene anche il colonnato corinzio dell'Assemblée Nationale, il Parlamento, dove si libera lo scranno del presidente. Non che qui si stia male, tra le specchiere dorate e i legni intarsiati della sede dell'Udf, l'Unione liberal-repubblicana di cui Giscard è leader a vita. Bel quartiere, bel palazzo, gli Champs Elysées a due passi. E' l'indirizzo che suona come una beffa: rue Francois I, come l'odiato re Mitterrand che nell'81 lo ha cacciato dal trono. Brutti ricordi, non è il momento. Questa è la notte della fine del regno socialista, e nella grande sala, nel cuore della Francia liberale, esplodono rancori covati dodici anni. La tv infierisce: ecco le foto dei ministri trombati. Risa, applausi, e anche gesti poco garbati, sfuggiti a qualche militante più acceso e maramaldo. Non certo all'ex Presidente. Soddisfatto, Giscard? «La vittoria della destra è schiacciante. I gollisti ci sono davanti, ma noi abbiamo più di 200 deputati: saranno una garanzia di tolleranza e rispetto, come è nella nostra tradizione, anche in campagna elettorale». Sarà lei il nuovo presidente dell'Assemblée? «Per cortesia, siamo al potere da un'ora, non diamo ai francesi l'impressione che sia già partita la corsa alla poltrona. Penseranno che siamo uguali ai socialisti. Diciamo che sono pronto a prendere la mia parte di responsabilità». Sarà Balladur il premier? «Non lo so. So soltanto che è un uomo in gamba». Giscard riceve un biglietto, si scusa, si allontana. Abbronzato, molto più informale del suo entourage con la sua giacca azzurra e la cravatta cachemire, si muove gongolante tra le mani protese e i calici alzati. Poi torna e ci invita nello studio: «Staremo più tranquilli». Moquette grigia, legno bianco laccato, arredi moderni, un solo ricordo dei sette anni all'Eliseo: una foto con il suo grande amico Helmut Schmidt, il Cancelliere socialdemocratico. «Ecco quel che manca alla Francia: un forte polo di centrosinistra, alternativo al centrodestra. Emarginati comunisti e Le Pen, diventeremmo un sistema politico avanzato». Con Giscard eterno ago della bilancia? «L'Udf avrà un ruolo importante nella nuova Francia. Garantire l'Europa, innanzitutto: Maastricht, il franco forte, l'integrazione. Ma anche difendere gli interessi del Paese. Per questo dico fin da ora che la politica agricola della Cee è da rivedere». Come spiega il tonfo del ps? «E' l'ultimo partito socialista d'Europa a non avere ancora rinunciato a strizzare l'occhio all'estrema sinistra. Quando avrà risolto, in un grande congresso, la sua decennale ambiguità, allora potrà rinascere. Intanto nel nuovo Parlamento ha una rappresentanza simbolica». Che cosa farà domattina? «Chiederò una riunione con Chirac e gli altri capi gollisti. Ma ora mi lasci gioire. Mi sento come l'allenatore di una squadra che ha appena vinto la Coppa dei Campioni». AldoCazzullo «La strategia del rinnovamento è diventata un boomerang per le sinistre» % | Il leader dell'Udf l'ex presidente Giscard d'Estaing

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