Incisioni barocche

Cento tavole di Salvator Rosa all'Arte Antica Cento tavole di Salvator Rosa all'Arte Antica Incisioni barocche Pittore e poeta (1615-1673) dal segno energico e tagliente Alla galleria Arte Club le tecniche miste su carta di Sergio Agosti Incisore, pittore, autore della cantata «La Corte», Salvator Rosa (1615-1673) viene proposto da Silverio Salamon nelle sale de «L'Arte Antica» (via Volta 9, sino al 29 maggio). Attraverso 105 incisioni si snoda il senso di un'opera definita da una linea tagliente, volta a fissare un nudo femminile, un gruppo di soldati o una dolente, intensa, corale rappresentazione della crocifissione di Policarte. Napoletano, Rosa si è formato alla scuola dei Padri Scolopi e, successivamente, ha avvertito la forza espressiva del cognato Francesco Fracanzano, mentre - secondo il Baldinucci ha frequentato la «bottega del Ribera e poi quella di Aniello Falcone». Un'esperienza, la sua, che si può ripercorrere osservando questi «fogli» che hanno, indubbiamente, il fascino di una figurazione nitida, strutturata con sorprendente energia nei combattimenti di tritoni o in «Giasone e il drago». Nel 1639, inoltre, segno di estro e costante inquietudine, intraprese l'attività di attore girovago: «all'improvviso» e durante il carnevale «indossata la maschera napoletana di Pasquariello e assuntosi il nome di "Formica", scende con un gruppo di compagni sulla piazza, inscenando tra il popolo uno spettacolo di saltimbanchi...». Una personalità, quindi, quanto mai poliedrica, ricca di vitalità, di subitanee intuizioni, di figure legate all'antico gesto del pescatore, alla piacevole descrizione di una fanciulla che cammina «alzando la veste», alla dolcezza di «Madre con il bambino in braccio» o all'elegante atteggiarsi di «Alessandro nello studio di Apelle». In particolare, questa scena, che è citata da Plinio il Vecchio nella sua «Naturalis Historia», riporta la scritta: «Nello studio Alessandro parlava di molte cose senza averne conoscenza, e Apelle cortesemente lo avvisava di tacere dicendo che i garzoni addetti a macinare i colori ridevano di lui». All'«Arte Club» (via della Rocca 39, sino al 3 aprile), Sergio Agosti presenta una serie di liriche tecniche miste su carta. Il suo attuale impegno pittorico si esprime mediante un colore immateriale, impalpabile, capace di sottolineare il clima di una ricerca che ha il sospeso incanto del «Ricordo di un'estate», di un «Sogno», di un «Percorso», di rilievi e di frammenti di un interiore naturalismo. L'indagine di Agosti appare, ancora una volta, il risultato di una sensibile intepretazione della realtà che lo circonda. L'itinerario delle mostre offre, inoltre, le pagine di pittura astratta di Dino Arnese alla «Galleria Carbone» (via Vanchiglia 36, sino al 15 aprile), le immagini grafiche e il plastico bronzo «Susanna» del veneto Edo Janich, che ha inciso per il Vaticano la serie delle «Quattro Basiliche Romane». Angelo M i stra rigelo Salvator Rosa: «Vecchio scalzo seduto su una pietra», acquaforte