Inferchim Patteggiano 5 imputati di Alberto Gaino

Bancarotta e falso Bancarotta e falso Inferchim Palleggiano 5 imputati L'Ipca di Ciriè resterà nella memoria collettiva come la fabbrica del cancro. L'Interchim le subentrò nello stabilimento con lo scopo di continuare la produzione di coloranti e di avviarne una nuova, di smaltimento di rifiuti tossici, che doveva segnare una svolta di immagine e di sostanza. Dall'udienza preliminare contro otto suoi amministratori (l'azienda fallì nel 1989), ieri, è invece emerso che l'Interchim avrebbe rilasciato numerosi certificati di «avvenuto smaltimento» di rifiuti nocivi: li avrebbe ritirati presso altre aziende limitandosi a riporti nei capannoni di Cirié. Sono 4000 le tonnellate di veleni accatastate nello stabilmente, eredità della vecchia e della nuova gestione. La conclusione cui è arrivato il pubblico ministero Prunas è che quei certificati sono falsi. L'inchiesta del pm ha portato al rinvio a giudizio di tre imputati e alla scelta degli altri cinque di patteggiare la pena, evitando il processo. Sono così usciti di scena i commercialisti Franca Gay (2 anni di carcere) e Vincenzo Rocca (1 anno e 9 mesi), l'ex amministratore delegato Ettore Maraschi (1 anno e 4 mesi) e gli ex componenti del consiglio di amministrazione Franco Tasca (1 anno e 6 mesi) e Luigi Somavilla (1 anno e 4 mesi). Tutti hanno beneficiato della sospensione condizionale della pena. Giampiero Morgantini, l'ex direttore di stabilimento, e gli ex amministratori Roberto Pellegrin e Carlo Costanzia di Costigliele saranno invece processati 2 30 novembre in tribunale per i reati di falso in bilancio, bancarotta fraudolenta per distrazione e documentale. Nei mesi scorsi il primo è stato condannato a tre mesi, per inquinamento, dal pretore Girolami. Morgantini e Pellegrin (avvocati Forchino e Macchia) sono stati arrestati all'inizio di febbraio. Nel rinviarli a giudizio, il gip ha revocato le ultime misure restrittive a loro carico: gli arresti domiciliari per il primo e l'obbligo di firma presso i carabinieri per Pellegrin, che ha problemi di salute. Secondo il pubblico ministero, gli amministratori dell'Interchim acquistarono i macchinari dell'Ipca attraverso catene di operazioni societarie e utilizzando in particolare la Coima Snc, collegata agli accusati: i prezzi salivano da un passaggio all'altro senza che i macchinari si fossero mai spostati dai capannoni di Ciriè. Altre attrezzature obso lete vennero rilevate dall'Ipca e da aziende chiuse con contratti di leasing che il magistrato ha posto sotto accusa. L'ammanco accertato sarebbe di 4 miliardi Il fallimento era stato dichiarato per dieci. Nel frattempo è stato realizzato un inceneritore che non è mai entrato in funzione. Allo scopo sono stati però raccolte migliaia di fusti tossico-nocivi e non (quelli dei falsi certificati di smaltimento) per la bonifica dei quali oggi occorre investire più di 3 miliardi. I Alberto Gaino

Luoghi citati: Ciriè, Cirié