I VERI PERDENTI SIAMO NOI di Gian Paolo Ormezzano

I VERI PERDENTI SIAMO NOI I VERI PERDENTI SIAMO NOI FINISCE oggi la stagione dello sci e registriamo una delle più colossali distonie fra attesa e realtà, fra previsione e risultati. Stiamo parlando di Tomba, che ha vinto una sola gara in tutta la stagione, e al quale auguriamo di vincere oggi l'ultimo slalom. Ma proprio perché una vittoria, possibile, chiederebbe attenzioni di giornata e darebbe il via ad una passeggera soddisfazione acritica, teniamo un certo discorso, che deve essere comunque un discorso assoluto, anche extrasciistico, morale, prima della gara conclusiva. E' il discorso sul più colossale spiegamento di speranze, di ipotesi ottimistiche, di attenzioni preventive e il raccolto più misero in forse tutta la storia dello sport italiano, e chissà se soltanto italiano. Si pensi bene a cosa su Tomba è stato scritto, detto, promesso all'inizio della stagione, piena di Coppa del Mondo e di Campionato mondiale, si pensi allo spiegamento di uomini e mezzi per un bipede solo, alla migrazione anzi alla transumanza da un alpeggio all'altro di schiere di tifòsi, tecnici, giornalisti. Si pensi ai contratti pubblicitari basati tutti sul personaggio, per miliardi e miliardi. Si pensi alle salse usate per offrire in maniera sempre diversa il solito piatto: Tomba ruggente, rampante, furente, jelluto, perseguitato, innamorato, indisciplinato, tenero, manesco, magro, gras¬ so, rassegnato, domato, indomito mariuolo, carabiniere. Si pensi al grande programma di partenza: Coppa del Mondo, successi, due titoli mondiali. Una sola vittoria, come Tescari. Due al massimo, se oggi le cose vanno bene. Tanto podio, e la classifica di specialità: cose di cui alla gente, e a Tomba, non frega niente, specie dopo che si sono vinte tre medaglie d'oro olimpiche. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo discendono sconfitti le valli che avevano salito con orgogliosa sicurezza (con la modifica di un'inversione di marcia, è il bollettino della vittoria nella Grande Guerra, compreso l'errore di definire resti anche l'esercito quando era al gran completo di speranze). Tomba è il perdente, anche se non è con lui che dobbiamo prendercela, ma con noi, con il nostro bieco fornicare con gli eccessi, tipico dello sport italiota. Mai Tomba ci ha fatto così tanta simpatia. Lo diciamo anche se pensiamo che abbia le sue colpe: ma reggere al più greve e tronfio apparato di supporto mai messo insieme nella storia dello sport è stato troppo anche per un fisicone come il suo, per non dire della psiche. E la domanda è: abbiamo almeno imparato qualcosa? Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Tescari, Tomba