Il Toro cerca pace col Diavolo di Marco Ansaldo

Oggi campionato alle 16: i granata affrontano il Milan dopo una settimana di tensioni per il futuro Oggi campionato alle 16: i granata affrontano il Milan dopo una settimana di tensioni per il futuro Il Toro cerca pace col Diavolo Mondonico: condannati a vivere in ansia. TORINO. All'ultimo giorno di una settimana trascorsa ad occuparsi di altro ci si ricorda che oggi il Torino affronta il Milan, «il leone ferito», come lo descrive Mondonico a chi gli chiede quali effetti avrà sui Campioni la sconfitta contro il Parma. Ci si è fissati sulla partenza di Moggi più che sul ritorno di Lentini. E la gente del Filadelfia ha bevuto avida le voci del mercato, quasi che il presente fosse alle spalle e non restasse che preoccuparsi del futuro. Che fa Arnioni, va o resta?, è l'interrogativo del giorno. E Scifo ha firmato davvero il precontratto con l'Olympique Marsiglia, come ha riportato ieri la France Presse? «Il Torino non venderebbe mai un giocatore ad una società che, nonostante ripetuti solleciti, è ancora inadempiente nei pagamenti per Martin Vazquez», ha replicato Goveani. Ma il dubbio resta. All'operazione che porterà Marchegiani alla Lazio, invece, si sono preparati tutti. Il guaio, semmai, è di rassegnarsi alla sostituzione del portiere con Fiori, il citofono laziale, che il popolo granata ha apprezzato in Coppa Italia. Pare, comunque, che l'ipotesi sia stata sventata e, con Gregucci, arrivi di meglio. Ma il clima è questo, venato di indiscrezioni e richieste di chiarimento alla prima intervista compromettente. L'aria è torrida e non per il confronto con il Milan. Girano voci di striscioni polemici, oggi allo stadio come ai tempi di Boi-sano. Però è cambiato il bersaglio: con Goveani il Toro ha riconquistato l'immunità, la contestazione degli scontenti (oltre a colpire Lentini) toccherà la stampa e quanto ruota attorno alla società. Un'eredità, speriamo l'ultima, della lotta di potere tra il Notaio e Moggi. La verità è che non si riesce mai a stare tranquilli. «Il giorno che riuscissi a preparare una partita in un clima normale mi chiederei se sono ancora al Toro», sbotta Mondonico, che si è sedimentato in questa abitudine al casino. Il Milan visto da qui, come dalla gran parte delle società italiane, sembra davvero un'isola ricca e felice, come Santo Domingo per i profughi di Tangentopoli. «Noi però non subiamo un complesso di inferiorità - assicura Casagrande perchè giochiamo in un club sull'onda delle voci e dove bisogna guardare la lira. Mica si può giocare tutti nel Milan». La linea dell'austerity, a parole, non spaventa. E' vero che molti, saputo che Moggi se ne sarebbe andato, avrebbero voluto liberarsi del contratto. Ma ieri, al 27 del mese, Lucianone se n'era andato, s'erano pagati gli stipendi, molte lacrime si erano asciugate. Perciò il Toro, che Goveani ha posto anche filosoficamente agli antipodi del berlusconismo, va avanti cercando finalmente un po' di pace e la spinta per il derby di mercoledì. «Noi siamo per il realismo e l'umiltà - predica Mondonico -. Speravamo di poter battere il Milan, quando non lo aveva fatto nessuno e continuiamo a sperarci adesso che l'ha fatto il Parma». Eppure il gusto dell'impresa storica si è sbriciolato con il gol di Asprilla. Con quale spirito si affrontano i Vincibili? «Non è cambiato nulla, se non che loro si sentiranno feriti. E diventeranno più pericolosi. Mi vengono i brividi se penso a cosa si dirà se vinciamo: si parlerà di un Milan in crisi mentre sta per conquistare scudetto e Coppa dei Campioni, capite? Fermare il Milan rimane un'impresa, anche se di Asprilla hanno parlato in Cina, mentre adesso la notizia resterebbe un fatto nostro. Ricordo quando pareggiammo a S.Siro, all'andata: era il primo punto che perdevano, ricevemmo più complimenti che per tante vittorie. E' il fascino di una squadra alla quale tutti noi dob- biamo qualcosa perché ha esportato ovunque un'immagine vincente del calcio italiano». Mondonico sa che le assenze di Scifo e di Fusi possono pesare più di quelle che lamenta Capello. Dovrà aggiustare la formazione, inventarsi un libero. «Proverò Sordo - anticipa -, perché lui può fare il libero di movimento, mentre Fortunato lo interpreta in una maniera più statica, più potente, di piazzamento. Visto chi gioca nell'attacco del Milan mi sembra che sia meglio contare sul movimento». Pensa alle incursioni di Lentini? «Anche». Ma non le sembra che a nove mesi di distanza la vicenda-Lentini sia diventata soprattutto un affare per il Toro? «Mica vero. Resto dell'idea che bisogna avere i grandi giocatori, la lezione del Milan è stata di comprare il meglio al massimo. E chi vorrà lottare per lo scudetto dovrà adeguarsi, come ha fatto l'Inter con Bergkamp. Forse Lentini non ha giocato benissimo tutte le partite, ma nel Milan è tra gli intoccabili e può vincere come qui non avrebbe mai potuto». Insomma il vero affare l'ha fatto soprattutto lui. Marco Ansaldo Scifo al Marsiglia? Da Goveani secco no Il tecnico rossonero «Ci attende lo sprint finale e vogliamo prenderci tutto» Mondonico, (a fianco) e Annoni (sopra) sul cui futuro si interrogano i tifosi; a destra in alto Capello

Luoghi citati: Cina, Filadelfia, Italia, Lazio, Lentini, Marsiglia, Santo Domingo, Torino