Non tornano i conti di primavera

La finanziaria '93 fa cilecca: «Solo verso metà anno si potrà vedere più chiaro» La finanziaria '93 fa cilecca: «Solo verso metà anno si potrà vedere più chiaro» Non tornano i conti di primavera Serve una «manovra correttiva» da 13 mila miliardi ROMA. Tredicimila miliardi dichiarati, circa diecimila come interventi veri su spese e entrate: arriva la «manovra economica correttiva». Come a ogni primavera, si scopre che i conti dello Stato non tornano. La legge finanziaria '93 del governo Amato è stata molto più incisiva delle precedenti, eppure a marzo non va già più bene: ci sono 14.500 miliardi di entrate in meno e 11.000 di spese in eccesso, annuncia la «relazione di cassa del Tesoro». Per metà è colpa della recessione, che sta gonfiando i deficit anche in molti altri Paesi; per metà no, si tratta di errori e imprevisti della solita marca italiana. A questi ultimi si deve porre rimedio. Quale manovra. Sui bilanci delle famiglie i nuovi interventi dovrebbero avere un peso modesto. Di alcuni provvedimenti fiscali delineati si era già parlato: crescerà la percentuale dell'anticipo Iva di dicembre, che dovrà inoltre riferirsi agli acquisti compiuti nella Cee; sarà portata dal 4 al 9% l'aliquota Iva per l'acquisto di case (salvo le prime) dal costruttore; crescerà la tassazione sui passaggi di proprietà delle auto usate. In tutto, dal fisco verranno 4000 miliardi, forse 5000. Molto vago è il capitolo dei tagli, o meglio dei rinvìi di spese al '94 perché di questo soprattutto si tratterà. Ai 9-10.000 miliardi di interventi su spese e tasse si sommerà una «accelerazione delle privatizzazioni», ossia l'aumento dell'incasso previsto per le cessioni di beni pubblici, tutte in alto mare. Nella «massima parte» le misure saranno decise subito; nella parte restante saranno rinviate a luglio (ovvero a un altro governo, visto che l'attuale pare agli sgoccioli). A luglio Giuliano Amato annuncia di voler anticipare la presentazione della legge finanziaria '94. Può anche andar peggio. Nella forma ha prevalso il ministro del Bilancio Nino Andreatta, che voleva agire subito; nella sostanza, i provvedimenti saranno blandi, per lo più tappabuchi che spostano i problemi all'anno dopo. Ieri per l'appunto il segretario psi Giorgio Benve- nuto rivelava di aver messo in guardia Amato dall'«andar contro gli interessi dei lavoratori». In luglio si rifaranno i conti, e probabilmente si scoprirà che servono nuove correzioni. Nel documento la Ragioneria dello Stato mette le mani avanti, elencando i «margini di incertezza». «Soltanto verso la metà dell'anno» sarà possibile vedere più chiaro. Il Tesoro ha ulteriori timori, che le Finanze non condividono, sulle entrate fiscali: 1) sulla minimum tax, che potrebbe non dare i 7000 miliardi previsti; 2) sulla coda del condono; 3) sul gettito dell'Iva, in calo perché il mercato unico europeo apre nuovi spazi all'evasione. Inoltre, il deficit crescerebbe nell'eventualità, per la prima volta contemplata, di una riduzione del prodotto interno lordo nel '93. I numeri della relazione. La previsione ufficiale di crescita dell'economia (incremento del prodotto interno lordo) dall' 1,5% si riduce per ora a «un valore compreso tra lo 0 e lo 0,5%». Mettendo da parte la recessione, non tutti gli altri motivi dello sfondamento sono chiariti: per esempio, di 4782 miliardi di maggiori trasferimenti alle Regioni, 1497 derivano dalla sanità, il resto non si sa. «Alcune migliaia di miliardi» costa l'accelerazione anti-crisi degli investimenti, 500 gli interventi a sostegno dell'occupazione, 600 le spedizioni militari in Somalia e Mozambico. Sommati, calo delle entrate e aumento delle spese danno 25.500 miliardi di maggior squilibrio; stando agli accordi presi con la Cee ne va recuperata solo la parte non dovuta alla recessione, ossia i 13.000 di cui sopra. Rispetto all'obiettivo di deficit fissato con la legge finanziaria (150.000), lo sfondamento si riduce a 17.000 miliardi, perché dovrebbero diminuire di 8500, a causa del calo dei tassi, i pagamenti per interessi sul debito pubblico. Con i 13.000 della manovra-bis, il nuovo obiettivo di deficit per il '93 è posto dunque a 154.000 miliardi, corrispondente al 9,7% del prodotto interno lordo. Stefano Lepri IL DEFICIT CHE NON VUOLE SCENDERE L'ANDAMENTO REALE GLI OBIETTIVI DELLE SUCCESSIVE FINANZIARIE LA NUOVA MANOVRA CORRETTIVA RIDIMENSIONA L'OBIETTIVO 8 Fonti; Relfeionl di ca jsa del Tesoro, servizio studi Camera, statistiche FMI : ^ (8,3) {_ mj 198g Ì989 1990 1991 1992 1993 1994 Il ministro del Tesoro Piero Barucci

Persone citate: Giuliano Amato, Nino Andreatta, Piero Barucci, Sommati, Stefano Lepri

Luoghi citati: Mozambico, Roma, Somalia