«Vogliamo entrare in Italia ma dalla porta principale»

«Vogliamo entrare in Italia ma dalla porta principale» «Vogliamo entrare in Italia ma dalla porta principale» ' S i "1 i « 1 f 1 r ?«IliMsli I «SOGNI» IL ..telefono squilla a.Gstaad, posto per sciatori di esclusive frequentazioni sulle montagne dell'Oberland bernese. E' Marina Dona a rispondere. Ride: «Allerta alle frontiere per un blitz di mio figlio? Non sarebbe meglio che in Italia stessero più attenti a chi esce?». Ma è vero o no che Emanuele Filiberto ha le valigie pronte? La principessa ride di nuovo e spiega che preferisce lasciare parlare lui, il diretto interessato. Carillon nella cornetta e la comunicazione passa, forse, ad altre stanze. Adesso all'apparecchio è il giovane principe. Allora, prenderà un aereo da Ginevra per Salisburgo, attraverserà la Carinzia in automobile e si presenterà alla frontiera di Villaco? «Che cosa? Non ho mai pensato di fare qualcosa di tanto scomodo. Semmai, per andare in Italia prenderei un aereo diretto». Ma ha intenzione di fare questo blitz o no? «Per carità, non farei mai qualcosa contro la legge italiana. Il mio desiderio più pressante è andare nel mio Paese e mi sembra che le cose un poco stiano cambiando. Quando mi sarà consentito verrò». Se non glielo consentissero mai? ((Allora vedrò il da farsi. Per il momento preferisco aspettare e avere fiducia». Qualcuno dice che lei, in incognito, da clandestino, in Italia venga spesso. Si parla di Venezia. «Purtroppo non è assolutamente vero. Non sono mai entrato in Italia, non so perché si facciano tante chiacchiere proprio in un momento in cui bisognerebbe pensare alle cose serie. Leggo i giornali italiani, vedo i telegiornali, e mi sembra che tutto in Italia stia crollando, Vedo la crisi italiana come se stessi a una finestra, è vero, ma mi sembra che l'Italia non abbia più niente in cui credere». E nonostante questo lei vorrebbe venire a viverci? «Sì, perché non ci verrei per fre¬ quentare i politici. Ci .verrei perché amo il mio Paese e il mio popolo. Vorrei stabilirmi proprio a Venezia, dove al contrario di quello che dicono non sono mai stato in vita mia. Eppure sono principe di Venezia». Dunque il giovane Emanuele Filiberto nega ogni intenzione provocatoria, smentisce ogni progetto di viaggio. Che le voci sbagliassero? Che fosse invece suo padre a prepararsi al blitz? Ancora il carillon, ancora passaggio di comunicazione. E adesso al telefono è Vittorio Emanuele. Ha saputo del viaggio? Non sarà lei, per caso, a forzare il posto di frontiera? «Mai. Oltre tutto in quel modo, come potrei definirlo?, un po' cheap, ecco. Non faremmo mai un'entrata di forza, e meno ancora da clandestini. Sono certo che riayrerno il diritto di tornare nel nostro Paese. La disposizione della Costituzione è appunto una disposizione "transitoria". Sarà rivista. Il nostro diritto deve esere riconosciuto, e per questo ci battiamo. Non vorrei sembrasse che tiro acqua al mio mulino, ma non vedo perché ci tengano ancora fuori, con tutto quello che accade in Italia. Ho saputo adesso della comunicazione giudiziaria a Giulio Andreotti». E che ne dice? «Dico che la gente quei politici li ha eletti pensando che avrebbero fatto il bene del Paese. Invece hanno lavorato soltanto per i loro interessi. Noi abbiamo impiegato mille anni a formare il nostro Paese, loro ce ne hanno messi 40 per distruggerlo. E' doloroso. E c'è da vergognarsi dell'immagine dell'Italia all'estero». Lei ha manifestato simpatie per la Lega Nord. «Sì, è vero. Mi sembra che il loro sia un discorso interessante: una specie di ripulitura per poter ricominciare da capo. Non conosco Bossi, ma suscita le mie simpatie. A Hautecombe, la settimana scorsa, per la messa in ricordo di mio padre, sono venuti cinque della Lega. Mi ha fatto piacere. Ma non so se possano far qualcosa per la mia famiglia». Principe, dica la verità, le voci non nascono dal nulla. Che c'è dietro l'allarme rosso della polizia di frontiera? «Lo ignoro. Posso soltanto assicurare una cosa: i Savoia non torneranno in It alia in quel modo. Torneranno, un giorno, ma entrando dalla porta principale». Eva Ferrerò Qui a fianco Marina Doria

Persone citate: Bossi, Emanuele Filiberto, Giulio Andreotti, Marina Doria, Savoia