In carcere Polese si indaga su Cava di Fulvio Milone

L'ex sindaco psi accusato di corruzione. Sette nuovi arresti, altre sette persone latitanti L'ex sindaco psi accusato di corruzione. Sette nuovi arresti, altre sette persone latitanti In carcere Polese, si indaga su Cava Napoli, terzo avviso di garanzia per Cirino Pomicino NAPOLI. Uno dei massimi leader della de, un pentito della camorra, uno stuolo di imprenditori, politici e faccendieri. Per ora si conoscono solo i nomi di due parlamentari: Antonio Gava, ex ministro dell'Interno, presidente del gruppo democristiano al Senato, e Paolo Cirino Pomicino. Un altro protagonista è Pasquale Galasso, imprenditore miliardario e grande riciclatore dei soldi sporchi della malavita all'ombra del Vesuvio. Gava e Pomicino figurano nel registro delle persone sottoposte ad indagine per un reato gravissimo: associazione a delinquere di stampo mafioso. Galasso interpreta il ruolo dell'accusatore. Le sue confessioni sono al vaglio di due sostituti procuratori della Repubblica di Napoli e dei magistrati della Direzione nazionale antimafia, che lo stanno ascoltando da mesi in una città del Piemonte dove il pentito e la sua famiglia vivono sotto strettissima sorveglianza. Il boss avrebbe chiamato in causa, oltre Gava, altri parlamentari che in passato hanno ricoperto incarichi governativi. Secondo il padrino-imprenditore gli esponenti politici non avrebbero disdegnato incontri con uomini della malavita organizzata. L'inchiesta, che dura da mesi, è coperta da un riserbo strettissimo. Eppure qualche notizia è trapelata, ed è rimbalzata fuori del palazzo di giustizia rischiando di pregiudicare seriamente il lavoro dei magistrati. Proprio ieri è giunto a Napoli Bruno Siclari, il capo della Direzione nazionale antimafia. Scopo della visita: presiedere una riunione tra i sostituti procuratori impegnati nell'indagine avviata dopo le confessioni di Pasquale Galasso. Lè voci su un presunto coinvolgimento di Antonio Gava in un'inchiesta sulla camorra si sono diffuse alla fine di una giornata densa di colpi di scena. Dopo gli avvisi di garanzia piovuti l'altro ieri sul capo di parlamentari di tutti i partiti, nel corso della notte è scattato il tanto atteso blitz contro i presunti tangentomani napoletani. Sette le persone arrestate, altrettanti i latitanti. La giunta e il consiglio comunale, già travolti da una serie infinita di scandali, sono stati praticamente decapitati. Il primo ad essere prelevato dai carabinieri, poco dopo le due del mattino, è stato il sindaco dimissionario Nello Polese, socialista. L'accusa è gravissima: corruzione. Secondo un imprenditore pentito il primo cittadino avrebbe intascato una tangente da decine di milioni per pagarsi la campagna elettorale. Polese, trattenuto nella caserma «Pastrengo», è stato interrogato a lungo dai giudici. In cella è finito anche Giovanni Pianese, consigliere regionale democristiano, chiamato in causa dal manager Alfredo Romeo come il tramite per il versamento di ottocento milioni a favore dell'ex ministro Paolo Cirino Pomicino. Stessa sorte è toccata a Francesco Venanzoni, assessore de all'Annona, coinvolto nell'affaire della gestione del patrimonio immobihare del Comune. Per la stessa vicenda è stato arrestato anche Diego Tesorone, democristiano: avrebbe ottenuto quaranta milioni. Nella notte è stato catturato Aldo Perrotta, assessore all'Edilizia dello scudo crociato. E' accusato di aver ricevuto 250 milioni dal costruttore Bruno Brancaccio in cambio degli appalti per la realizzazione della Linea Tranviaria Rapida e per l'ampliamento dello stadio San Paolo. Dietro le sbarre sono finiti pure due imprenditori, Francesco Zecchina e Agostino De Falco. Il primo avrebbe dato soldi al deputato democristiano Alfredo Vito, il secondo è indicato come il corruttore di un esponente politico socialista. Anche i sette latitanti sono personaggi di spicco della Napoli che conta. In cima all'elenco c'è Aldo Boffa, assessore regionale, molto vicino alle posizioni dell'ex ministro degli Esteri Vincenzo Scotti. Il costruttore Brancaccio lo ha indicato come il destinatario di alcune decine di milioni. E' fuggito anche Giuseppe Riccardi, consigliere regionale socialista: lo stesso imprenditore gli ha dato 300 milioni. Latita Vincenzo Molisso, consigliere comunale repubblicano: sarebbe lui l'uomo che a nome del deputato Giuseppe Galasso ha incassato una quota delle tangenti pagate da Brancaccio. Carabinieri e Guardia di Finanza cercano Enzo Diretto, segretario cittadino della de, Rosario Giovine, presidente dell'Atan, l'azienda municipalizzata dei trasporti, Salvatore Paliotto, ex presidente dell'Unione Industriali di Napoli, e Federico Scalzone, segretario amministrativo del psi. Intanto l'elenco degli avvisi di garanzia si è accresciuto, l'ultimo provvedimento è stato emesso nei confronti di Paolo Cirino Pomicino, che è a quota tre «avvisi». I reati ipotizzati sono di concussione, corruzione, abuso d'ufficio e ricettazione. Fulvio Milone Decapitata la giunta comunale In città arriva il capo della Dia Qui accanto Nello Polese sindaco dimissionario di Napoli e a destra Antonio Gava

Luoghi citati: Napoli, Pastrengo, Piemonte, San Paolo