Io sicario nero a Roma

Le rivelazioni di un killer «pentito», condannato a 18 anni di carcere per un'azione nella capitale Le rivelazioni di un killer «pentito», condannato a 18 anni di carcere per un'azione nella capitale Io, sicario nero a Roma II mio mandante era Pinochet RROMA ISPUNTA ^Internazionale nera», quel braccio armato di generali golpi—Isti e servizi segreti che negli Anni 70 ha seminato terrore e morte in mezzo mondo. Erano i tempi dei colpi di Stato in Sud America e della strategia della tensione in Italia, della lotta internazionale contro il «pericolo marxista»: oggi gli obiettivi e i protagonisti di quell'organizzazione vengono almeno in parte alla luce, descritti da un «pentito» che dell'«Internazionale nera» è stato un soldato, uno dei registi più raffinati. Agli atti del processo per il tentato omicidio di Bernardo Leighton - un esponente della democrazia cristiana cilena ferito a colpi di pistola insieme con sua moglie il 6 ottobre 1975 a Roma - c'è l'interrogatorio finora inedito di Michael Vernon Townley, un ex agente della Dina, il servizio segreto creato dal generale Augusto Pinochet in Cile dopo il «golpe» che nel 1973 rovesciò il governo di Salvador Allende. Alla fine di quel processo, nei giorni scorsi, l'ex agerite segreto è stato condannato a 18 anni di carcere: la seconda corte d'assise di Roma l'ha riconosciuto come mandante. La deposizione di Townley è uno spaccato della trama messa in piedi da Pinochet in vari Paesi, per eliminare ogni pericolo di opposizione: una trama terroristica internazionale arrivata anche in Europa e in Itali a, Washington D.C., ufficio della procura degli Stati Uniti, 555 Fourth Street N.W., sala 5813, ore 10,55 del 24 novembre 1992. L'ex agente segreto è seduto davanti al magistrato italiano, al sostituto procuratore del distretto di Columbia, a un notaio e a un'interprete. Racconta che lui, verso la metà del 1975, si trovava a Roma. «A un certo punto - spiega - ricevetti l'ordine da Santiago del Cile di mettermi in contatto con gli italiani, intendo dire Alfredo Di Stefano e gli esponenti di Avanguardia nazionale, per chiedere loro di occuparsi o di assumere l'incarico di assassinare Bernardo Leighton...». Interviene il giudice italiano: «Le consegno un album contenente foto del 1975 o di quel periodo, le chiederò di indicare quelle che riconosce e di identificarle». Comincia l'esame, l'ex agente segreto arriva alla foto numero 22: «Alfredo. Dio mio, dove vi siete procurati questa fotografìa?». Il giudice italiano verbalizza: «La fotografìa numero 22 raffigura Stefano Delle Chiaie». Michael V. Townley durante la sua carriera di spia e di assassino ha avuto altri nomi: Kenneth W. Enyart, per esempio, oppure Juan Andrés Wilson Silva, quando lavorava in Cile per la Dina. Negli Usa ha scontato una decina di anni di galera per un altro omicidio commissionato da Pinochet, quello dell'ambasciatore Orlando Letelier, avvenuto nel 1976. Oggi è un uomo libero, vive sotto il programma di protezione testimoni, e con gli Usa ha siglato un accordo grazie al quale non può essère condannato per altri reati, né estradato all'estero. Ma quell'accordo vale solo dentro i confini statunitensi. Per questo i giudici di Roma hanno potuto condannarlo per il ferimento di Leighton e signora, che nel '75 vivevano in esilio in Italia. «Quando il tentato omicidio venne eseguito - ha confessato Townley - mi trovavo a Roma, e penso di essere partito il giorno seguente. Mi trovavo all'hotel quando ricevetti una chiamata, non ricordo se di Alfredo o qualcun altro; quando mi recai all'appartamento loro erano convinti che Leighton era stato ucciso, e fu allora che venni a sapere che anche sua moglie era stata colpita». Braccio destro dei golpisti Sul quel doppio ferimento sta ancora indagando il sostituto procuratore di Roma Giovanni Salvi, il magistrato che il 24 novembre '92 interroga Townley a Washington. Dopo la condanna dell'ex agente segreto, l'inchiesta continua contro l'allora capo della Dina Manuel Contreras e altri imputati italiani e stranieri. L'ex esponente di Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie, invece, è definitivamente fuori da questa storia, perché è stato assolto con una sentenza già confermata dalla Cassazione prima che Townley venisse messo a disposizione della giustizia italiana. Nonostante le accuse dell'ex agente, quindi, Delle Chiaie non potrà più essere processato per quei colpi di pistola sparati su Leighton e sua moglie. Nell'ufficio della procura degli Stati Uniti, Michael Townley parla per l'intera giornata. Il testimone riconosce anche la fotografìa di Giulio Crescenzi, altro esponente di Avanguardia nazionale, e si sofferma sui volti degli estremisti neri Marco Affatigato e Adriano Tilgher: «Questi due sembrano familiari». Poi continua: «La Dina aveva già dei contatti prima che andassi in Europa; non so il nome del gruppo in Spagna, ma in Italia era il gruppo Avanguardia nazionale. Tramite queste persone di An avevano altri contatti in Europa... Non so se fu Alfredo (identificato in Delle Chiaie, ndr) o qualcun altro del gruppo a parlare di un comandante dell'esercito che era morto di morte naturale. Era un nome famoso... Borgese (probabilmente Junio Valerio Borghese, ndr). Parlavano di un tentativo di colpo di Stato militare/civile all'inizio degli Anni 70, parlavano di persone di altri gruppi che collaboravano con loro. Alfredo era solito dire: "Questo è il mio gruppo, ma io ho anche queste altre persone e altre ancora...". Se ricordo bene disse che il suo gruppo era l'unico che aveva raggiùnto l'obiettivo prefissato, i militari avevano abbandonato all'ultimo minuto. Usò la parola "codardi"». Michael Townley, uomo dalla doppia cittadinanza statunitense e cilena, figlio di un dirigente della Ford considerato uomo della Cia e marito di una infiltrata nei movimenti studenteschi degli Usa prima e nel partito comunista cileno poi, sbarcò a Santiago alla vigilia del colpo di Stato contro Allende. Collaborò con i golpisti, e divenne ben presto uno dei tentacoli di quella «Internazionale nera» messa in piedi da Pinochet e dai suoi uomini per contrastare l'avanzata del marxismo in mezzo mondo. «Mentre mi trovavo in Europa dice ancora l'ex agente segreto - non ero responsabile solo di Leighton e di Alfredo. A un certo punto cercavo Carlos (il famoso e inafferrabile terrorista internazionale, ndr), con la stessa intensità con cui voi svolgevate le vostre indagini. Cercavamo sempre di scoprire cosa stessero preparando le Brigate rosse, quali fossero le attività della Baader-Meinhof, ciò che stesse facendo l'Ira in Irlanda, cercavamo di scoprire cosa combinava l'Età in Spagna. Grazie a tutti questi gruppi, insieme alla fazione rivoluzionaria di sinistra del Mir, scoprimmo un contrabbando di armi in casse di imballaggi per apparecchiature elettriche della Seamans Electrical, che partivano da Amburgo. C'erano Skorpion M-66 provenienti dalla Cecoslovacchia. E motori, moltissimi motori». Rivela il testimone: «All'inizio del 1975 si discusse dell'assassinio di Altamirano (il segretario del partito socialista cileno, ndr)». Per organizzare questo attentato Townley fu spedito in Messico, nel febbraio del '75. «Ma l'ordine preciso - dice - non era rivolto solo a me. Era diretto a tutti gli ufficiali e sottufficiali della Dina. Chiunque si fosse imbattuto in Altamirano aveva l'ordine di eliminarlo». Bombe e veleni Per quell'esecuzione - come per tutte le altre, compreso il ferimento di Leighton - erano pronte fin dall'inizio azioni di copertura e di depistaggio. A questo scopo dovevano servire altri «soldati» dell'«Internazionale nera», gli anti-castristi. «Parlammo con il Movimento nazionalista cubano - racconta Townley -, qui negli Stati Uniti, nell'ambito dell'ambizioso piano di Contreras di formare un'alleanza tra i vari gruppi e movimenti anti-marxisti. I cubani vennero informati di ciò che sa rebbe successo. Venne fatto un accordo in base al quale si sarebbero presi loro la responsabi lità dell'attentato. Loro sostene vano che la lotta contro Castro doveva essere una lotta contro il marxismo su scala internazionale...». Michael Vernon Townley è responsabile di molti omicidi. La sua prima missione da killer risale alla fine del 1974 in Argentina, quando fece saltare in aria con la sua auto il generale Prats, avversario di Pinochet in esilio; due anni più tardi partecipò all'eliminazione di Orlando Letelier, l'ambasciatore del governo di Allende negli Usa, ucciso come Prats nel settembre del 1976 a Washington. In entrambi i casi Townley confezionò le bombe assassine, ma la sua tecnica non si limitava agli ordigni. «Ritornato in Cile verso la fine del 1975 - racconta - mi dedicai in forma quasi esclusiva alla maniera di produrre "Sarin", un veleno utilizzabile come arma di eliminazione clandestina: i suoi effetti possono essere confusi con quelli di un attacco cardiaco... Per quanto ne so è stato usato per lo meno in due opportunità, una con un amministratore di beni di Santiago che risiedeva in Olanda e l'altra con un uomo della Dina che era implicato nel furto di alcuni veicoli per suo proprio usufrutto...». L'ex agente segreto uscì dalla Dina dopo il 1976. Fu arrestato in Cile nel 1977 e poi estradato negli Usa, probabilmente in seguito alle faide interne agli 007 di Pinochet. Oggi Townley veste i panni del «pentito», e al giudice Salvi che lo interroga in quell'ufficio di Washington spiega così la sua militanza nell'«Internazionale nera»; «In un certo senso sono fiero... Il governo di Salvador Allende mise fratello contro fratello, padre contro figlio... Si stava distruggendo l'economia cilena, 1* 11 settembre 1973 in tutto il Paese era rimasto grano sufficiente a fare il pane per soli quattro o cinque giorni... Ora penso di essere stato ridicolo, perché pensavo di sapere quale fosse la soluzione al problemaMa un'esperienza non si discute, si vive e basta». Giovanni Bianconi «Nel vostro Paese eravamo in contatto con "Avanguardia nazionale", il gruppo di Delle Chiaie» Tutte le trame e gli omicidi per combattere il «pericolo marxista» «Svolgemmo anche indagini sulle Br e la Baader-Meinhof» IoI«Nel voseravamocon "Avanazionadi Delle Bernardo Leighton, democristiano cileno ferito a Roma nel '75, e in alto, da sinistra, Stefano delle Chiaie e Junio Valerio Borghese