Giochi stupidi e libri utili

Il «Chi è delle donne» Il «Chi è delle donne» Giochi stupidi e libri utili SROMA UL volume Le donne italiane, il chi è del '900 (Rizzoli) è piovuta una 1 valanga di critiche evidentemente così convincenti che, nonostante l'uscita in occasione dell'8 marzo, le donne non si sono certo precipitate in libreria per accaparrarselo. Forse perché le stroncature venivano da parte femminile? A Patrizia Carrano - che è fra le curatrici del libro - la cosa non deve essere andata giù. E scende in campo su Sette, settimanale del Corriere della Sera, contro «un agguerrito esercito di nemiche» colpevoli di aver cominciato il giochetto del Chi c'è e chi non c'è al quale si sarebbe sottratto, nonostante le ri- Patrizia Carranserve espresse, Nello Ajello. E meno male per lei che nell'ambiente c'è ancora qualche gentiluomo che sa criticare anche tra le righe! Ma a Carrano non basta. Perciò prende spunto da alcuni brani del mio articolo sull'argomento [La Stampa del primo marzo) e mi elegge a «paladina di una logica sterile e anche vecchiotta». Quale? L'aver evidenziato, attraverso numerosi esempi di scelte e omissioni, la fondamentale assenza di quei criteri obiettivi e di quel lavoro di ricerca che, di regola, ci si aspetta da un'opera del genere, soprattutto quando è a più mani. Quella che per me è informazione, Carrano la chiama «giochetto stupido», e qui si ferma tacendo le altre mie argomentazioni. D'altronde glissa sul fatto che Giulia Borghese (sic!) sulle pagine del Corriere definisce questo elegante Chi è delle donne di 400 pagine un «volumotto» piovutole sul suo tavolo e che Ajello conclude il suo articolo mettendo il dito nel- la piaga: «Deve averla fatta grossa!», scrive a proposito di un'esclusione clamorosa come quella della scrittrice Antonietta Drago. Ecco, la simpatia o antipatia personale, lo spirito di clan o di salotto che s'indovinano dietro a certe scelte, il criterio della notorietà e dell'attualità immediata privilegiati spesso rispetto alla qualità e alla continuità, sono i difetti che in parecchie, ma non in tutte!, le sezioni del volume mi sono sembrati evidenti. Ma ho pure segnalato dove il Chi è delle donne registra le novità più interessanti e ho scritto: «Certe scelte di carattere giornalistico rischiano di appannare il valore del libro che invece fornisce un utile contributo alla storia delle donne anche gra zie ai saggi introduttivi...». Ma tutto questo non serviva al gioco di Carrano. Allora dirò di più. L'utilità del libro sta anche nei suoi difetti: la confusione tra valori stabiliti e fenomeni della celebrità, la modestia di certi curriculum, la ridondanza di certi blasoni letterari e no, volentieri dispiegati, al confronto con le biografie di poche sconosciute dalle esistenze piene di concreto lavoro, dalla misura di come sia ancora faticoso per le donne veder riconosciuto il proprio lavoro e di come prevalga il criterio della vetrina. Gli preferisco, cara Carrano, la qualità e l'informazione, il gioco che tu giudichi vecchiotto. Il tuo, che seguita scaricando tutte le responsabilità su Orsola Fenghi, «curatrice delle note», lo ripeto, non mi piace. Non mi hai detto tu stessa come d'altronde le altre curatrici - di aver fornito i nomi delle protagoniste nelle varie sezioni? Paola Decina Lombardi Patrizia Carrano