Romiti arbitrarie valutazioni sulla Fiat

L'amministratore delegato contesta le motivazioni con le quali è stata negata la libertà a Mattioli L'amministratore delegato contesta le motivazioni con le quali è stata negata la libertà a Mattioli Romiti; arbitrarie valutazioni sulla Rat «L'azienda è leader con il lavoro, non con la politica» TORINO. Le motivazioni con cui il Tribunale della libertà di Milano ha negato la scarcerazione per Paolo Francesco Mattioli e Antonio Mosconi, sono state contestate ieri dal Gruppo Fiat. L'amministratore delegato, Cesare Romiti, parla di «valutazioni arbitrarie, gravi e profondamente distorcenti la realtà». «Non posso tacere - dice Romiti - di fronte a certe valutazioni che, attribuendo alla Fiat un ruolo di influenza sugli indirizzi politici del Paese, ritengono che questa stessa influenza possa essere usata in modo indebito dai suoi dirigenti. Considero queste valutazioni arbitrarie, gravi e profondamente distorcenti la realtà di un Gruppo come Fiat che ha conquistato con il lavoro dei suoi dirigenti e dei suoi operai, con le tecnologie innovative, con gli investimenti e le scelte industriali una posizione di leader nel mondo. Questa è la vera natura e vocazione della Fiat che nel campo sociale si è sempre manifestata attraverso il senso di correttezza con cui ha operato, contribuendo a portare avanti i grandi temi del rinnovamento e dello sviluppo economico e civile del Paese». «Ho ritenuto mio dovere fare questa dichiarazione - conclude Romiti - perché sono state formulate teorie e illazioni che mettono in discussione la vera natura di una struttura produttiva fondamentale per l'intero Paese e che offendono 300.000 persone della Fiat che ogni giorno nel mondo contribuiscono all'affermazione e al successo dell'azienda, confermando una tradizione industriale che ha quasi un secolo di vita». Una nota del Gruppo Fiat entra nel merito della questione dei fondi all'estero, di cui si parla nella motivazione con cui viene respinta la richiesta di scarcerazione del direttore finanziario Paolo Francesco Mattioli e dell'amministratore delegato della Toro assicura¬ zioni Antonio Mosconi. «Dall'ordinanza - dice la Fiat - pare risultare che la decisione è anche legata alla necessità di fare piena luce sui fondi esteri posseduti da alcune società del gruppo e dai quali sarebbero state ottenute le disponibilità per i pagamenti a uomini politici. Le spiegazioni che alcuni manager delle società coinvolte nell'inchiesta hanno già fornito fin dall'estate scorsa chiariscono che si trattava di disponibilità tenute da società estere operanti regolarmente all'estero e che rientravano nell'ambito della loro normale autono- mia gestionale. Un gruppo internazionale come la Fiat, articolato in oltre mille Società tra controllate e partecipate, che realizza la massima parte del fatturato (circa il 97%) sul mercato privato, non ha certo strategie dirette a creare rapporti illeciti coordinati e centralizzati con il sistema politico». «Se alcuni dirigenti si sono trovati ad operare in un ambiente in cui esistevano prassi distorte nei rapporti di fornitura al sistema pubblico - prosegue la nota - hanno dovuto sottostare ai condizionamenti sempre più pressanti che il si¬ stema degli appalti e delle forniture imponeva. Si tratta comunque di fatti sostanzialmente marginali, sia rispetto al fatturato Fiat sia alla strategia industriale delle singole aziende, che si basa sull'affermazione tecnologica e sulla efficienza organizzativa, e non certo su una distorsione del mercato attraverso un privilegiato rapporto con il mondo della committenza pubblica». L'avvocato Vittorio Chiusano, difensore di Mattioli, ripete le sue critiche all'uso della carcerazione preventiva. In un'intervista al Giorno dice: «Si può anche essere critici sul nuovo codice, però sulle pagine che regolano la materia della libertà personale non ci possono essere discussioni. Quando il legislatore ha scritto che la restrizione in carcere dovrebbe essere la più estrema delle misure, quella cui si ricorre in casi eccezionali; quando ci si dimentica di questo principio e quanto dovrebbe essere un'eccezione diventa invece la regola, allora evidentemente è un codice che si legge in un modo e lo si applica in un altro. I giudici fanno della confessione l'oggetto fondamentale ed esclusivo dell'indagine. E per ottenerla si usano tutti i mezzi, nel caso specifico la carcerazione. Il che è assolutamente contrario all'impostazione della nostra legge processuale», [r. int.] Il Gruppo precisa: i fondi all'estero servono alle nostre società per la normale autonoma gestione e non per illeciti 4# Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat

Persone citate: Antonio Mosconi, Cesare Romiti, Francesco Mattioli, Mattioli, Mattioli Romiti, Romiti, Vittorio Chiusano

Luoghi citati: Milano, Torino