Romiti ai giudici difendo la fiat
Dopo la sentenza del Tribunale della libertà di Milano, il caso Mattioli in Cassazione Dopo la sentenza del Tribunale della libertà di Milano, il caso Mattioli in Cassazione Romiti ai giudici: difendo la fiat «Valutazioni arbitrarie e distorcenti sul gruppo» TORINO. Cesare Romiti contesta le motivazioni con cui il Tribunale della libertà ha negato la scarcerazione per Mattioli e Mosconi, i due alti manager del Gruppo Fiat inquisiti dai giudici milanesi nell'inchiesta sulle tangenti ai politici. «Non posso tacere - dice l'amministratore delegato della Fiat - di fronte a certe valutazioni che, attribuendo alla Fiat un ruolo di influenza sugli indirizzi politici del Paese, ritengono che questa stessa influenza possa essere usata in modo indebito dai suoi dirigenti. Considero queste valutazioni arbitrarie, gravi e profondamente distorcenti la realtà di un Gruppo come la Fiat che ha conquistato con il lavoro dei suoi dirigenti e dei suoi operai, con le tecnologie innovative, con gli investimenti e le scelte industriali una posizione di leader nel mondo». Sul caso Mattioli giovedì deciderà la Cassazione, dopo il ricorso dell'aw. Chiusano. SERVIZI A PAGINA 5
Persone citate: Cesare Romiti, Chiusano, Mattioli, Mosconi
Luoghi citati: Milano
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