Il Lord contro il visconte per il trono di Matignon di Enrico Benedetto

Balladur scopre un concorrente, l'alleato-nemico Giscard Balladur scopre un concorrente, l'alleato-nemico Giscard Il Lord contro il visconte per il trono di Motig PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Come a memoria d'uomo, neanche ieri sua maestà Edouard Balladur ha alzato la voce. Manco un filino. E dire che ce n'erano forse i motivi. Per la prima volta, l'Eliseo sembra mostrare qualche insofferenza verso una sua nomina a Matignon. Colpa di Chirac e degli altri leader rpr, meno britannici nell'agone politico che il Piccolo Lord Balladur. Nelle ultime ore hanno messo sott'accusa Frangois Mitterrand con virulenza forse eccessiva, un brutale «togliti di mezzo» cui l'Eliseo replica «jamais». Fornendogli inoltre la buona scusa per ripiegare sulla più morbida udf, a partire da Giscard medesimo che vuole soffiare l'esecutivo ai carissimi nemici gollisti. Per meglio assoggettarsi gli agricoltori, Chirac afferma di «non paventare una guerra europea sul Gatt». Addirittura gli piacerebbe «rivedere Maastricht». Mitterrand, europeista ordodosso, non aspettava altro. Ora può scomunicare l'eretico 1° cittadino di Parigi, avventuratosi senza riflettere in politica estera, un campo dove l'Eliseo ha l'esclusiva. O, meglio, ricattarlo facendo cessare gli attacchi contro la Presidenza. Il visconte Giscard d'Estaing come spauracchio, insomma. Ma facilmente potrebbe divenire minaccia vera qualora l'rpr sgarrasse ancora. Per dirla con Dumas: «Mitterrand non è incline a designare un premier che auspichi la sua partenza». E tuttavia Balladur, formidabile incassatore, non fa una piega. «La partenza o meno di Frangois Mitterrand riguarda lui. Tiri le conseguenze. Se vuole rimanere, assumeremo comunque le nostre responsabilità senza venir meno al rispetto e alla tolleranza. Nulla di nuovo: dicemmo le stesse cose 5 anni fa, quando esordì la coabitazione Matignon-Eliseo. Il governo dovrà avere quale unico scopo il lavorare bene». Da bravo artificiere, il sessantaquattrenne ex ministro delle Finanze disinnesca la bomba. I francesi apprezzano? Mah. Il leader che forse li amministrerà nei prossimi 5 anni non si può dire abbia le stimmate del favore popolare. Al contrario, un aristocratico doc. Gli manca il titolo. Poco male: per Edouard Balladur la vera nobiltà è interiore. Abiti inglesi (salvo il loden made in Austria), sciarpa cachemire, guanti neri, gemelli, camicie old style. Gli stilisti transalpini che vestivano Jack Lang e madame Cresson non gliela per¬ doneranno. Altra abitudine non proprio francese, il tè. Nessun bistrot lo serve: pazienza, tanto Balladur li snobberebbe. Ma adora lo champagne con ghiaccio. In campagna elettorale usava l'aereotaxi, senza eccezioni. La sua puntualità è leggendaria: autentica religione dello spirito che non troverebbe eguali neppure presso un capotreno svizzero. Per adirarsi, inarca il sopracciglio. E lascia placidamente flottare la pappagorgia. Tiene casa a Parigi, Deauville e Chamonix, un must. La moglie Marie-José - narra «France Soir» «si occupa di filantropia e persone anziane». Più che Nuova Destra, sembrerebbe Ancien Regime. Non stupisce i media tradiscano qualche impertinenza nel punzecchiarlo. Di Balladur nessuno ricorda frasi lapidarie, ancor meno gaffes verbali in una prosa da sempre liscia come le sue gote dopo l'a¬ fter-shave. Per accanirsi, restano solo i nomignoli: Sa Suffisance e Ballamou (dubbio humour tra «molle» e «duro»). Ma l'apparenza inganna. E' fargli torto ridurre il «primoministrabile» rpr a un Gran Ciambellano («El Pais»), L'uomo vale parecchio. Tra il 1986 e l'88 privatizzò, con successo, le nazionalizzate francesi. E sua fu l'idea di una convivenza rpr-Mitterrand. Due iniziative che ripropone per la legislatura agli albori. La biografia ci offre una vita meno prevedibile delle attese. Infanzia a Smirne, padre funzionario nella Banca Ottomana. Studi classici parigini. Laurea in Legge quindi la prestigiosa Ena, l'Ecole nationale d'Administration. Una tubercolosi gli rovina il cursus honorum. Ma il '64 lo vede già nello staff di Georges Pompidou, allora premier. Inutile prendere la tessera gollista, basta non mollare il cavallo buono. Lo seguirà all'Eliseo, vera ombra. Ma sotto Giscard iniziano gelosie e dissapori. Per disfarsene, vorrebbe nominarlo ambasciatore in Vaticano. Il grand commis Balladur non molla, tuttavia è inevitabile rifluisca su altri incarichi. La riscossa giunge con Chirac. I due sono amici e la loro complementarietà politica fa l'invidia del ps. Edoardo I eredita la Finanze. Nell'88 s'inchina alle urne dando un rendez-vous per il '93. Ci siamo. Il premier virtuale scalpita. Ormai convoglierà flic e gorilla per la sua unica, minuscola passione trasgressiva: assistere agli show rock del suo quasi coetaneo Johnny Hallyday. Enrico Benedetto Edouard Balladur, primo candidato al posto di premier della coabitazione

Luoghi citati: Austria, Deauville, Parigi, Smirne