Decapitata la «stidda» al Nord

Blitz porta in carcere 14 esponenti della nuova mafia, due ricercati Blitz porta in carcere 14 esponenti della nuova mafia, due ricercati Decapitata la «sridda» al Nord Giro di droga, usura e racket La stidda, la nuova mafia staccatasi da Cosa nostra, è arrivata al Nord. Ma la testa di ponte della «mamma» (come viene chiamata dai suoi affiliati) è stata decapitata da un'inchiesta della procura della Repubblica di Torino, che ha individuato sedici mafiosi emettendo altrettanti ordini di custodia cautelare. Agenti della squadra mobile e carabinieri del Ros ne hanno eseguiti una decina, in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria, fra domenica e lunedì. Quattro sono stati notificati a personaggi già in carcere. Due sarebbero riusciti, almeno per il momento, a sfuggire alla cattura. Sull'operazione, che è in pieno svolgimento, non sono stati forniti particolari. Si sa soltanto che si tratta dello sviluppo delle indagini che portarono, a dicembre, ad una decina di arresti fra la mafia dai colletti bianchi: mafiosi che si erano legati ad alcune aziende in difficoltà nel Vercellese e nel Novarese, riuscendo a spuntare consistenti prestiti da finanziarie partecipate da enti statali. Allora furono arrestati parecchi boss trapanesi, presumibilmente anche loro legati alla stidda: Filippo Adorno, Baldassarre Domanti, Giuseppe Grassonelli, Carlo Zicchitella. La complessa vicenda (che vede coinvolta anche la Satini, la finanziaria dell'Eflm) non è stata ancora completamente chiarita. Sulle identità degli arrestati, i magistrati del pool antimafia piemontese hanno mostrato grande reticenza. Sono trapelati solo due nomi: quello di Remigio Sarteur, arrestato a Champdepraz, vicino a Verrès, e quello di Giuseppe Nirta, anche lui catturato in Val d'Aosta. Quest'ultimo sarebbe esponente di una delle più potenti cosche calabresi della costiera jonica. Ma quale consistenza ha la «stidda» (la stella) nelle regioni del Nord? Per il vicequestore Aldo Faraoni, capo della Squadra mobile, è un fenomeno da tenere d'occhio: «In Sicilia la stidda raccoglie un consistente gruppo di gelesi, empedoclini e nisseni staccatisi da Cosa nostra. E' una mafia nuova, con un'organizzazione completamente diversa da quella storica. Non ha tardato ad infiltrarsi in Piemonte, dove ha cominciato a lasciare qualche traccia un paio d'anni fa. Ha tre direttrici di attività: il traffico di stupefacenti, prevalentemente cocaina, l'usura e le estorsioni». In Piemonte gli uomini della stidda hanno concluso un'alleanza importante: «Quella con i calabresi, che nel Torinese sono senz'altro i vincenti. Non è chiaro perché la 'ndrangheta abbia deciso di cedere un po' del suo spazio a questa nuova forza, ma è pensabile che si tratti di accordi a livello nazionale». Quali sviluppi avrà questa operazione? 1 magistrati del pool preferiscono evitare previsioni: «Seguiamo due filoni: il primo riguarda essenzialmente un ingente traffico di cocaina con l'America del Sud, il secondo una rete di usurai attivi nel Torinese. In entrambe le tranche sono presenti anche alcuni calabresi, e si tratta di nomi di notevole rilievo». Fra questi ci sarebbe anche quello di uno dei capi supremi della 'ndrangheta torinese, sino a poche settimane fa considerato praticamente intoccabile. Una presenza che, da sola, potrebbe giustificare la cortina di mistero che continua ad avvolgere gran parte dell'operazione. Angelo Conti Presi i «colletti bianchi» delle cosche criminali Domenico Belfiore (a sinistra) condannato all'ergastolo per l'omicidio Caccia, e Placido Barresi